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C'ERA UNA VOLTA
La regina Teodolinda
Felice Camesasca

La regina Teodolinda
La regina Teodolinda in trono

Il tempo scorre inesorabile e gli Ostrogoti scesi a suo tempo nei nostri territori, sono sconfitti e soppiantati dai Longobardi, guidati da Alboino, che presto verrà ucciso: a lui succede come re Autari che è legato alla nostra città.
Ecco quindi le leggende legate alla nostra regina Teodolinda, e conseguentemente alla nostra città e non sono poche; tralasciamo, per il momento, quelle che hanno come localizzazione la Brianza, che come abbiamo detto, sono già state raccolte.
Facciamo però una puntualizzazione, anzi due.

Prima di tutto precisiamo che in città vi sono le targhe delle vie che riportano la scritta “Teodolinda” mentre studi post conflitto, cioè degli anni Sessanta, avrebbero ipotizzato che il nome sia invece Teodelinda. Questi studi si basano sul fatto che tale nome, in uso oltralpe e riportato nei cartigli del tempo che erano scritti manualmente con caratteri gotici e con inchiostro vegetale che poteva sbiadire col tempo, riportasse un nome con una vocale diversa.
La “o” in carattere gotico, è un esagono avente i lati centrali allungati, mentre la “e” parimenti è un esagono, ma mancante del lato lungo di destra, è cioè aperta:
Un tratto sottile posto trasversalmente all'interno dell'esagono aperto, dall'alto al basso , realizza la lettera e: le due lettere sono molto simili e col tempo parte delle lettere potevano essere scomparse e quindi ingenerare confusione.
Ma noi non siamo archeologi e studiosi di grafia: per noi è la nostra Regina e basta.
E ed O in caratteri gotici
E ed O incaratteri gotici medioevali

La seconda precisazione riguarda il popolo dei Longobardi.
I Longobardi, contrariamente a tutti gli altri invasori che erano calati in precedenza dal Nord, non sono dei distruttori, ma acquisiscono elementi utili al governo dalle popolazioni che conquistano: lasciano ai conquistati, ex cittadini romani, in possesso di esperienza in proposito, tutto quello che è amministrazione: loro si occupano di governare..
Non sono cattolici, all'origine, e quindi ignorano la città di Milano allora dilaniata dalle lotte religiose causate dai tre Concili che si sono succeduti e che hanno lasciato discordie vive e pressanti.
Sono ariani, molto legati al loro credo, che ha origini profonde essendo anche lui nato col cristianesimo ed esteso dal vescovo Ario.
Fissano la loro capitale militare a Pavia, città in cui convergono diverse strade provenienti dal Nord, di facile percorribilità, che portano al Sud.
Monza ove risiede la regina Teodolinda, che la storia ci consegna come una politica esperta, diviene invece la capitale politica.
Anch'essa è nodo per diverse strade volte al Nord.
Milano quindi è “contenuta” tra le due capitali e scorreranno anni e anni prima che possa divenire la sede ufficiale del regno .
Le incoronazioni a re d'Italia che ora iniziano avranno importanza perché la corona che viene imposta è quella conservata a Monza, città che viene eretta a capitale del regno d'Italia con decreto imperiale che rimane vivo nei secoli, come ancor ora conferma il cartiglio che circonda lo stemma.
Teniamo presenta anche che la nostra città è stata dichiarata “civitas” dall'imperatore Augusto, assai prima che lo sia stata Milano.

Le leggende iniziano col primo incontro tra il re Autari e la sua futura sposa.
Autari, il nuovo re dei Longobardi, sceglie come sposa Teodolinda figlia di Garipaldo re dei Bavari, ma desidera conoscerla prima di convolare a nozze.
Si reca quindi in incognito, mischiato nella ambasceria che va a chiedere la mano della principessa, per controllare di persona se la descrizione fattagli della futura sposa corrisponde a verità.
L'ambasciatore ed il suo seguito tra cui si cela il re, sono ben accolti ed ospitati.
Durante la cena la principessa, secondo la tradizione, si avvicina agli ospiti per versare loro vino nei calici, si avvicina anche ad Autari e questi le tocca la mano: fatto inaudito perché secondo le usanze del tempo, è solo il promesso sposo che può toccare la mano delle futura consorte.
Teodolinda si confida con la fedele nutrice che la rassicura.
Concluse positivamente le trattative l'ambasceria, viene accompagnata da una scorta bavara, sino al confine.
In prossimità di questo Autari sprona il suoi cavallo, sorpassa l'ambasciatore e, impugnata l'ascia da guerra che tiene appesa all'arcione (era una delle armi base dei nordici ) la scaglia contro una quercia conficcandovela profondamente, ed esclamando ad alta voce “così colpisce Autari, re dei Longobardi” svelando quindi la sua presenza.

