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i momenti bui


vista generale del sacrario


Maidānek
a cura di Franco Isman


Il lager di Lublino, situato nel sobborgo di Majdànek, fu all'inizio un “normale” campo di concentramento e di lavoro del WVHA nazista (Ufficio centrale economico-amministrativo) utilizzato specialmente per i prigionieri di guerra sovietici ma usato anche per l'eliminazione degli ebrei di quella regione.
270 ettari, addirittura più grande di Auschwitz, costruito in seguito, era dotato di 5 piccole camere a gas con una “produzione” di 500 - 600 morti ammazzati alla settimana; ai primi di novembre 1943 con l'operazione “Erntefest”, programmata per sterminare tutti gli ebrei superstiti di Lublino, furono fucilate 18.000 persone e il 21 luglio, giorno precedente l'evacuazione del campo, ne furono fucilate 700; in totale, dall'ottobre 1941 al luglio 1944, quasi 80.000 persone assassinate di cui 60.000 ebrei polacchi.

Nonostante tutto ciò non era in origine destinato allo sterminio di massa per il quale furono costruiti nell'ordine Belzec, Sobibor, Treblinka e successivamente Auschwitz, località scelte per la loro posizione lontana da grossi centri abitati e la possibilità di realizzare un raccordo ferroviario dove far arrivare i treni della morte.
Negli ultimi tempi si avviava probabilmente a diventarlo e furono infatti realizzati 5 forni crematori analoghi a quelli di Auschwitz, della cui costruzione e utilizzo non si trova traccia nemmeno nella monumentale opera di Raul Hilberg “La distruzione degli Ebrei d'Europa”. A parere di chi scrive non furono mai utilizzati, o lo furono pochissimo, sembrano nuovi (vedi le foto comparate con Auschwitz). Ma fortunatamente arrivò prima l'Armata Rossa.
I forni crematori sono assurti a simbolo della barbarie nazista: “Tu passerai per il camino” è il titolo di un famoso libro, ma in realtà il massimo dell'orrore è rappresentato dalle camere a gas e dalle fucilazioni di massa; il cremare i corpi era tutto sommato meno peggio delle pire all'aperto e della triturazione delle ossa con appositi macchinari come avveniva a Belzec.

Dei 270 ettari del lager di Majdànek se ne sono conservati un terzo e vi sono le baracche, in parte con gli originari pagliericci a castello ed in parte adibite a museo e memoriale, le camere a gas, i forni crematori , le garitte delle sentinelle, il doppio reticolato di filo spinato elettrificato. Una testimonianza importante che non si può visitare senza angoscia.
All'entrata un monumento che vuole rappresentare il confine fra il martirio del campo e la vita al di fuori; all'interno un memoriale estremamente suggestivo con un enorme tumulo di terra e cenere coperto da una cupola che Papa Wojtyla ha definito “la più grande tomba del mondo” in quanto contiene le ceneri di decine e decine di migliaia di esseri umani.

foto Franco Isman. Cliccare sulla foto per ingrandirla.


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  27 gennaio 2011