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Fascismo, Resistenza e Costituzione
di Franco Isman


la brigata Matteotti a Monza

Benito Mussolini, duce del fascismo, aveva voluto scrivere personalmente sulla Enciclopedia Italiana Treccani la voce “fascismo”:

“Anzitutto il fascismo… non crede alla possibilità né all'utilità della pace perpetua. Respinge quindi il pacifismo che nasconde una rinuncia alla lotta e una viltà – di fronte al sacrificio. Solo la guerra porta al massimo di tensione tutte le energie umane e imprime un sigillo di nobiltà ai popoli che hanno la virtù di affrontarla.”

Ma non si trattava purtroppo di pure esercitazioni retoriche, il fascismo ha portato l'Italia in guerra, prima contro l'Abissinia, e per portare la civiltà si sono usati anche i gas asfissianti, poi nella guerra di Spagna e infine nella più terribile e criminale delle follie: la guerra a fianco delle Germania nazista che aveva invaso mezza Europa. E l'esercito italiano fu inviato in Africa e ad invadere la Francia, la Jugoslavia, l'Albania e la Grecia. Addirittura Mussolini aveva chiesto l'”onore” di partecipare alla conquista della Russia mandando allo sbaraglio il nostro corpo di spedizione con armamenti ed equipaggiamenti assolutamente insufficienti.
E fu la terribile ritirata di Russia con oltre 80.000 morti.

All'interno la repressione di ogni opposizione con il ripristino della pena di morte e l'istituzione dei Tribunali Speciali che dal 1927 al 1943 hanno condannato (con sentenze inappellabili) 4.596 persone erogando 27.735 anni di carcere e 42 sentenze di morte di cui 31 eseguite.
Abbiamo appena raccontato su questo stesso giornale le terribili vicende una giovane mamma, Paolina Gianella Ferrari: sposa a vent'anni nel 1922, un bimbo nel 1924, arrestata nel 1927, condannata a tre anni dal Tribunale Speciale per aver tramato la ricostituzione del Partito comunista in Brianza e poi inviata al confino a Lipari, poi a Ponza, infine a Borore in Sardegna. Il figlio fu strappato alla madre quando non aveva ancora 3 anni e la rivide soltanto a 19 anni, dopo l'otto settembre 1943 quando con il suo reparto militare si spostò avventurosamente dalla Corsica, dove aveva resistito ai tedeschi, alla Sardegna.

Forse chi ha parlato di villeggiatura si dovrebbe vergognare.

E nel 1938 le infami leggi razziali secondo le quali gli ebrei perdevano ogni diritto civile, niente scuole pubbliche, radiazione dall'esercito e dall'insegnamento in qualsiasi scuola ed università, cancellazione dai ruoli di qualsiasi impiego statale o di enti locali, radiazione da tutti gli albi professionali, divieto di avere una persona di servizio (come si diceva allora) ariana, financo il sequestro degli apparecchi radio. E' molto difficile riuscire a rendersi conto, al di là dei gravi problemi di sopravvivenza, del terribile shock di chi era sempre stato un cittadino come tutti gli altri, un italiano come tutti gli altri, magari pure fascista, soltanto di religione ebraica anziché cattolica o protestante, nel ritrovarsi tutto d'un tratto discriminato, considerato un essere inferiore.
“In questo locale è vietato l'ingresso ai cani e agli ebrei” si è arrivati a leggere.

Fortunatamente questi abissi di infamia oggi sono ripudiati da quasi tutti, la cultura della pace è una conquista condivisa, addirittura è sancita da un articolo fondamentale della nostra Costituzione. E l'Uomo e non lo Stato sono al centro del nostro ordinamento giuridico.
Ma alle ultime elezioni ha partecipato un partitucolo dichiaratamente fascista e i suoi adepti hanno sfilato il 6 aprile a Roma in camicia nera, facendo il saluto romano, inneggiando al duce e sventolando macabri vessilli del passato ventennio (arengario.net/stam2006/stam060407.html#7).

Poi venne il 25 luglio con la caduta del fascismo e l'otto settembre con l'armistizio.
I nazisti invasero l'Italia, il re e il suo governo fuggirono a Brindisi, Mussolini liberato dai tedeschi costituì la Repubblica di Salò e divenne dipendente e complice dei nazisti.
L'esercito italiano, privo di ordini, oppose resistenza soltanto in sporadiche occasioni, ma non si può dimenticare l'eroico comportamento della divisione Acqui a Cefalonia e la barbarie nazista che fucilò i 5.000 superstiti della battaglia.
Da Roma in su i militari italiani vennero immediatamente catturati, caricati su carri bestiame e spediti nei lager nazisti: 630.000 e quasi tutti si rifiutarono di aderire alla repubblica di Salò, e 60.000 morirono nei campi, di malattia, di fame e di stenti.
Il 16 ottobre 1943 la razzia del ghetto di Roma con un migliaio di ebrei spediti nei campi di sterminio. Poi la caccia all'ebreo in tutto il Paese, con le camicie nere in prima fila, ma gli ebrei furono quasi sempre protetti dalla popolazione civile e dalle gerarchie ecclesiastiche e “soltanto” settemila furono deportati e non tornarono.

