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La roggia Pelucca
da “Acque e Suoli del Parco” 1996-97


La Roggia Pelucca era alimentata da due fontanili situati nel bosco retrostante l'antica Fagianaia italiana, ora in concessione al Golf Club Milano, nei pressi dei Mulini S. Giorgio. Si tratta, in generale, di una zona un tempo ricca di acque sorgive; ne è un altri esempi i fontanili Caronno e Tre Fontane, le cui teste si trovavano appena fuori dalle mura presso l'angolo nord-est del Parco. Altre sorgenti erano presenti fino agli anni '50 nei pressi dell'abitato di S. Giorgio, come ricordano le persone del luogo. Anche la depressione nel prati a N dei Mulini Asciutti potrebbe essere stato anticamente un fontanile.
In origine l'acqua delle sorgenti rientrava in Lambro poco a valle della loro origine; dopo il 1521 Girolamo Rabia ottenne, dopo lunga resistenza da parte dei monzesi, che temevano un impoverimento d'acqua nel loro territorio, di derivare i due fontanili per irrigare alcuni suoi poderi posti a sud di Monza. La costruzione della roggia avrebbe infatti tolto acqua al Lambro in un punto dove il fiume risultava intensamente sfruttato: nella zona compresa tra i Mulini S. Giorgio e il Ponte delle Catene si contavano nel 1615 (P. A. Barca) 11 mulini. Le vicende che portarono alla costruzione della roggia sono state studiate da G. Riva (“Il passaggio della Roggia Pelucca per Monza e le deliberazioni consigliari del 1518-1521”); la nuova roggia, che in origine si chiamava Rabia o Rabina, poi Bulgara, quando passò in proprietà di Vittoria Bulgara e solo in seguito Pelucca, poichè terminava nei pressi di una cascina detta appunto “della Pelucca”, attraversava il centro della città di Monza ed era anche utilizzata per alimentare numerose lavanderie.
A testimonianza che la zona dove venivano alla luce i due capifonte della Pelucca fosse estremamente ricca d'acqua si può citare la pubblicazione del Dott. G. Mezzotti “L'I.R. Parco presso Monza” (1830), che segnala l'esistenza nei pressi della Fagianaia Italiana di “fonti di acqua limpidissima” che scaturiscono dalla “costiera di ceppo”. Inoltre “una di queste a certe epoche dell'anno spande odor sulfureo, ed è da supporsi ch'essa possa avere qualità minerali termali”. Sempre secondo Mezzotti la tradizione popolare riferisce che “qui anticamente scorressero due rigagnoli che di sotterra sbucavano lungo la costa nel bosco. Avvi memoria che la prima, denominata di S. Crescenzio, fosse torbida e servisse mirabilmente ad impinguare, e la seconda limpida come il cristallo valesse a dimagrar la persona, e venisse appellata di San Crispino”. Non è chiaro se queste due sorgenti fossero le teste della Pelucca oppure altre scaturigini poste più ad ovest, e neppure come interpretare la descrizione delle caratteristiche delle acque. Peraltro il luogo dell'attuale Buca 12 del Golf, posta a nord-ovest della roggia, a ridosso della scarpata del terrazzo del Mirabello, in una fascia in origine ribassata, era soggetto ad allagamenti dopo forti precipitazioni; inoltre il substrato sarebbe lì costituito da torba, fatto che giustificherebbe l'odore di zolfo segnalato dal Mezzotti.
L'acqua alla testa del fontanile viene alla luce favorita dall'infissione di tine che ne consentono la risalita dalla falda; in origine le tine erano in rovere, ed erano mantenute “a spese dei Beni della Corona, insieme a tutti gli altri manufatti che esistono su questo canale in tutte le tratte che cadono nel recinto del Parco”” (in A. Cantalupi 1858); non si conosce la data di sostituzione con le attuali tine in cemento e la posa degli “americani” e dei tubi a L in metallo.
Le due teste alimentavano due canali: il canale più settentrionale, attualmente conservato, si dirigeva inizialmente verso ovest per poi piegare con una curva quasi ad angolo retto, verso S. In questo punto raccoglieva le acque residue del Fontanile Caronno (o Fontanone di S.Giorgio), che irrigava i Prati della Campagna immediatamente a nord dell'asta della Pelucca, e la parte delle acque dello stesso F.Caronno scorrenti lungo il bordo nord della Pelucca nei periodi non irrigui.
