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stromboli


Stromboli
Il pertuso di Ginostra
a cura di Lanfranco Orsatti


la sciara di fuoco
Sbarchiamo a Stromboli per due settimane di vacanza, poi andremo in Sicilia.
Stromboli e' un'isola meravigliosa, ma in realta' non e' un'isola, e' un cono vulcanico che spunta dal mare ed i suoi pochi abitanti vivono, nelle loro case bianche, abbarbicati sulle sue pendici. La natura e' lussureggiante, per il clima e per la fertilita' dei terreni vulcanici. I fiori hanno dimensioni smisurate e colori stupefacenti, sono dovunque e tantissimi; i profumi stordiscono uno del nord come me, che non vi e' abituato. Penso che la Bergman ne sia rimasta affascinata; la casa in cui visse con Rossellini ha la rituale lapide commemorativa.
Il mare e' molto bello, ma impressiona: le poche spiagge sono di cenere lavica, nere, ed il mare e' profondissimo: a poca distanza dalla riva precipita per centinaia di metri, e' il paradiso dei subacquei.
Il vulcano ha due crateri costantemente attivi, che eruttano a cadenza regolare, circa ogni 15 minuti, uno dopo l'altro; ci potresti regolare l'orologio. All'inizio ti fa impressione, poi ti ci abitui, alla fine ne hai nostalgia. Quando il vento e' favorevole ti arrivano zaffate di vapori di solfo.
Una notte, con un gruppo di turisti, andiamo in barca di fronte alla sciara del fuoco. E' un grande e ripido pendio che scarica a mare la lava del vulcano; visto di notte lo spettacolo e' impressionante, le esplosioni ed il lancio di lapilli si susseguono e, quando la lava raggiunge il mare, si alzano, sibilando, colonne di vapore.
Dalla parte opposta del paese di Stromboli (paese che in realta' e' costituito da tre nuclei abitati chiamati Piscita', Ficogrande e san Vincenzo) vi e' Ginostra. Conta trenta abitanti, non ha mai avuto energia elettrica (ma ora da due mesi ce l'ha: gli abitanti sono perplessi, non sanno se esserne contenti o se chiedere i danni all'Enel). Non e' raggiungibile via terra; il sentiero che si snoda lungo le pendici del vulcano e' in parte franato e percorrerlo e' pericolosissimo. E comunque sarebbero quattro ore. In realta' non e' nemmeno molto raggiungibile via mare; il suo porto, detto il pertuso, e' il piu' piccolo esistente al mondo (verificare sul Guinness dei primati per averne conferma). Di fatto Ginostra e' isolata dal mondo per molti mesi all'anno.

il pertuso di ginostra

Noleggiamo una piccola barca a motore e circumnavighiamo l'isola. Mi rendo conto che sto facendo una cavolata. Non vi e' nessuna possibilita', in caso di emergenza, di approdare; se il motore si guastasse saremmo in balia del mare, e i cellulari ancora non esistono. Raggiunto il pertuso (circa 10 mq, poco piu' di un bagno) faccio scendere mia moglie, poi esco, getto l'ancora e, vestito come sono, mi butto a mare per raggiungere l'approdo. Il pranzo in trattoria e' buono, ma il ritorno mi inquieta.
Ora e' arrivato il traghetto; si ferma ad un centinaio di metri al largo e i turisti, con tanto di bagaglio, scendono pericolosamente per scalette e salgono su barche a remi che li portano a destinazione. Sono prevalentemente saccopelisti stranieri che amano vivere in questo mondo straniato dal mondo. In realta' a Ginostra vi sono anche molte ville di VIP molto VIP, che arrivano in elicottero e che nessuno mai vede.
Mi rituffo in mare per raggiungere la barchetta; ovviamente l'ancora si e' impigliata nei massi e non c'e' verso di disincagliarla. L'acqua e' limpidissima, la vedo distintamente a cinque metri di profondita', ma non avrei mai le forze per raggiungerla e liberarla.
Un turista pietoso lo fa per me.
Ricircumnavighiamo l'isola, ma sono un poco infreddolito.

stromboli


P.S. di Primo Casalini:
Ingrid Bergman, Roberto Rossellini ed il film “Stromboli
(1949)

Ingrid Bergman nel 1948 era un attrice assai apprezzata ed al culmine della carriera. Aveva recitato, fra l'altro, in Casablanca di Michael Curtiz (1942), Gaslight di George Cukor (1944), con cui aveva ottenuto l'Oscar, ed in Spellbound (1945) e Notorious (1946) di Alfred Hitchkock.
Nella primavera del 1948 vide Roma città aperta e provò ammirazione per quel modo di fare film così diverso da quello in uso ad Hollywood. Scrisse a Roberto Rossellini e pochi mesi dopo si trovò ad essere l'attrice protagonista del film Stromboli. Durante la lavorazione del film nacque la passione amorosa di cui si parlò per anni e che i due pagarono a caro prezzo. Infatti la Bergman fu esclusa da ogni scrittura di Hollywood per sette anni, e Rossellini si trovò nel mirino del pubblico e dei critici: i film che girò con la Bergman furono degli insuccessi su entrambi i fronti. Inoltre Anna Magnani, abbandonata dal regista per la Bergman, interpretò un film, “Vulcano”, fatto proprio contro “Stromboli”, che fu parimenti un insuccesso.

Rivista oggi, questa storia offre qualche sorpresa.