Ecco ora la seconda leggenda, legata sempre alla regina.
La futura Regina scende in itala frettolosamente a causa della invasione della Bavaria da parte dei Franchi ed in prossimità di Verona nella località denominata Campo di Sardi, si incontra con Autari e tutti i nobili Longobardi per celebrare il matrimonio che avviene nella massima solennità
Tra i nobili presenti vi è Agilulfo, Conte di Torino, che è sempre accompagnato da un servo che è un druido e sa interpretare quindi i segni premonitori naturali.
Durante la cerimonia nuziale scoppia un temporale ed una folgore colpisce un palo del recinto reale. Il servo/druido predice ad Agilulfo che tra non molto sarà lui a sposare Teodolinda.
E questo avviene perché Autari, a distanza di circa un anno dal matrimonio, viene assassinato in una congiura di corte avvelenandolo.
Teodolinda, che per parte materna ha origini regali longobarde, già apprezzata dal popolo e dai conti, ha la facoltà di scegliere un altro sposo e sceglie appunto Agilulfo: calcolo politico perché è un potente conte Longobardo o altro ?
Anche la scelta dello sposo è legata ad una leggenda.
Nella Brianza era abbondantemente coltivata l'uva con la quale si produceva anche il vino per la messa oltre ad un ottimo vino da pasto.
Ma i Longobardi, come tutti i nordici di quel tempo (ora non più perché hanno rigogliosi vigneti e vini pregiati) erano legati alla birra e da Autari, prima di morire , era stato emanato un editto col quale si proibiva la coltivazione delle viti e quindi la produzione del vino.
Veramente un disastro per la Brianza che si rivolge alla Regina.
Questa che nel frattempo era rimasta vedova, dice la leggenda, comprende la situazione e stabilisce che sposerà il conte che le porterà la più grossa botte del migliore vino della Brianza.
Nel castello di Pavia si presentano i vari candidati con botti sempre più grandi.
Per ultimo si presenta Agilulfo con un seguito sfarzoso che protegge una enorme botte trainata da 36 pariglie di buoi : una botte che non passa neppure dalla porta del castello e vince la tenzone.
Sarà il marito di Teodolinda.
Dall'unione nascerà un figlio Adaloaldo, che verrà battezzato nella nostra basilica: simbolo che rinsalda l'avvicinamento e la conversione del Longobardi alla religione cattolica.

La leggenda che segue, a quasi tutti nota, si riferisce alla individuazione del luogo in cui costruire la basilica di san Giovanni ed alle origini del nome della nostra città.
La Regina vuole costruire una chiesa in onore di san Giovanni Battista a cui è devota e che diverrà il patrono della città come lo sarà dei Longobardi..
Ha scelto come sua residenza particolare una località già conosciuta ed apprezzata dai romani per la sua posizione strategica - a cavallo di vie di comunicazione – in vicinanza di boschi e colline,con un clima temperato e vi ha costruito il suo palazzo.
Non sa dove costruire il tempio ed invoca un suggerimento divino.
Un giorno passeggiando nei dintorni della reggia si siede e a riposare su una altura, sotto un albero.
Si addormenta e sogna: nel sogno le compare una colomba ed una voce che la accompagna le sussurra MODO (qui) a cui ella, sempre nel sogno, risponde ETIAM (sia) .
Questa la leggenda che origina, assieme alla edificazione della cappella dedicata a San Giovanni Battista, divenuta successivamente il duomo che conosciamo, anche l'aggiornamento del nome delle città: da Olmea (pare con questo nome fosse indicata la località ) in MODOETIA poi in successione divenuto Monza (in dialetto Mûnscia )

Secondo altre convinzioni il nome della nostra città deriverebbe invece da Magonza ove era di stanza la legione fedele ad Augusto.
I legionari al termine della ferma scelgono di tornare in patria, in Lombardia (allora componente della Gallia Cisalpina) e di stanziarsi anche in Brianza ove vengono loro concessi dei terreni .
Quelli che scelgono il nostro territorio ampliano il castrum di Olmea trasformandolo in borgo e chiamandolo Modoetia e l'imperatore concede a questo borgo lo stato di “civitas” ; quindi la nostra diviene città duemila anni fa.