La seconda testa del fontanile nasceva 170 m circa a sud-ovest della prima e con andamento rettilineo prima e poi diretto a sud si congiungeva con il primo ramo, subito a monte della Fagianaia. Da qui la roggia proseguiva nei prati sotto la Casalta. Appena a monte della Fagianaia, fu costruita attorno alla metà del 1800, una chiusa, i cui resti sono ancora visibili, che permetteva di bloccare il corso della roggia per effettuare lavori di pulizia e manutenzione.
Nei prati sotto la Casalta, secondo il Catasto Teresiano, l'antico cavo della roggia correva molto più a ridosso della scarpata del terrazzo rispetto al percorso attuale; in effetti l'analisi delle curve di livello indica che questa è la fascia più ribassata di questo tratto di valle del Lambro. Inoltre in quest'area sono stati osservati suoli fortemente antropizzati, cosa che fa pensare a un colmamento dell'antico tracciato. Secondo il Cantalupi qui la roggia raccoglieva le acque di colatura provenienti dall'irrigazione di questi campi; era presente inoltre un lavatoio che serviva ai bisogni dei coloni che abitavano le cascine della zona. In una ispezione al cavo effettuata nel 1966 da G. Pennati, lo stesso parla per questo tratto di “fondale in ceppo di Brembate”.
In prossimità del Mulino del Cantone la roggia correva addossata alla scarpata del terrazzo, quindi sottopassava il Viale Cavriga e si dirigeva verso S mantenendosi a mezza costa; in prossimità della C.na Rossa era presente un secondo lavatoio i cui resti sono stati segnalati da G. Passoni (Note all'idrografia di A. Cantalupi 1981). In questo tratto raccoglieva le acque dello Scolmatore della Roggia Principe, e più a valle le acque residue della stessa Roggia Principe dopo l'alimentazione dei laghetti e il passaggio in Villa Reale. Questi quantitativi di acqua immessi nella Pelucca verso la fine del suo corso, servivano ad irrigare i terreni del prato della Latteria. Nel tratto finale esistevano anticamente (Catasto 1721) due rami della roggia, o meglio, un deviatore che dall'altezza della C.na Latteria discendeva al Lambro circa al M.no delle Grazie (atualmente ex Tintoria De Simone) e seguiva verso sud il corso del fiume. Il ramo principale della roggia proseguiva, invece, in Villa Reale e, da qui, entrava nel recinto della Lavanderia Erariale del Carrobiolo, rifornendola di acqua; qui la la roggia è sottopassata dal canale di scolo dei pluviali dei cortili e dei giardini della Villa Reale, recentemente messi a nudo e successivamente ricoperti durante la sistemazione del muro del Parco a fianco dell'attuale Circolo del Tennis. Mediante tombinatura entrava poi nel giardino di Villa Archinto dove forniva acqua per il laghetto e proseguiva verso il centro di Monza. La Lavanderia è stata demolita per i lavori di costruzione di via Boccaccio e oggi ne è visibile solo una parte nella proprietà Pennati. Nel 1972 la roggia è stata tombinata per tutto il tratto tra il muro di cinta del Parco e la via Boccaccio. In Monza il percorso della roggia passava dall'attuale P.zza Citterio; tratti a cielo aperto erano presenti in P.zza S. Paolo e Piazza del Mercato (ora Trento e Trieste).
La roggia si dirigeva infine verso Sesto S. Giovanni lungo l'attuale direttrice di C.so Milano- Via Borgazzi (percorso S. Lorenzo - S. Rocco - La Bettola - La Rabina, dal nome delle antiche frazioni). A valle della Bettola esisteva una biforcazione per la distribuzione delle acque verso la Rabina in comune di Sesto S. Giovanni nei pressi della Statale 36, poco prima della località Restellone, e, in direzione E, verso casino Puricelli in località C.na Pelucca.
