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Nel Parco
Come conoscere e rispettare le farfalle
di Corrado e Valerio Beretta

Il Macaone'

Un esemplare di Macaone (Papilio Machaon) chiamato anche tigre del cielo. Si posa imponente, con le grandi ali caudate, le nette ornamentazioni nere, i due ocelli rossi in campo blu, a suggere dai fiori di calendula (Calendula officinalis)

La nostra passione ha avuto origine per puro caso: qualche anno fa passeggiavamo tranquilli lungo l'anello dell'ippodromo del Parco di Monza, racchiuso da una fitta siepe di ligustri, biancospini, aceri, ciliegi selvatici.
Un piccolo bruco, irto di spine, che trotterellava goffamente su un ramoscello, aveva colpito la nostra attenzione. Sistemato provvisoriamente in una scatola, gli avevamo trovato una sistemazione nel nostro giardino. Dopo qualche giorno il piccolo bruco penzolava a testa in giù: si era trasformato in una crisalide con protuberanze dorate. Di lì a poco si era schiusa una farfalla (una Vanessa dell'ortica) pronta a volare. Una cosa stupefacente! Questi avvenimenti ci avevano riempito di curiosità e volevamo saperne di più.
Abbiamo cominciato a frequentare il Parco con maggiore assiduità nel lento sgranarsi delle stagioni e a tenere un diario, in cui annotavamo diligentemente:
Facemmo un vero e proprio censimento della popolazione delle farfalle esistenti nel Parco di Monza e di tutto quanto era indispensabile per la loro vita.
Contemporaneamente a queste ricerche, avevamo iniziato ad allevare le varietà più diffuse nella nostra fascia (vanesse, macaoni, cavolaie, cedronelle) per poterne osservare più da vicino i comportamenti. Scattammo parecchie fotografie e brevi filmati dal vivo.
A questo punto la svolta decisiva. Decidemmo di trasmettere ad altri le nostre conoscenze. Prendemmo contatti con alcune Associazioni naturalistiche (Arca, Parco Valle del Lambro, Comitato per il Parco) e iniziammo ad allestire mostre, tenere conferenze, organizzare visite guidate al Parco e percorsi didattici per le scolaresche.
Ed ora eccoci qui. L'Arengario ci ha offerto la possibilità di trasmettere sulle pagine del giornale le conoscenze accumulate in questi anni, di creare un punto di incontro e di dialogo con gli appassionati e con tutte quelle persone che intendono avvicinarsi a questo mondo affascinante e a cui sta particolarmente a cuore la salvaguardia di quell'inestimabile patrimonio che è il Parco di Monza. Questo prezioso polmone verde oltre a contenere edifici storici di enorme valore architettonico e una grande varietà di essenze arboree e faunistiche, è popolato da quei gioielli alati, le farfalle, che coi loro colori ravvivano la nostra vista.
Il loro numero è in continua diminuzione per l'alterazione dell'ambiente, soprattutto per colpa dell'uomo.
Siamo convinti che insieme alle farfalle non si distrugge solo un pezzo di passato e presente, ma si intacca quel delicato equilibrio che è alla base della stessa sopravvivenza di tutti gli esseri viventi, compreso l'uomo. Questi fragili, delicati insetti sono particolarmente sensibili a ogni forma di inquinamento e compromissione del loro habitat. Ed è proprio una consuetudine diffusa all'estero soprattutto nelle aree protette, quella di utilizzare la presenza di lepidotteri come «bioindicatore», cioè come indice di equilibrio ambientale e di mantenimento della «biodiversità». La presenza di diverse specie di farfalle è quindi indice di integrità ambientale. Molte, infatti, sono strettamente dipendenti da habitat particolari o sono legate alla crescita di piante di cui si nutrono a volte in maniera esclusiva.
Con la scomparsa di questi piccoli esseri, l'umanità si priverebbe di una fonte di ispirazione che in tutti i secoli ha alimentato e suggerito bellissime pagine di poesia, di arte e di musica.

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aprile 2000