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Angeli a Saronno
a cura di Primo Casalini



Il 28 settembre 1534 Gaudenzio Ferrari firma il contratto per i lavori nella cupola di Santa Maria dei Miracoli di Saronno. Inizia gli affreschi nel 1535 e li termina nel luglio dell'anno dopo, ma continuerà ad operare anche negli anni successivi, per le sculture lignee di Dio Padre, della Vergine Assunta, dei Profeti e delle Sibille, ed infine per i tondi sotto la cupola che potè solo cominciare; li finì il suo allievo Bernardino Lanino. Come nel Sacro Monte di Varallo, Gaudenzio opera sia come pittore che come scultore; al Sacro Monte prevale la scultura, qui la pittura. Il numero delle "giornate" necessarie a realizzare l'affresco erano state contate durante un restauro di diversi anni fa: settantanove; ma durante un restauro più recente ne sono state contate cento. Poche comunque, a dimostrazione sia della attenta preparazione iniziale, sia della velocità di esecuzione: la tecnica dell'affresco gli era assolutamente congeniale, e nel restauro più recente sono state scoperte nei panni degli angeli delle finiture in stucco rivestite di oro zecchino.
Nell'interno della cupola c'è un grande coro angelico disposto su quattro cerchi concentrici. E' il concerto di angeli più affollato che si conosca; gli strumenti musicali presenti sono oltre cinquanta, e ci sono persino degli strumenti musicali provenienti dal Nuovo Mondo, ed altri di pura invenzione, che, a detta di qualche esperto musicale potrebbero anche suonare, e non c'è da stupirsi: la cultura musicale era in quell'epoca assai diffusa fra gli artisti: Leonardo venne a Milano anche perché era famoso per la maestria nel suonare il liuto.
In Gaudenzio c'è, come sempre, grande chiarezza narrativa, perché si era abituato al Sacro Monte di Varallo ad organizzare scene in pittura e scultura comprensibili ai pellegrini. "Meglio dei corpi ritraeva gli animi", disse bene di lui il Lanzi, anche se forse voleva essere una critica. Al suo modo di dipingere ma soprattutto di raccontare è sensibile Lorenzo Lotto, nei suoi anni lombardi, i più felici della sua vita. Gaudenzio opera quasi sempre in provincia, fra il Piemonte e la Lombardia, continuando ad essere attento alle novità di Leonardo, Raffaello e Durer, ma senza mettere in crisi la sua vera natura.


Il nome più appropriato per la rappresentazione nella cupola di Saronno sarebbe "L'Assunzione della Vergine", ma è in fondo giusto che sia nota come "Concerto d'Angeli", anche per motivi legati all'utilizzo della chiesa, che all'origine era a pianta centrale. I fedeli si radunavano quasi tutti sotto la cupola, ed erano molto frequenti le messe cantate, in cui il canto terrestre dei fedeli era in sintonia con l'orchestra angelica della cupola. Inoltre, era un Santuario "dei Miracoli", quindi la liturgia seguiva l'entusiasmo e le aspettative dei fedeli, che erano spesso pellegrini che venivano da lontano, fiduciosi in un miracolo, proprio come al Sacro Monte.
Circa dieci anni prima il Correggio aveva affrescato la cupola del Duomo di Parma con lo stesso tema, "L'Assunzione della Vergine". Il raffronto è interessante, specie dopo che le due cupole sono state entrambe restaurate; nel Correggio prevale il movimento turbinoso, danzante, degli angeli, ed i cerchi divengono delle spirali ascendenti verso lo spazio infinito; in Gaudenzio l'attenzione è sempre rivolta al popolo sottostante: prevale la sodezza terrestre, anche l'arguzia narrativa, la curiosità nella rappresentazione. Tempo fa, era quasi indispensabile munirsi di un binocolo per starsene un'ora sottinsù ad "ascoltare" con la vista la musica degli angeli, il popolo della cupola. Ora, da una loggia in alto accanto al matroneo, è possibile vedere l'affresco da vicino, come ho fatto di recente con due amici, accompagnato da uno dei volontari che operano nell'Archivio Storico della chiesa.


