prima pagina pagina precedente salva il testo

SCUOLE MATERNE
I conti nelle tasche private
Finanziamenti e criteri di scelta
di Sandro Invidia

Ho incontrato i genitori di alcuni bimbi esclusi dalle scuole materne monzesi.
Si è parlato di sussidiarietà, anche.
Magari non esplicitamente, magari sotto altra forma e denominazione, ma il concetto era quello, il principio lo stesso. Il principio in base al quale al privato sociale si riconosce un fondamentale ruolo di integrazione e supplenza nei confronti del pubblico e, per tale ragione, il diritto alla sovvenzione a carico dell'erario. "Supplenza? Integrazione? Ma allora perché i nostri figli sono rimasti fuori da tutte le scuole?"

Di scuola materna e di diritto all'istruzione il nostro Consiglio comunale ha discusso a novembre.
Era all'ordine del giorno il rinnovo della convenzione con le 21 materne private di Monza. Tutte le forze politiche hanno espresso il proprio parere favorevole, e con solide motivazioni: il pubblico, da solo, purtroppo non ce la fa; per dare accoglienza ai tanti bambini monzesi è pertanto necessario sfruttare l'offerta del territorio nella sua totalità. Giustissimo!
Ma, allora, perché tanti bambini restano fuori? E soprattutto: quali bambini?

Mi forniscono copia del volantino che hanno elaborato. Ecco cosa scopro:
che a Monza ci sono solo 6 scuole materne pubbliche e 21 private. Che le prime ospitano 1053 bambini e le seconde 2050. Che per i primi il Comune spende solo 300.000 lire a testa; per i secondi quasi 1.500.000! Che oltre a questi soldi, alle private arrivano contributi statali e regionali…

Provo a reprimere la stizza e a ragionare con pacatezza. Probabilmente non c'è soluzione alternativa all'attuale. Probabilmente conviene pensare che a Monza ci siano non 21 scuole private e 6 pubbliche, ma 27 scuole paritarie che danno accoglienza a 3.100 bambini. Costi quel che deve costare!
Bene. Però, il problema dei posti rimane. Ci sono le liste d'attesa.
"Perché i nostri figli sono rimasti fuori?" chiedono i genitori degli esclusi. Già, perché? Ci saranno dei criteri di selezione, immagino.
Per il pubblico i criteri ci sono, e sono trasparenti: situazione familiare, situazione lavorativa dei genitori, residenza, handicap…
Per le private, invece, la graduatoria si fa per ordine di arrivo.
Mi hanno raccontato di aver chiamato al telefono alcune scuole prima dell'apertura delle iscrizioni (come da calendario comunicato dall'assessore Galbiati): già erano alla lista d'attesa. Mi hanno parlato di prenotazioni di anni. Ma c'è di peggio. Un genitore mi ha rappresentato (con icastica abilità mimetica) il seguente dialogo intercorso con una suora (una suora!): C'è da credere a quel genitore? Non so, ma la sensazione di tutti gli esclusi - sensazione, non certezza - è che le private (non tutte, certo) abbiano creato liste d'attesa di comodo per poter "scegliere" chi prendere, in barba ad ogni principio di democrazia e che il Comune abbia loro offerto i finanziamenti per crearsi delle scuole destinate ad utenti "selezionatissimi".
Qualcuno si spinge ad affermare che così si creano le scuole per i raccomandati cui i contribuenti, anche quelli esclusi, pagano parte della retta. Favole, indubbiamente. Eppure…
Assieme al volantino mi forniscono la Convenzione: effettivamente, nessun passaggio fa riferimento a criteri di selezione. Tranne, forse, un appunto sulle normative vigenti. Dice l'art. 13 (h):
la scuola si impegna ad accogliere indistintamente i bambini in età prescolastica (3-6 anni), di ambo i sessi, senza discriminazioni razziali o religiose, secondo le norme vigenti
Non sapendo come interpretare le ultime quattro parole, chiedo lumi e mi chiariscono che ci si riferisce alle norme che impediscono la discriminazione sessuale, razziale e religiosa. Mi sembra una precisazione pleonastica, visto quanto viene detto prima, ma ne prendo atto. Quindi, nessun articolo della Convenzione stabilisce che le scuole private convenzionate debbano uniformarsi ai criteri selettivi della Scuola Comunale. Strano.
Forse sono intercorsi accordi in altra sede, o regolamenti attuativi, obietto. Mi riferiscono della seguente conversazione con la direttrice di una materna convenzionata: La stizza, a questo punto, rischia di tramutarsi in furore. Provo a trovare spiegazioni plausibili. In fondo, anche se con assurde ingiustizie, in questo modo si assicura il posto a molti bambini.
"Perché, prima di finanziare i privati non provano a dotare il comune delle strutture pubbliche adeguate?" Questa domanda, rimasta a lungo sospesa nell'aria, esplode ad un tratto con prevedibile violenza.
"Perché non rendono agibili gli spazi che già esistono? Perché non avviano la costruzione di quello che promettono da anni?". Via Ferrari, Viale Libertà: a queste strutture, esistenti o sulla carta, fanno riferimento i genitori.
Io ripenso al colloquio informale che ho avuto, poche settimane or sono, con la signora Ferrari, dei Servizi Sociali. Si discuteva proprio del centro di Viale Libertà, 60 posti di nido e due classi di materna. Perfetto, virtualmente: Racconto l'episodio. Qualcuno mi guarda scettico: "Certo: più sono lenti e più si sente il bisogno dei privati! Più se ne sente il bisogno, più si è disposti a stanziare finanziamenti… Più si finanzia e meno si controlla!"

Sandro Invidia
sandro.invidia@arengario.net




in su pagina precedente

marzo 2001