Poi la resistenza, con la formazione delle bande in pianura e ancor più in montagna, poi gli eroici scioperi del 1943 e, soprattutto, del marzo 1944 con i conseguenti arresti e deportazioni. E poi le terribili stragi commesse dai nazisti che risalivano la penisola, rappresaglie in qualche caso, puro e semplice terrorismo in altri: le Fosse Ardeatine, Marzabotto, S.Anna di Stazzema e decine di altri casi.

Il 25 aprile di 61 anni fa la Liberazione: la Resistenza ha vinto.

Il 2 giugno 1946, con votazione a suffragio universale, comprese le donne, il referendum Monarchia – Repubblica con la vittoria della Repubblica per 2 milioni di voti e la contestuale elezione dell'Assemblea Costituente: 556 membri di cui 21 donne, con una composizione abbastanza variegata, DC 35,2 per cento; PSI 20,7; PCI 20,6; Unione destra nazionale 6,5; Uomo qualunque 5,3; PRI 4,3; Blocco nazionale delle libertà 2,5; Partito d'azione 1,1.
Venne nominata una commissione di 75 membri, suddivisa a sua volta in 3 sottocommissioni per la predisposizione della Costituzione, la bozza venne presentata in aula alla fine del gennaio 1947 e se ne discusse per tutto l'anno arrivando alla votazione finale il 27 dicembre, con l'approvazione definitiva del testo da parte di 453 costituenti su 515 presenti: l'88 per cento. La Costituzione venne promulgata il 1º gennaio 1948.
La Costituzione repubblicana rappresenta il frutto più cospicuo della lotta antifascista e nasce dall'incontro tra le tre tradizioni di pensiero presenti nella Costituente: quella cattolico-democratica, quella democratico-liberale e quella socialista-marxista. Secondo Oscar Luigi Scalfaro, presidente emerito della Repubblica, l'accordo e la maggioranza ottenuta rappresentano quasi un miracolo; Sandro Pertini, anch'egli Presidente emerito della Repubblica, nel quarantesimo della promulgazione ebbe a scrivere: ”essa rappresenta non soltanto la legge suprema del nostro ordinamento, ma la guida sicura per realizzare una società sempre più giusta e più libera quale la vollero gli uomini e le donne che fecero la Resistenza. Questa Costituzione, dunque, è un muro maestro della nostra convivenza nazionale: essa va attuata, e non discussa, nel suo spirito prima che nella lettera, perché il popolo italiano, come disse Calamandrei, l'ha cementata con le sue lacrime ed il suo sangue.”

Ma modifiche non sostanziali sono certamente possibili o, addirittura, auspicabili, e l'articolo 138 della Costituzione stessa ne stabilisce le modalità. La tragedia sta nel fatto che le maggioranze previste per un sistema elettorale proporzionale, che assicuravano che le modifiche dovevano avere l'approvazione di una maggioranza assoluta degli elettori e cioè, in pratica, che potevano essere fatte soltanto con l'accordo di una larga maggioranza delle parti politiche, non sono state modificate prima del passaggio nel 1993 ad un sistema elettorale maggioritario (il famoso “mattarellum”), con una maggioranza parlamentare che non rispecchia la maggioranza degli elettori: un vero e proprio tradimento dello spirito costituzionale che ha così messo la Costituzione in balia della maggioranza parlamentare in essere, con l'unica ulteriore salvaguardia dell'eventuale referendum popolare confermativo.

Così si sono avute le modifiche costituzionali relative al Titolo V, fatte dalla maggioranza di centro-sinistra nel 2001 e le modifiche approvate recentemente dalla maggioranza di centro-destra che ha interamente riscritto ben 55 articoli della Costituzione stravolgendo equilibri delicatissimi fra i diversi poteri dello Stato e facendo intravedere gravissimi scenari di involuzione antidemocratica: il Presidente della Repubblica privato dei suoi poteri sostanziali, la Corte Costituzionale più dipendente dal potere politico che nomina 9 membri su 15 (attualmente 5 su 15), il Capo del governo che diventa il padrone della scena, nomina i ministri, scioglie la Camera legislativa. Se la sua maggioranza non gli obbedisce, può liquidarla senza dimettersi egli stesso.
La grandissima parte dei costituzionalisti è decisamente contraria a queste modifiche, come lo sono gli ultimi tre “padri costituenti” che siedono ancora in Parlamento: Oscar Luigi Scalfaro, Emilio Colombo, Giulio Andreotti (tutti ex DC).

E' per questo che l'ANPI, da sempre schierata in difesa dei valori democratici e antifascisti della nostra Repubblica e della Costituzione, nate dalla Resistenza, si è trovata un'altra volta in prima linea nella difesa della Costituzione facendosi promotrice dei comitati “Salviamo la Costituzione” sorti in tutta Italia, di cui Oscar Luigi Scalfaro è presidente nazionale. Sono state raccolte oltre 800.000 firme per la richiesta del referendum popolare, oltre alle richieste dei parlamentari e delle regioni, ciascuna di per sé sufficiente.
In giugno ci sarà quindi il referendum, valido qualsiasi sia il numero dei votanti: SI' per chi vuole confermare le modifiche costituzionali apportate dal Parlamento, NO per chi vuole bocciarle e mantenere immutata la Costituzione. Non ci sono molti dubbi su chi prevarrà, e la Costituzione sarà salva, ma non è lecito esporla a tali rischi.

Franco Isman


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  25 aprile 2006