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Nel Parco
Funghi, che passione !
di Emilio Ortolina
Gruppo Micologico "C.Vittadini"

Chiodini'

Armillariella mellea (Vahl : Fries) Kummer
Nome comune chiodino
Habitat su legno di latifoglia, alla base di robinie, faggi, querce ecc, su ceppaie marcescenti, su radici interrate; in autunno
Note fungo comunissimo nel Parco; normalmente a crescita cespitosa. Tipico fungo parassita di piante di latifoglia.

Il Parco non è solo verde, piante, Lambro, autodromo…ma è anche un ricchissimo habitat per la crescita di numerosissime specie di funghi.
Per questa ragione il Gruppo micologico "C. Vittadini" di Monza, nato nel 1979 ed oggi forte di oltre cento soci, si è dedicato allo studio ed alla classificazione dei funghi presenti nei territori del Parco e della Villa Reale. Ad oggi sono state determinate oltre 500 specie diverse di funghi che costituiscono un grande patrimonio di conoscenza per il nostro gruppo, gli studiosi e gli appassionati. Un frutto di questo lavoro è il libro: "Funghi del Parco e della Villa Reale di Monza" che il nostro gruppo ha pubblicato quest'anno con la collaborazione dell'amministrazione comunale di Monza.
Ora però è tempo di parlare di funghi.
La fruttificazione dei funghi avviene in tempi molto elastici, specialmente in questi ultimi anni, talvolta stagionalmente rovesciati. La temperatura, il sole o la pioggia, il secco o l'umidità, l'afa od il vento possono inibire la crescita oppure anticiparla o ritardarla addirittura di settimane o mesi.
La presenza di molteplici essenze arboree e erbacee fa rilevare l'associazione tipica di certe specie di funghi che vivono in simbiosi con loro: la Russula carpini e il Lactarius circellatus con il carpino; la Sepultaria summeriana con il cedro; il Suillus grevillei con il larice; il Lactarius pubescens con la betulla; il Boletus fragrans e il Boletus aestivalis con la quercia. La presenza prevalente della quercia ed i prati delimitati da lunghe e strette strisce boschive costituiscono un habitat favorevole alla crescita dei funghi.
Delle oltre 500 specie classificate fino ad oggi, le tossiche in senso lato sono una cinquantina. Intendiamo per tossiche tutte le specie che contengono tossine resistenti alla cottura e capaci di provocare danni e disturbi più o meno gravi all'organismo di chi li consuma.
Trattare dei funghi del Parco e della Villa Reale dal punto di vista della loro destinazione al consumo è poco consono a quanto stabilito dalle norme che, a salvaguardia di questi luoghi di particolare interesse naturalistico, vietano la raccolta e l'asportazione della flora spontanea, ivi compresa quella micologica nella sua totalità. Ma omettere di parlarne significa voler ignorare che, in primavera e soprattutto in autunno, centinaia di persone battono il territorio alla ricerca di funghi da destinare alla propria mensa. Importante è che questi trasgressori sappiano dei potenziali rischi che corrono.
Nel Parco e nella Villa Reale esistono diversi funghi velenosi, citiamo i due più temibili e mortali: Amanita phalloides e Cortinarius orellanus. L'avvelenamento parafalloideo può essere provocato dalla Lepiota josserandii, più tipico del Parco che della Villa Reale, e dalla Galerina marginata, talvolta abbondante tra gli abeti rossi del viale Cavriga. Infine, fra i funghi velenosi, abbiamo il Paxillus involutus, particolarmente nel Parco, e la bellissima e conosciuta Amanita muscaria, ritrovata nei boschetti ai margini del Golf.
Dopo questa doverosa rassegna di funghi velenosi e mortali presenti nel territorio, passiamo a parlare dei funghi che invece rientrano nella categoria dei commestibili, o almeno dei non pericolosi.
Della zona del Golf ricordiamo la bellissima Russula amoena ed il rarissimo Boletus fragrans che deve il nome al micologo di San Donato Milanese Carlo Vittadini, il quale lo pubblicò nel lontano 1835 nella tuttora valida "Descrizione dei funghi mangerecci più comuni d'Italia". A questo insigne micologo, che amava erborizzare e studiare i funghi nel nostro territorio è intitolato il nostro gruppo.
Tantissime sono le Russule: parazurea, grisea, amoenolens, livescens, atropurpurea, odorata, violeipes, virescens tutte presenti sia nel Parco sia nei giardini della Villa Reale. Molto comune nel Parco, in primavera, è la Calocybe gambosa, più nota come Tricholoma georgii o fungo di San Giorgio perché normalmente fruttifica proprio intorno alla festa del santo.
Non mancano i grandi parassiti: dal famoso e ricercatissimo chiodino (Armillariella mellea), al Fomes fomentarius, al Ganoderma resinaceum, all'Inonotus dryadeus. Altrettanto ricercato e largamente diffuso nel parco è il piopparello (Agrocybe aegerita) che spesso dà luogo ad una caccia spietata che va altresì a rovinare tutta l'area circostante l'ambita preda.
Parliamo, per ultimo della specie più conosciuta e ricercata: del boleto, più noto come porcino. All'ordine delle Boletales appartengono ben 93 specie, così come classificate dal famoso micologo austriaco M. Moser. Il nostro Gruppo ne ha censite sul territorio ben 17 di cui una, ritrovata nel 1991, il Boletus depileatus era stata ignorata nella classificazione del Moser stesso. Le specie più note sono sicuramente il Boletus aereus ed il Boletus aestivalis; a seguire il Boletus luridus, il Boletus queletii, il Boletus radicans, il Boletus pulverulentus, il Boletus impolitus.
Non bisogna infine dimenticare che Parco e Villa Reale sono territorio di crescita di funghi che non si vedono: i funghi ipogei, vale a dire quelli che crescono sotto terra e sono conosciuti come "tartufi". Ovviamente non hanno il pregio del notissimo tartufo di Alba, però sono presenti più o meno diffusamente. Citiamo il Tuber rufum, il Tuber melanosporun, l'Octavianina asterosperma, il Melanogaster ambiguus, la Genea fragrans.
Per saperne di più consigliamo il libro "Funghi del Parco e della Villa Reale di Monza", disponibile presso il nostro gruppo, la Pro Monza e le librerie della città (lire 15.000) o, per sola consultazione, presso le biblioteche.
I funghi, così come i fiori, le piante e le erbe sono un dono della natura: tutti dobbiamo goderne. Lasciamoli dove sono, limitiamoci ad osservarli, a fotografarli, ad ammirarne la bellezza.
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giugno 2000