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Il Teatro Scientifico di Mantova
a cura di Primo Casalini


Nel 1767 Antonio Galli Bibiena aveva settant'anni. Apparteneva ad una numerosa famiglia di artisti-artigiani che dalla fine del '600 in poi veniva chiamata in Europa dovunque ci fossero dei teatri da costruire, modificare, restaurare: dalla Boemia all'Inghilterra, dalla Russia al Portogallo. Si davano da fare anche con i palazzi e con le chiese ed erano maestri riconosciuti di prospettiva illusionistica e scenografica. Antonio si era appena dedicato ad una chiesa non lontano da Mantova, a Villa Pasquali, e fu chiamato dalla Accademia Virgiliana, che a Mantova era una istituzione, visto che Virgilio era il "genius loci". Siccome l'Arcadia non stava passando invano, fu più propriamente chiamato dalla "Accademia dei Timidi", che voleva modificare un piccolo teatro cinquecentesco che era stato curato dalla "Accademia degli Invaghiti". Bei nomi; era un mondo così, in cui i nomi, i motti ed i simboli erano fondamentali. Ad esempio, attorno al palazzo del Te, costruito nel '500, ci sono un centinaio di salamandre in stucco, legno, pietra, tutte col motto "Quod huic deest me torquet". Era convinzione comune che la salamandra non temesse il fuoco, e Federico II Gonzaga, il figlio di Isabella d'Este, con quel motto dice: "Il fuoco, che risparmia la salamandra, non risparmia me". Intende il fuoco d'amore. Oggi, si potrebbero fondare "L'Accademia degli Sfacciati" e "L'Accademia degli Sgargianti". Il rettore dei Timidi, il conte Carlo Ottavio di Colloredo, si rivolse a Milano al Firmian, che era il plepipotenziario per la Lombardia austriaca. L'approvazione definitiva giunse da Vienna, dall'imperatrice Maria Teresa. Il progetto del Bibiena non prevedeva più una gradinata, come usava nei teatri rinascimentali, ma una pianta a campana con più ordini di palchetti lignei, secondo una struttura inventata nel '600. Si era anche stabilito l'ammortamento delle spese di costruzione mediante i proventi che sarebbero derivati dalla concessione in uso dei palchetti. Singolare è la scena fissa, con una specie di loggiato praticabile: due corridoi uno sopra l'altro. Così anche la scena diventava una tribuna, la pianta in un certo senso diveniva centrale, e questo ebbe influenza nell'utilizzo non solo teatrale che ebbe nei tempi successivi. Inoltre, nei palchetti erano previsti affreschi con figurazioni monocrome. In due anni (!), il Bibiena costruì il teatro, che fu inaugurato il 3 dicembre 1769.


Poco più di un mese dopo, esattamente il 16 gennaio 1770, ci fu il concerto di un "incomparabil giovinetto" di quattordici anni: Wolfgang Amadeus Mozart, col padre Leopold, che suonava il violino, oltre a dirigere la tournée dei Mozart attraverso l'Europa (anche Nannerl, la sorella maggiore di Wolfgang, faceva parte della ditta). E Leopold scriveva pochi giorni dopo alla moglie, a proposito del teatro: "Nella mia vita non ho mai visto nulla, nel suo genere, di più bello... Non si tratta propriamente di un teatro, bensì di una sala a palchetti, costruita sul tipo dei teatri d'opera. Ove dovrebbe trovarsi il palcoscenico sta una tribuna per chi suona; dietro di essa corre una galleria che somiglia a una serie di palchetti ed è fruibile da parte degli spettatori". L'impianto a campana si trasforma in un abbraccio spaziale, per le poche centinaia di spettatori che potevano essere presenti nella platea e nei palchetti. Perché "scientifico"? Al piano superiore nel palazzo c'è una collezione di ferri chirurgici del '700: ci si tenevano anche delle lezioni di medicina, con dimostrazioni di anatomia. Da Vienna, Mantova era protetta dalla imperatrice Maria Teresa, madre di Maria Antonietta, compagna di giochi infantili di Wolfgang, per cui la madre sognava da sempre una grande fortuna: che divenisse regina di Francia. Infatti in quello stesso anno 1770 Maria Antonietta sposava il delfino. I sogni, a volte, purtroppo si realizzano.


In questi ultimi anni il Teatro Scientifico, oltre ad essere una meta turistica sempre più apprezzata, ha acquisito una centralità particolare col grande successo del Festivaletteratura. Nel 1998 vi si è svolto uno spettacolo intitolato "Lewis Carrol e la matematica", e nel 1999 c'è stata una iniziativa assai singolare: la rappresentazione di un testo di John L. Casti: "I cinque di Cambridge". I personaggi sono il filosofo Wittgenstein, il biologo Haldane, il romanziere Snow, l'informatico Turing ed il fisico Schroedinger. Gli interpreti non sono stati degli attori, ma noti esponenti del mondo culturale: Giulio Giorello, Roberta De Monticelli (nella parte di Wittgenstein), Pietro Adamo, Michele Di Francesco e Roberto Festa. Un vero e proprio "Teatro Scientifico" che ha avuto un notevole successo. Ed in questi giorni, con il controfestival di Mantova effettuato nei giorni del festival di Sanremo, certamente sono nate altre iniziative che in futuro avranno il loro epicentro, la loro stanza dei bottoni, ancora nel teatro del Bibiena. Credo che i Timidi (di nome, non di fatto) ne sarebbero contenti. Diverse informazioni assai utili (specie i testi di Ercolano Marani) possono trovarsi nel sito Società della Musica.

leopold, nannerl e wolfgang mozart



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  13 marzo 2004