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Il Palazzo di Teodorico e la Fontana delle Rane

Alfredo Viganò
December 03, 2012 7:33 PM

Teodorico

Carissimo Felice,
sempre belle le tue leggende e sono un piacere.

La Fontana delle Rane in effetti è strana e affascinante, già una volta scrissi che è anche “anomala” dato che non era semplice in quegli anni, al posto di una statua o effige di qualcuno, mettere in piazza Roma, nella nostra città, una ragazza nuda, sensuale, che si fa la doccia sotto gli occhi di tutti. Forse arriva proprio per la forza di una leggenda. Pensa che per pudore o autocensura, tutte le cartoline o sono prese da lontano o  sono prese di fianco e dietro.

Non è però per questo che ti scrivo ma perché nel tuo racconto parli di Teodorico, del suo Palazzo e della Cortelonga. Su quanto dici mi permetto di avere qualche dubbio dato che non esiste alcuna certezza dell'ubicazione del Palazzo anche se parte della storiografia ritiene che fosse comunque dove o in prossimità a quello fatto da Teodolinda. Come sai il primo riferimento dove si parla di questi due edifici e in particolare della sontuosità di quello di Teodolinda, è la Historia Longobardorum di Paolo Diacono e il solo riferimento mi pare sia quello della vicinanza al fiume Lambro e a ridosso di dove sorse il primo edificio religioso poi Basilica di San Giovanni.
Ho forti dubbi, magari deformato dall'urbanistica, che si possa localizzare il Palazzo dell'imperatore Teodorico  a ovest del nucleo centrale della Città e cioè nella zona di via Cortelonga. Così come ho dubbi sulla origine del toponomo.  Penso che il Palazzo doveva essere dentro le fortificazioni del tempo, accessibile dalla strada principale che arrivava da Milano (la strada romana lungo via Italia) e che probabilmente definiva il tragitto che passava lungo le prime mura o opere di difesa per poi arrivare a scendere al fiume raggiungendo il centro politico-religioso con attorno il Borgo che dal fiume aveva altra difesa.  Come suggeriscono alcuni  storiografi sembrerebbe conseguente, come era anche consuetudine, che Teodolinda facesse realizzare il proprio Palazzo a ridosso o a parziale sostituzione di quello di Teodorico sovrapponendo l'immagine di una eredità di potere dai Goti ai Longobardi. Poi vennero, tre secoli dopo, le opere di difesa anche muraria di Berengario del X secolo che comunque si chiudevano a ovest su via Italia,  e poi ancora il Palazzo voluto dal Barbarossa (col materiale della demolizione delle mura di Milano in barba alla Città Metropolitana), poi ancora l'ampliamento delle mura nel XII secolo e quelle definitive Viscontee col il Castello , ma questa è un'altra storia ancora, anch'essa piena di leggende. All'epoca quindi il Palazzo se contenuto dentro le fortificazioni doveva essere tra via Italia e il fiume.    

Alfredo Viganò