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MEMORIA
Contro la discriminazione e la violenza
Mostra e conferenza all'Istituto di Istruzione superiore di Monza
di Franco Isman


Questa mattina inaugurazione della veramente notevole mostra “Dalla Shoah ad oggi: contro ogni forma di discriminazione di violenza” all'Istituto di Istruzione superiore di Monza (Istituto statale d'arte e Liceo artistico).
Un impegno ed una partecipazione degli studenti, coordinati e spronati dagli insegnanti, come forse non si erano visti in precedenza. Un centinaio le opere esposte fra le quali tutti i visitatori di oggi e dei prossimi giorni (la mostra rimarrà aperta per la cittadinanza tutti i sabati dalle 10 alle 13 e per le scuole tutte le mattine, fino al 23 febbraio) sono chiamati ad esprimere la propria scelta in base alla quale avverrà la premiazione. La scelta non era facile, ed era un peccato poter indicare una sola opera e non una “rosa” di quelle preferite.

Inaugurazione con brevi, come era giusto fossero, discorsi del preside, che ormai si chiama dirigente scolastico, dell'assessore alla cultura Alfonso Di Lio, del rappresentante del Ministero e della curatrice della mostra, la professoressa Anna D'Anna che in questa ha profuso grande entusiasmo ed attività.

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Poi la testimonianza di un commosso Alberto Colombo, cittadino monzese, come si è giustamente presentato, che ha raccontato la tragica storia dei suoi nonni Alessandro Colombo e Ilda Zamorani, cittadini monzesi anch'essi, seppur non di nascita, perfettamente integrati nella società cittadina: ragioniere capo del Comune e poi dell'Ospedale lui, giovane avvocato iscritto nell'albo degli avvocati di Monza il figlio Giorgio (padre di Alberto), ingegnere l'altro figlio Piero.
Poi le leggi razziali del 1938: il licenziamento dall'Ospedale del nonno Alessandro, la radiazione dall'albo degli avvocati del padre Giorgio e da quello degli ingegneri dello zio Piero, con la conseguente impossibilità di esercitare la professione e, a parte il terribile impatto emozionale del sentirsi improvvisamente considerati “diversi” e discriminati, i gravi problemi economici derivanti.
Con molti amici che si erano stretti attorno a loro ma anche con persone che attraversavano la strada per non essere costrette a salutare.
Noto, ma non ricordato da Alberto Colombo nel suo intervento, l'episodio del proprietario di un importante bar a fianco dell'Arengario che aveva esplicitamente invitato l'avvocato Colombo, abituale cliente, a non presentarsi più nel locale. E gli amici di Giorgio Colombo, che diventeranno poi noti avvocati, notai e professionisti, tutti non ebrei, che per solidarietà non avrebbero più frequentato quel bar. E lo stesso Alberto Colombo che ancor oggi, nonostante il bar abbia cambiato gestione un paio di volte, fa fatica ad entrarci.
Italiani brava gente, si dice, ma Alberto Colombo contesta.
I nonni Colombo avevano insistito affinché i figli si nascondessero in luoghi lontani e meno esposti ma loro si erano limitati a trasferirsi a Milano, “tanto cosa volete che facciano a degli innocui vecchietti” aveva detto il nonno. E invece, tornato un giorno a Monza per recuperare le foto di famiglia, il nonno era stato visto e denunciato da un bravo monzese vicino di casa, arrestato dalle Brigate nere, portato al carcere di Monza e poi a San Vittore dove era stato raggiunto dalla moglie che per cercarlo si era praticamente costituita. Quindi la “spedizione” ad Auschwitz, cinque giorni di un viaggio terribile, piombati in un carro bestiame, la selezione all'arrivo ad Auschwitz e l'immediata uccisione nelle camere a gas con la cremazione nei forni.

Cittadini monzesi come Alberto Colombo, come tutti noi.

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Alberto Colombo ha presentato e lasciato a disposizione della scuola due filmati con le interviste alla sua mamma ed allo zio Piero (bellissima e disarmante), ed una rosa di libri sul tema, in particolare “Giocavamo alla guerra – ricordi di giovani monzesi”; leggendo la testimonianza sui nonni della sorella maggiore Sandra, che aveva potuto conoscerli, si è commosso e quasi non riusciva a portare a termine la lettura, tanto che è intervenuta sua moglie Annalisa a finire per lui. E' riportata su questo giornale e vi invitiamo a leggerla, come pure ad andare a visitare la mostra.

Franco Isman


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  26 gennaio 2008