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Il Cimone in giugno - foto Franco Isman


Re Cimone e le Pale

a cura di Franco Isman


Le Pale di San Martino, uno spettacolare gruppo dolomitico che si erge in splendida solitudine. Ma il suo nome è esatto fino a un certo punto. Infatti da San Martino, famosa stazione turistica fin dall'inizio del secolo scorso, di “pale” se ne vede soltanto metà facciata: il Cimon della Pala, il Rosetta, la Pala di San Martino, la Cima di Val Roda, la Cima di Ball, il Sass Maor con la Cima della Madonna. L'altra metà è invece visibile dall'altro versante del passo Rolle, quello verso la Val di Fiemme: ancora il Cimone, che rappresenta lo snodo del gruppo, e andando verso sinistra, la Vezzana, i Bureloni, il Campanile di Val Grande e il Mulaz, poi, isolato davanti agli altri, il piccolo Castellaz dalla cui vetta il panorama di questo versante delle Pale è davvero eccezionale. Più dietro, la Cima Fradusta, ormai quasi senza nevaio, le catene che delimitano la Val Canali e quelle della valle di Garès

Bureloni, Vezzana e Cimone dal Castelaz in novembre - foto Franco Isman
Bureloni, Vezzana e Cimone dal Castelaz in novembre - foto Franco Isman

Il Cimon della Pala è certamente il re, per la sua maestosità ma anche per questa sua posizione centrale che lo rende visibile da entrambi i versanti; dal passo Rolle è splendido, è stato spesso definito come il piccolo Cervino.
Ma non si può trascurare la sua regina: la Cima Vezzana, separata dal Cimone dal passo del Travignolo dal cui ghiacciaio, anch'esso sempre più ridotto, nasce l'omonimo torrente. Infatti, udite udite, la regina è più alta del re: 3192 metri contro 3184.

le giovani monzesi Adele Biffi (100 anni lo scorso giugno) e Gilda Sironi sul Rosetta con la guida Scalet - agosto 1927
le giovani monzesi Adele Biffi (100 anni lo scorso giugno) e Gilda Sironi sul Rosetta con la guida Scalet
agosto 1927

Ascensioni, vie ferrate, o semplici gite e traversate: di tutto e di più. Per l'accesso, dal versante di San Martino, c'è la seggiovia del Col Verde e poi l'ardita funivia del Rosetta, recentemente rifatta; e dal vasto altipiano interno si spazia verso tutti i versanti, potendo arrivare fin “dietro” il gruppo, sul versante di Garès, che rappresenta quindi un altro punto di accesso. Poi si può salire dalla eccezionale Val Venegia, con la sua malga Venegiotta, e dal passo di Valles, come pure dal “Cant del Gal” e dal rifugio Treviso della bellissima Val Canali.

Verso il Passo di Ball - foto Franco Isman
verso il Passo di Ball - foto Franco Isman

Ascensioni di tutte le difficoltà, qui citeremo soltanto quella che è forse la più famosa e di notevole difficoltà: lo spigolo del Velo; anche perché chi scrive non è uno scalatore. Poi le vie ferrate: quella del Velo e quella più importante e impegnativa, la Bolver-Lugli che dalle roccette sopra il Col Verde porta diritto al bivacco Fiamme Gialle (a Predazzo, a fondo valle, c'è la scuola alpina della Guardia di Finanza), a oltre 3000 metri, poco sotto la vetta del Cimone.
Fra le traversate, solo come esempi, ricorderemo quella che dal rifugio Rosetta attraverso la Valgrande e il passo delle Farangole porta al rifugio Volpi al Mulaz e quella che, sempre dal Rosetta, porta al rifugio Pradidali attraverso lo spettacoloso passo di Ball (e si legge “Boll” dal nome dell'alpinista inglese John Ball che lo ha descritto nella prima guida alpinistica delle Alpi del 1860), con ulteriore discesa per la Val Pradidali fino al Cant del Gal in Val Canali o ritorno al Rosetta girando attorno alla Pala di San Martino.

 la Vezzana e il Cimone dalla malga Juribello - foto Franco Isman
la Vezzana e il Cimone dalla malga Juribello - foto Franco Isman

Molti i rifugi in quota: il rifugio Velo della Madonna e lo Scarpa Gureklan, oltre ai già citati Rosetta, Volpi al Mulaz, Pradidali e Treviso. E a questi si aggiungono i bivacchi: il Fiamme Gialle, di cui abbiamo già parlato, e poi Brunner, Minazio, Reali, Dordei, Cozzolino, Blasin, Bedin. E la gran parte di questi si trova nelle catene meno note delle Pale che chi scrive non ha mai frequentato.
Questi dati sono stati rilevati dal bellissimo libro “Pale di San Martino” di Luca Visentini, edito al solito da Athesia, che è allo stesso tempo guida accurata e libro descrittivo, ampiamente illustrato.

tramonto da Bellamonte - foto Franco Isman
tramonto da Bellamonte - foto Franco Isman

Ma non dimentichiamo l' “enrosadira”, come in ladino si dice per il Catinaccio, il Rosengarten, il giardino delle rose creato dal mitico re Laurino che, fatto prigioniero dai nemici, lanciò un incantesimo per cui questo giardino non si sarebbe più potuto vedere né di giorno né di notte. Ma aveva dimenticato il tramonto, che non è né giorno né notte, per cui al tramonto si può ancora veder il Rosengarten tutto rosso…
Ma anche le Pale sono di roccia dolomitica, derivata dall'antica barriera corallina, e anche qui al tramonto, in particolare dopo un temporale, si può ammirare l'enrosadira, e se non saranno le rose di re Laurino, forse saranno i rododendri !

Parco naturale Paneveggio - Pale di San Martino - foto Franco Isman
Parco naturale Paneveggio - Pale di San Martino - foto Franco Isman

Tutta la catena anteriore delle Pale, di cui il Cimone è il fulcro, fa parte del “Parco naturale Paneveggio - Pale di San Martino” assieme appunto alla foresta di Paneveggio, una splendida pineta da cui i Veneziani ricavavano gli alberi delle loro galere e Stradivari il legno per i suoi violini. Da sempre rinomata per i funghi che ora, ai sensi di una legge provinciale, incostituzionale a giudizio di chi scrive, possono essere raccolti soltanto dai residenti dei comuni adiacenti che, come è risaputo, camminano sollevati da terra e non danneggiano quindi il sottobosco.

la catena completa - foto Franco Isman
la catena completa in inverno - foto Franco Isman


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  17 settembre 2005