Ed ecco una altra leggenda che dovrebbe essere legata alla nostra città e che ha una conclusione particolare.
I Longobardi non superano mai gli Appennini e scendono in Liguria sia dalla Lombardia che dal Piemonte ove hanno ducati ben organizzati, ma sono degli accorti politici.
Proprio in prossimità del confine appenninico che divide le due entità esiste un punto di passaggio: Bobbio sito in territorio Longobardo, il che è da tenere ben evidente.
Ecco che su suggerimento della Regina e per aumentare il recente credito dato ai Longobardi per la loro conversione al cattolicesimo, Agilulfo concede a colui che diverrà san Colombano la cappella posta appunto a Bobbio ed il terreno necessario per costituire una abbazia e mantenerla.
Anzi pare che la Regina, proprietaria della zona del monte Penice, ne faccia dono al sant'uomo.
Gli accordi richiedono talvolta degli approfondimenti e san Colombano, in tempo di quaresima cioè quando gli e possibile lasciare per la sua abbazia per le migliorate condizioni atmosferiche, viene invitato dalla Regina per un incontro.
Ovviamente la Regina risiede a Monza ed è qui che il santo deve recarsi pur passando da Pavia.
Teniamo presente che a fine aprile i conti Longobardi si riunivano nella capitale militare Pavia per la dieta annuale di primavera .
In questa riunione decidevano la politica dell'anno, le eventuali trattative e anche le eventuali guerre: era abilità del re “preparare” questa dieta.
Quindi l'incontro della Regina col santo è un contatto politico che servirà per condurre la dieta.
Il santo si incontra con la Regina nel suo palazzo di Monza e viene invitato ovviamente a pranzo, ma… siamo in quaresima e l'ordine impone il digiuno.
Il santo però non vuole contrariare la Regina: si concentra in preghiera e poi benedice il cibo che, immediatamente, si trasforma in bianche colombe che volano via, ad eccezione del pane, che esso pure cambia forma assumendo quello di una colomba, ma non vola via, rimane sul desco.
Nasce a Monza la colomba pasquale ?
La leggenda dice cosi !
La Regina opera sempre accortamente ed in uno col re con l'obiettivo di potenziare lo stato Longobardo e Bobbio è indubbiamente un punto di osservazione interessante.

Ma attorno alla Regina Teodolinda fioriscono altre leggende ambientate nella Brianza, nella zona del Lago ed in Valtellina, leggende che pongono meglio in rilievo come sia stata sempre vicina al popolo, al suo popolo.
Quante sono le torri o le residenze attribuite alla Regina sparse sulle rive del lago ed in Valtellina : diverse .
Ancora due leggende legate alla nostra Regina.

La prima narra che durante la costruzione della chiesa di san Giovanni Battista, quella iniziale, temendo che la stessa potesse essere distrutta, dati i tempi, e desiderando che se ciò fosse avvenuto dovesse sussistere la possibilità di ricostruirla, ancora più bella, la Regina facesse nascondere sotto una colonna che poggia su un sistema di pozzi non ben definito, un tesoro di valore corrispondente al suo desiderio.
Quale sarà la colonna ?
Ormai sono divenute tante le colonne del nostro duomo !

La seconda ed ultima si riferisce alle reliquie che provenivano dalla Terrasanta e che la Regina, assieme agli oli delle lampade che ardevano a Roma davanti alle tombe dei Martiri, aveva ricevuto in dono per il suo Duomo da Papa Gregorio Magno.
Questo assieme di reliquie, in circostanze estreme, pare fossero state nascoste su iniziativa personale di un componente del Capitolo, per salvarle da furto o distruzione.
Morto però chi le aveva cosi ben celate senza rivelare ad altri ove erano state poste, non furono più ritrovate, con grande costernazione di tutti.
Ma la Regina non abbandona la sua città e, accompagnata da santa Elisabetta , entrambe di bianco vestite, compaiono al custode della basilica nel giorno della Esaltazione della Croce e gli svelano ove le reliquie sono state celate. Questi riferisce al capitolo e si provvede alla ricerca.
Così fu fatto e le reliquie e le ampolle ritrovate tornarono a far parte del tesoro capitolare e lo fanno tutt'ora.

Le leggende che conosciamo sono queste: se qualche nostro gentile Lettore ne conosce altre, relative alla nostra Regina ed alla città saremo grati se ce le segnalerà.

Felice Camesasca

Teodolinda lascia il castello

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Leggende di Monza
Il popolo maligno
Sant'Ambrogio
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Alfredo Vigaṇ su Piazza d'Uomo - 3 dicembre 2012

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  9 febbraio 2013