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Passato e futuro del Parco
Giacomo Correale Santacroce


lente di ingrandimento sulla Villa Reale

Credo che i convegni, come la storia, siano interessanti non soltanto per soddisfare il piacere di sapere, ma anche per trarne indicazioni sulla nostra vita attuale.
Il convegno organizzato dalla Associazione per la Villa Reale sul tema “Il Parco Reale di Monza e la cultura paesistica dell'Ottocento”, nel ciclo “Lente di ingrandimento sulla Villa Reale”, al Teatrino della Villa, ci ha illuminato su un fatto che in parte sapevamo già, ma che la professoressa Annalisa Maniglio Calcagno ci ha illustrato con le argomentazioni, la lucidità e la passione per il nostro Parco che la distingue.
Ci ha cioè detto che, a differenza di altri parchi dell'epoca la cui funzione esclusiva era quella paesistica e di specchio visibile della magnificenza del proprietario, il Parco realizzato dal Canonica, oltre alle funzioni di rappresentanza e di svago, ospitava anche attività produttive agricole e forestali condotte con le tecniche allora più avanzate.
E' lecito quindi chiedersi: perché queste stesse funzioni non possono e non debbono essere tutelate e sviluppate ancora oggi, in perfetta convivenza come allora con le funzioni di rappresentanza e di svago?
Non credo che una estensione di oltre settecento ettari non possa essere interessante anche come azienda agricolo-forestale, nell'ambito naturalmente della gestione unitaria Villa-Parco che si realizzerà con la fondazione attualmente (si spera) in gestazione.
Faccio un esempio, riferito provocatoriamente alla cascina S. Giorgio: vi sono diversi esempi di aziende zootecniche modello dove chiunque può andare a comprare il latte non pastorizzato appena munto. Conosco un'azienda di cui è proprietario un parlamentare figlio di un importante ministro dell'agricoltura del passato, dove le mucche recano un computer al collo che avverte persino se l'animale ha l'influenza, nel qual caso il latte viene accantonato e la mucca è messa a dieta con gli opportuni medicinali.
Non so se nel Parco vi fossero allevamenti oltre a quelli di cervi e fagiani. Ma non credo che i regnanti asburgici, napoleonici e, ahimè, sabaudi comprassero il latte da fornitori esterni.
Si pensi, ancora, all'agricoltura biologica e biodinamica, alla forestazione di pianura, alle biomasse, ai centri di ricerca collegati a tutto quanto sopra.
Non sono un esperto, ma mi sembra che, per trarre dagli studi sulla storia della Villa e del Parco le migliori indicazioni sul loro futuro, un convegno sugli aspetti agricolo-forestali del monumento, con la partecipazione dei maggiori esperti agronomici e forestali, sarebbe quanto mai opportuno. Anche per evitare i rischi del temuto concorso sull'utilizzo della parte Nord del Parco, che potrebbe aprire la strada a impieghi “moderni” (ad esempio campi e campetti sportivi e ludici, o utilizzi “creativi” delle cascine).
 
Giacomo Correale Santacroce


Lente d'ingrandimento sulla Villa Reale. Al Teatro di Corte della Villa Reale
Ultimo appuntamento del ciclo: giovedì 23 febbraio alle ore 21
Simonetta Coppa della Soprintendenza di Milano terrà una relazione sulla
Cappella della Villa Reale


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  9 gennaio 2006