Ingrid Bergman, Anna Magnani e Roberto Rossellini sono personaggi di assoluto rilievo nella storia del cinema, e fa meraviglia che in modo diverso siano stati oggetto di riprovazione e di scandalo. La causa era l'Italia bigotta di allora (ma anche Hollywood non scherzava), ma anche che il cinema era ancora considerato un'arte minore, un po' così. Un'arte popolarissima, certo, ma su cui tutti i critici esercitavano il loro snobismo di letterati. Ricordiamo tutti l'episodio di Otto e mezzo di Fellini (1963) in cui il regista viene redarguito dal critico.

il pendio scosceso del vulcano

La trama di Stromboli era molto in anticipo per i tempi: una giovane lituana, che è in un campo di concentramento, conosce un pescatore che si innamora di lei. Lo sposa per restare in Italia, ma nell'isola si trova di fronte alla incomprensione del marito ed alla ostilità delle persone del luogo. Benché incinta, tenta la fuga durante una eruzione, ma dopo essersi addormentata sulla montagna sceglie di tornare. Un tema di alienazione femminile comune ai due film successivi della coppia Rossellini-Bergman: Europa '51 (1951) e Viaggio in Italia (1953). Michelangelo Antonioni girerà L'Avventura diversi anni dopo, nel 1960, ed il Rossellini di questa trilogia sarà rivalutato dai registi della nouvelle vague (specie da Truffaut e da Godard) appunto negli anni '60.

La Bergman e la Magnani, attrici molto diverse da tanti punti di vista, hanno due singolari punti in comune: entrambe non furono allevate dai genitori, ed entrambe verso la fine della carriera, fecero un film che in qualche modo costituisce la summa della loro vita, e lo fecero con un grande regista: Sinfonia d'Autunno di Ingmar Bergman e Mamma Roma di Pier Paolo Pasolini.

Le isole Eolie, dopo Rossellini, divennero lo scenario ottimale per altri registi: l'Antonioni de L'Avventura, in cui la prima parte si svolge a Panarea, ed in cui il tema è ancora l'alienazione femminile; i fratelli Taviani di Kaos in cui un episodio si svolge a Lipari; poi Massimo Troisi col Postino che si svolge a Salina e Nanni Moretti che in Caro Diario viaggia da Lipari a Salina, da Panarea ad Alicudi. In ognuno di questi registi c'è il desiderio di misurare i loro personaggi con una natura aspra, con cui bisogna fare conti di verità, escludendo però Moretti, che di questo vezzo fa a suo modo la satira: la televisione, il telefono e gli snobismi cittadini hanno invaso anche le Eolie.

stromboli lontano, visto da basiluzzo

In rete ho trovato la critica cinematografica del film Stromboli di Rossellini che Alberto Moravia pubblicò sull'Europeo il 26 marzo 1950. Moravia giudica il film in modo abbastanza positivo con acutezza si accorge dei moventi che hanno guidato il regista e la protagonista e delle novità di temi e di linguaggio presenti nel film. Eccone alcuni brani:

“Le vicende sentimentali di Ingrid Bergman e di Rossellini e la pubblicità che gli è stata data in Europa e in America hanno certo nuociuto e ancora nuoceranno al film Stromboli noto pure col titolo Terra di Dio: dopo un tale fracasso così il pubblico come, abbastanza stranamente, la critica, si aspettavano qualche cosa che non poteva assolutamente esserci, ossia un film clamoroso quanto i casi privati del regista e dell'attrice. Ma occorre dire che, senza questa avventura, non avremmo neppure avuto Stromboli che ne è la diretta traduzione cinematografica in chiave elegiaca e, si vorrebbe dire, freudiana. In altri termini, Stromboli è un film autobiografico; ed è da questa autobiografia, consapevole e inconsapevole, sofferta ed espressa con una delicatezza e un rispetto della materia rari in Rossellini, che vengono al film le sue più belle qualità di poesia e di verità psicologica.

Non sarebbe difficile individuare nel film tanto le persone quanto i sentimenti privati del regista e dell'attrice. Come avviene in ogni autobiografia non testuale e meramente documentaria, essi sono tradotti nel film capovolti e come veduti in uno specchio deformante. Così la decisione della Bergman di cambiare paese per la terza volta nella sua vita, nel film diventa qualifica di “displaced person”; la perplessità che dovette accompagnare questa decisione, si trasforma nell'ansietà e buona volontà della protagonista alle prese col villaggio isolano; e Rossellini è il giovane pescatore; e l'Italia è Stromboli. Non sarebbe difficile, ripetiamo, ricercare uno per uno, con indagine forse indiscreta ma senza dubbio illuminante, i punti di contatto tra il film e la crisi sentimentale che gli ha dato origine. Ma tali riferimenti vogliono essere contenuti nei limiti del giudizio critico, fuori di ogni curiosità mondana. Essi servono soltanto per sottolineare il carattere non casuale né ozioso del film, uno dei migliori che Rossellini abbia sinora prodotto. Insomma, la qualità precipua di ogni opera d'arte è di essere al tempo stesso poesia e mezzo di conoscenza e di liberazione. Stromboli possiede certamente questa qualità.

Il carattere, la natura, l'ambiente dell'isola sono descritti col solito vigore e la solita sensibilità per gli aspetti inameni e originarii. I due pezzi di bravura, la tonnara e l'eruzione, non esorbitano nel documentario e nella pagina da antologia. Ma l'interesse del film s'impernia soprattutto sulla Ingrid Bergman che, alle prese con una parte difficile, in un clima artistico così diverso da quello di Hollywood, ha fornito ancora una volta la misura delle sue rare capacità di interprete. Ogni volta che essa appare sullo schermo, la scena si anima e si ravviva in una vibrazione umana e poetica avvertibile anche dallo spettatore più distratto”.

(in Moravia al/nel cinema, Ass. Fondo A. Moravia, 1993)

ingrid bergman nel film stromboli



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  17 aprile 2004