Nel centro cittadino il cavo fu tombato nel 1813, non si conosce la data della copertura del resto del tracciato in città. Le acque della roggia non erano soggette ad estrazione nel Parco di Monza, se non, come detto, per le portate immesse dalla Roggia Principe, mentre in città vi erano alcune utilizzazioni di limitata importanza per terreni nei pressi della Roggia. Quasi tutta la portata era destinata quindi ad irrigare le tenute Pelucca e Rabina, una parte delle quali fu utilizzata all'inizio del secolo per l'insediamento e l'espansione delle Acciaierie Falck.
Nel 1927 il Comune di Monza acquisì i diritti d'acqua della Pelucca e del Fontanile Caronno fino all'intersezione con il Canale Villoresi. Si mantennero inoltre alcuni diritti di estrazione di acqua: il venerdì per due ore con portata pari a quella della roggia, a favore della proprietà Pennati; estrazione continua con portata limitata a favore di Pertusati (a monte dell'incrocio tra le vie Frisi e Appiani); estrazione continua con portata limitata a favore dei Padri Barnabiti (lungo il vicolo Carrobiolo); estrazione continua a favore della proprietà Fossati-Lamperti (in località S. Lorenzo); uso d'acqua per forza motrice di 17 HP di energia al Molinetto.
Nel 1928, con la costruzione del campo da golf, fu interrata la testa meridionale del fontanile e cessarono gli apporti diretti del Fontanone di S.Giorgio. I terreni dove sgorgava l'acqua del secondo capofonte sono sempre risultati umidi e di drenaggio difficile tanto che tra il e il vi fu sistemato un discusso laghetto per l'ornamento del campo da golf; laghetto oggi sostituito da “bankers rilevati in sabbia.
Il Comune di Monza nel 1938 utilizzò l'acqua della Pelucca per diluire gli scarichi del sistema fognario che veniva ristrutturato: all'epoca esistevano alcuni brevi tratti a cielo aperto in Corso Milano e via Casati. Inoltre fu calcolata la portata della roggia che all'epoca era compresa tra un massimo di 450 l/s circa e un minimo normale di 100 - 120 l/s; questo minimo si riduceva fino a 25 l/s nel tratto urbano per sottrazioni abusive di acqua che avvenivano secondo alcuni nel Parco.
Negli anni '50, per una serie di concause (in C4.3), tra cui l'abbassamento della falda in tutto il territorio del nord milanese e l'attivazione dei pozzi del Golf Club, la portata che scaturiva dalle due teste cominciò a diminuire e alla fine degli anni '60 il fontanile cessò del tutto di essere attivo. Furono effettuati anche vari tentativi di recupero, infiggendo nuove tine e tubi forati, ma questi fino al livello di ceppo che fa da base al piccolo acquifero (7-8 metri) non diedero i risultati sperati. Da ricordare, peraltro, che già negli anni 20 e 30, e forse dai primi del '900, con la nuova gestione e le concessioni di aree del Parco a privati, cominciarono le difficoltà a mantenere pulito il cavo ed efficienti le opere. Sembra inoltre che il tratto tombinato al di sotto della Fagianaia, già mal costruito, raccogliesse gli scarichi del ristorante S. Georges; cosa che oggi non risulta si verifichi.
Nel 1976, dopo le intense precipitazioni autunnali, la testa riprese a produrre acqua per alcuni mesi alimentando un tratto assai esteso della roggia.
Nel 1984 venne discussa la possibilità di riattivazione del fontanile attraverso alimentazione con acqua di pozzo e, alla fine degli anni '80, con il ripristino del tracciato della Molinara, la testa del fontanile venne collegata ad una derivazione di quest'ultima, per immettere, nel cavo della Pelucca, acqua del Lambro. L'esperimento fu poi interrotto per la pessima qualità delle acque immesse, e per il rischio di inquinamento dei pozzi del golf presenti nell'area, pozzi peraltro utilizzati prevalentemente a scopo irriguo.
Un altro episodio di riattivazione si è verificato dopo le ingenti piogge del settembre 1993 ed è proseguito, quasi in continuo, fino a tutto marzo '94 grazie ad altri intensi eventi pluviometrici verificatisi ad inizio di quell'anno.
All'esterno dell'area del Parco, dopo Villa Archinto, il cavo è utilizzato come condotto fognario.
Recentemente, presso l'antica Piazza Mercato (Trento e Trieste) è stato aperto un tratto dell'antico percorso con ampia volta in mattoni. Si è espressa l'intenzione di conservarlo e permetterne la vista.


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