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Alla ricerca delle rogge perdute
Nel Parco con Mino D'Alessio e Pompeo Casati
di Franco Isman


alla ricerca delle rogge perdute

45 chilometri di rogge (non sempre attive) nel Parco storico, 23 chilometri ancora riconoscibili, da tre a cinque chilometri (a seconda delle stagioni) effettivamente percorse dall'acqua. Questi i dati principali raccontati dagli esperti al centinaio di partecipanti nel corso della lunga biciclettata organizzata dal Comitato per il Parco Antonio Cederna domenica 23 febbraio.

Si è soprattutto seguito il corso della roggia Pelucca, realizzata nel Cinquecento da Girolamo Rabia che ottenne, nonostante la resistenza dei monzesi, di convogliare le acque delle esistenti sorgenti oltre la città. Fu detta, appunto, Rabina, poi Bulgara, infine Pelucca, perché da quello che è attualmente il Parco, ma ancora più esattamente e purtroppo Golf, le acque raggiungevano Sesto San Giovanni ad irrigare i terreni presso la cascina “della Pelucca”.
Già, perché di acqua sorgiva si tratta e non di acqua derivata dal Lambro, come invece avviene ad esempio per la roggia che tuttora alimenta i Mulini Asciutti. Vi erano due sorgenti principali di cui una interrata nella realizzazione di un campo di golf, dove è stato creato un rilevato per evitare il costante riaffioramento dell'acqua. Alla sorgente superstite si aggiungono numerose polle lungo il corso della roggia, attive soltanto dopo forti precipitazioni. L'area di bosco in cui scorre il fontanile, posta tra i campi da gioco è lasciata allo stato brado, con rifiuti abbandonati un po' ovunque, compreso il letto della roggia.

Gli ambientalisti vorrebbero che l'amministrazione comunale, in occasione della prossima scadenza del contratto di concessione al Golf, si riappropriasse di questa zona dove sono situate le sorgenti, il che significherebbe un sacrificio molto modesto per il concessionario, e provvedesse a risistemare sorgenti e roggia, di notevole interesse naturalistico.
Dovrebbe essere possibile ri-ottenere un'alimentazione perenne anche se di portata non costante, garantita da diversi apporti di acque pulite estratte da pozzi esistenti e dal rimpinguamento della falda freatica. Si potrebbe così consentire il riprodursi delle forme di vita animale e vegetale esistenti un tempo (anfibi, crostacei, organismi macrobentonici e flora igrofila).
Il problema della riattivazione del fontanile è stato già considerato in passato e riproposto da una indagine realizzata pochi anni fa per conto del Consorzio Parco Valle Lambro.

90 ettari, questa l'enorme fetta di Parco quasi usucapita dal Golf e quindi “goduta” dai soli soci di questo (quanti sono? Qualche centinaio?). E ben vero che il Golf risale addirittura agli anni Trenta, filiazione dell'Autodromo; proprietari però ne sono i comuni di Monza e di Milano che dovrebbero in primo luogo considerare il preminente interesse pubblico e quindi, nel rispetto dei contratti ed anche dell'equità, porre un termine a questa affittanza.

montagne e laghi di emme
Discorso a parte l'oscena situazione della Cascina San Giorgio, che abbiamo avuto modo di vedere di passaggio, con montagne di letame e laghi di liquami a cielo aperto, in aperta violazione di precise norme di legge (in particolare il recente T.U. sulle acque - DLgs. 152/99 - e la più specifica e incisiva legge regionale che regola la materia - LR 37/1993 e successive norme attuative e integrative).

Perché in tanti anni non sono intervenute le autorità sanitarie ed ora quelle di controllo sull'ambiente (ARPA) ? Cosa aspetta il Comune, proprietario e quindi primo responsabile, di prendersi una denuncia penale?

Franco Isman


La roggia Pelucca da “Acque e Suoli del Parco” 1996-97


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  24 febbraio 2003