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romolo e remo allattati dalla lupa


Romolo e Remo a Bologna
a cura di Primo Casalini



Ho due vecchie edizioni della “guida rossa” del Touring per l'Emilia Romagna. Nell'edizione del 1957 è dedicata una riga agli affreschi dei Carracci nel Palazzo Magnani di Bologna. Testualmente: “nell'int., Storie dell'origine di Roma, affreschi dei Carracci”. L'edizione del 1971 è più di manica larga: “nel salone d'onore, fregio con la Storia della Fondazione di Roma, opera importantissima dei Carracci”. Quasi due righe. A Bologna città, la dettagliatissima guida rossa del 1971 dedica 167 pagine...
I Classici dell'Arte Rizzoli, più correttamente, chiamano gli affreschi “Le storie di Romolo e Remo”. L'esecuzione degli affreschi è quasi sicuramente degli anni 1589-90, ed è stata fatta dai tre Carracci insieme. Due fratelli, Agostino ed Annibale, ed un cugino, Ludovico.

remo manda in fuga i ladri di armenti

La discussione sulle attribuzione dei singoli fregi cominciarono subito; ad esse i Carracci rispondevano: “ella è de' Carracci, l'abbiamo fatta tutti noi”. Tenevano bottega insieme e da otto anni avevano fondato “l'Accademia degli Incamminati”. Agostino era il più colto, e ad una delle sue pedanterie sembra che il fratello minore Annibale rispondesse: “noialtri depintori abbiamo a ragionare con le mani”.
Certamente gli affreschi di Palazzo Magnani sono stati dipinti sulla base di un preciso programma culturale. Era una bottega di successo, quella dei Carracci, e gli affreschi ne rappresentarono la consacrazione. Benché giovani, i viaggi giusti li avevano fatti, specie a Venezia ed a Parma. Poco tempo dopo, ognuno dei tre prese una sua strada, ed Annibale divenne famoso a Roma con la grande impresa di Palazzo Farnese.

telamone e putti
remo in catene di fronte al re amulio e la battaglia fra i romani ed i sabini
Qui, in una delle più belle vie di Bologna, quella che oggi si chiama via Zamboni, si vede l'allegria, la voglia di fare dei tre Incamminati. Un curioso esempio: nell'angolo in alto a sinistra dell'affresco di Remo che manda in fuga i ladri di armenti, i Carracci simulano che non sia un affresco, quello che stanno dipingendo, ma una tela che si è parzialmente staccata dalla intelaiatura sottostante. L'ambiente era favorevole; il bel Palazzo era stato costruito appena dieci anni prima da Domenico Tibaldi; il mecenate era il senatore Magnani, di famiglia molto ricca ma non patrizia (il cognome Magnani viene dal mestiere, oggi diremmo fabbri). Non solo, il palazzo era stato costruito sulle rovine della Domus Aurea dei Bentivoglio, quasi come una sfida del neo-ricco. Ed il tema era gustoso, non lagnoso, e si basava sulla “Vita di Romolo” di Plutarco e sulle Storie di Tito Livio.
Sotto ognuno dei quattordici riquadri, un latinista esperto inserì delle frasi molto brevi connesse al tema rappresentato: Romolo e Remo allattati dalla lupa: LAESI NON NECATI ALIMUR; Remo condotto in catene di fronte al re Amulio: VICTUS SED INVICTUS; Romolo traccia con l'aratro il confine di Roma: IN URBE ROBUR ET LABOR; il ratto delle sabine: SIBI QUISQUE SUAM RAPIAT; la battaglia fra i romani ed i sabini: DISSIDIA COGNATORUM PESSIMA; la superbia di Romolo: EX EVENTIBUS SECUNDIS SUPERBIA e così via. Fra un riquadro e l'altro, pallidi telamoni e putti rosati. La decorazione si raccorda con eleganza alle travature del soffitto ligneo.
Siamo troppo abituati a guardare le opere d'arte in modo statico, badando solo ai valori formali. Prescindiamo dalla pulsione fondamentale per cui sono state eseguite: raccontare una storia, evidenziare una cosa che è successa. Il piacere della narrazione non è volgare; la prima volta che leggiamo Anna Karenina quello a cui badiamo è la storia, ciò che dicono e fanno i vari personaggi. Poi, quando la storia la sappiamo bene, ci torniamo sopra, guardiamo di lato, ci accorgiamo di tanti altri aspetti. O li inventiamo. Forse acquistiamo in profondità, forse. Ma la voracità della lettura iniziale ce la ricorderemo, magari con rimpianto, mentre leggiamo libri in cui la storia non c'è più. Qualche decennio fa c'erano i peplum, quei film storici in cui si trovava di tutto, dal Maciste contro Ercole di chissachì allo Spartacus di Kubrick. Ecco, le storie di Romolo e Remo mi fanno pensare ad un mega-peplum.
Pian piano, percorriamo i 25 metri del fregio delle quattro pareti del salone d'onore, e così ritorniamo all'inizio, e ci facciamo un altro giro, accorgendoci di quanto avesse ragione Roberto Longhi a dire che i Carracci dipingevano “ad apertura non di libro, ma di finestra”.

il ratto delle sabine

Ma per quali motivi fu scelto un tema del genere? L'investitura a senatore di Lorenzo Magnani era stata direttamente concessa da papa Sisto V, e probabilmente il tema romano era una rivincita contro l'oligarchia bolognese ostile alla sua ascesa. Profittando di un recente restauro, i critici si sono rimessi all'opera per individuare gli autori dei singoli riquadri: fra le immagini qui riportate, sembra che a Ludovico si debbano la lupa ed il ratto delle Sabine, ad Annibale Remo che mette in fuga i pastori e Romolo che traccia il solco, ad Agostino Remo di fronte al re Amulio e la battaglia fra romani e sabini. La storia, dal senatore Magnani in poi, ne ha fatta di strada. Nel 1959 il palazzo fu acquistato dal Credito Romagnolo e ne ospitò per decenni la direzione generale ed anche la Collezione d'Arte, assai pregevole, da Dosso Dossi a Ludovico Carracci, dal Guercino a Sebastian Matta. Ancor oggi il palazzo ha un utilizzo bancario di prestigio. D'altra parte, anche la precedente impresa dei Carracci, quella di Palazzo Fava, ha cambiato destinazione, rispetto ai tempi del conte Filippo Fava: è l'albergo Majestic-Baglioni.
Trovare delle immagini delle storie non è stato facile; le più grandi derivano dal testo "La pittura in Emilia e Romagna" edito nel 1992 da Nuova Alfa Editoriale per il Credito Romagnolo e dal volume dei "Classici dell'Arte" Rizzoli dedicato ad Annibale Carracci (1976); alcune le ho trovate in un sito bolognese che dà lezioni di latino in modo sorprendente: Eserciziario di latino, e ringrazio la persona che ha avuto la splendida idea di illustrare i vari impegnativi esercizi con gli affreschi dei Carracci.


romolo traccia con l'aratro i confini di roma





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  7 febbraio 2004