Questo archivio da solo varrebbe una visita prolungata. Infatti, vi sono conservati in modo ordinato e protetto tutti gli originali dei documenti storici della storia del Santuario, che ha festeggiato nel 1998 i cinquecento anni dalla sua fondazione. Ci sono anche le bolle papali che riguardano la chiesa, fra cui è particolarmente importante quella del 24 giugno 1502, che è di papa Alessandro VI, il famoso papa Borgia. Difatti, da allora in poi, tutta la gestione amministrativa e finanziaria della chiesa fu affidata a sei deputati saronnesi, due nobili e quattro rurales eletti dai cittadini, e così fu sino agli espropri napoleonici. Soprattutto a questo si deve la magnifica conservazione del Santuario attraverso i secoli: non venne mai meno il senso di responsabilità e la capacità di gestire in modo oculato le risorse finanziarie che si rendevano disponibili. Questa attenzione, questo scrupolo è molto vivo ancor oggi, basta notare la cura con cui sono tenuti, oltre ai documenti originali ed alle bolle papali anche gli antichi messali istoriati. Inoltre sono pubblicati con precisa periodicità quaderni sul Santuario ed in generale è assai elevato il livello della documentazione storica ed iconografica. A questa documentazione devo le immagini di questo bel momento che altrimenti sarebbe stato assai difficile da illustrare (non è vero che in rete si trova tutto!).
Esiste un ottimo sito da cui si possono trarre informazioni storiche dettagliate e bene organizzate: Santuario di Saronno, e riguardo gli affreschi di Gaudenzio è utile ricorrere ad una pagina del sito Città di Saronno.
Ma torniamo a Gaudenzio ed al suo modo di esprimersi. Per chi non conosce la specificità della grande arte lombarda, non è facile comprenderne il significato artistico ed umano. Il nostro occhio si è educato attraverso la grande arte di Firenze e di Roma, e coglie subito, nei lombardi dal '400 al '600, una attenzione minore ai valori strettamente formali. Ed è strano, a pensarci, perché non erano certo artisti provinciali ed i contatti erano frequenti: Leonardo, ad esempio, visse a lungo a Milano. Ma artisti come il Foppa ed il Bergognone, il Luini ed il Ferrari, sino ai grandi bresciani, alla operosità del Lotto a Bergamo, alla Cremona dei Campi, ai grandi seicenteschi, privilegiavano la narrazione, la concretezza del quotidiano, il rapporto con i fedeli che erano i veri destinatari delle loro opere.


Gaudenzio va visto da vicino, dall'alto dei matronei. Solo così di è in grado di cogliere la particolarità di ognuno dei suoi angeli e degli strumenti musicali, veri od inventati. Niente di abitudinario, nessun andazzo superficiale, ma neppure complicazioni che andrebbero contro l'immediatezza. I suoi angeli sono lassù nella cupola, ma sono anche terrestri. Quindi, non si tratta di un horror vacui provinciale, ma di una presa d'atto della realtà: la chiesa fu ampliata più volte perchè non bastava mai a contenere i fedeli, ad accogliere le processioni. Dovettero darsi da fare per ottenere le difficili autorizzazioni per svolgere le funzioni anche all'aperto. Gaudenzio, come al Sacro Monte di Varallo comprende tutto ciò, e si trova a suo perfetto agio. Il rapporto fra gli uomini in carne ed ossa e gli angeli è simile al rapporto fra l'Eterno Padre in cima alla cupola e la Vergine Assunta che sta per salire verso di lui. Gli angeli sono lì per farle festa, proprio come le donne e gli uomini che affollavano la chiesa. Per capirlo, per accorgersene occorre sapersi fermare, e contemplare gli atteggiamenti simili e diversi degli angeli, ad uno ad uno. Alla fine, quando li si è conosciuti, si può scendere dalla loggetta del matroneo ed ammirare il coro dal basso, sotto la cupola. Il Concerto di Angeli di Saronno non è nato da un ricco mecenate, ma da una comunità folta, vivace e saggia allo stesso tempo: è a questa che Gaudenzio continua a rivolgersi, dopo tanti secoli.




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  28 febbraio 2004