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Uccelli nel Parco 3

Alberto Confalonieri
February 27, 2005 12:49 AM


Parco di Monza, 26 febbraio 2005.

Immaginate (di fantasia ce ne vuole proprio tante) di girare per Monza un giorno e trovarvi coinvolti in una serie di eventi - concerti, spettacoli teatrali, conferenze - che si susseguono da una piazza all'altra senza alcun preavviso. In natura, ad un occhio anche solo un poco attento, cose di questo
genere accadono comunemente.
Capita quindi che, passeggiando nel parco di Monza lungo i relitti di siepi al margine del prato dell'ex-ippodromo, mi sia trovato questo pomeriggio ad assistere “primo spettacolo ore 12.30” ad una indiavolata danza di due regoli (tra i più piccoli passeriformi del nostro continente, presenti
da noi nella stagione invernale) che si inseguono nervosi e vocianti scomparendo così com'erano apparsi dopo pochi minuti.
E' un periodo di risvegli, questo, e cinciallegre, cinciarelle, verdoni, merli, fringuelli fanno prove generali di canto che montano e si smorzano tutti insieme, i picchi rossi tambureggiano sulle cortecce per delimitare i loro territori nell'attesa del periodo riproduttivo.

codirosso spazzacamino
codirosso spazzacamino

Mi soffermo a guardare e a fotografare un codirosso spazzacamino (foto), così chiamato per la colorazione fuligginosa della livrea del maschio; la femmina, lì vicina, non si lascia osservare facilmente, riparandosi timida dietro ad un intrico di rami di un bagolaro.
Altra quinta, altro spettacolo: vicino al golf, mentre seguo il volo colorato di un picchio verde, il binocolo incrocia un gheppio posato su una conifera.

gheppio
gheppio

Occasione unica per aggiungere un'immagine alla collezione e condividere con voi la maestà di questo rapace. Tra un'istantanea e l'altra, la povera bestia si getta inutilmente nel prato sottostante cercando di catturare prede fantasma, riguadagnando quindi il posatoio a zampe vuote e mascherando lo smacco con un ostentato distacco.
Riattraverso il prato dell'ippodromo lungo uno dei neonati sentieri di terra battuta, per raggiungere il banchetto del Comitato per il Parco; guardando a terra, sembra quasi di camminare sulla battigia di una spiaggia toscana e per un attimo - sarà stata suggestione – nell'aria si sente profumo di
salsedine.

Saluti a tutti
Alberto Confalonieri


Alberto Confalonieri
March 07, 2005 7:10 PM


Parco di Monza, 6 marzo 2005. Pomeriggio.

Quella di ieri si può a pieno titolo annoverare tra le giornate per principianti. Pomeriggio soleggiato e mite, alberi spogli e una alacre attività hanno infatti facilitato gli avvistamenti, il che ha reso ancor più amara la sorpresa quando mi sono accorto, nell'atto di scattare la prima foto della giornata in digiscoping (ovvero attraverso le lenti del cannocchiale), di aver lasciato a casa la batteria della macchina digitale, tralascio le ispirate imprecazioni.

passera scopaiola
passera scopaiola

Uccello del giorno: la passera scopaiola. Cessino le risa! non si tratta di animale dalle eccezionali prestazioni sessuali, ma di un grazioso passeriforme (foto, non mia purtroppo) che sverna nel Parco di Monza in pochi esemplari - una decina, secondo i risultati del censimento ARCA 1993-1994 (sono in ansiosa attesa di leggere, Matteo, i risultati delle più recenti indagini condotte e non ancora pubblicate) - muovendosi silenzioso nel sottobosco alla ricerca degli insetti di cui si alimenta. Curioso comportamento di cui mi piace mettervi a parte, il maschio di questa specie si assicura la paternità genetica della prole partorita dalla femmina “spremendo” con il becco la di lei cloaca per espellere lo sperma di eventuali altri maschi prima di procedere all'accoppiamento.
Straordinario osservare in natura il perfetto adattamento di certe strutture alle diverse specializzazioni: seguo per qualche minuto un luì piccolo, si aggira infatti tra le cataste di legna infilando il becco lungo e sottile tra le rugosità delle cortecce, prelevando larve di insetti con rapidità e sicurezza.
Nel pieno dell'attività canora di due verdoni, un'infilata di cince (foto) in piena febbre primaverile colora i filari lungo i viali della zona dell'ex facoltà di Agraria: cinciallegre, cinciarelle, una cincia bigia (meno frequente nel Parco rispetto alle altre) e svariati codibugnoli, che concludono la
mia nota, ma non prima di un piccolo inciso su questi ultimi, graziose cince dalla lunga coda che amo particolarmente e che Calvino cita nella chiusura de “Il barone rampante”: “Ombrosa non c'è più. Guardando il cielo sgombro, mi domando se davvero è esistita. Quel frastaglio di rami e foglie, biforcazioni e lobi, spiumii, minuto e senza fine, e il cielo solo a sprazzi irregolari e ritagli, forse c'era solo perché passasse mio fratello col suo leggero passo di codibugnolo, era un ricamo fatto sul nulla che assomiglia a questo filo d'inchiostro, come l'ho lasciato correre per pagine e pagine, zeppo di cancellature, di rimandi, di sgorbi nervosi, di macchie, di lacune”.

Saluti a tutti
Alberto Confalonieri