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GIROVAGANDO PER MOSTRE  
Archeologia comense a Milano
Una piccola ma interessante esposizione presso la Soprintendenza archeologica
di Mauro Reali

carro della Cą Morta

Carro della Cą Morta - V secolo A.C.
Il giorno 14 gennaio ho avuto il piacere di essere presente all'inaugurazione della mostra Ritrovare i Comenses. Archeologia urbana a Como, che fino al 14 marzo sarà aperta nello spazio espositivo della cripta di S. Maria alla Vittoria, annessa alla sede della Soprintendenza archeologica della Lombardia in via De Amicis 11 a Milano (lunedì-venerdì, ore 10-17, ingresso libero).
Anzitutto è lodevole l'intento del sovrintendente, Angelo Maria Ardovino, di aprire alle mostre gli spazi di quella che – nella mente dei cittadini - è forse un'istituzione lontana, burocratica, “polverosa”: infatti seguiranno quest'anno altre iniziative di tal genere (l'iniziativa si chiama Nuove ricerche archeologiche in Lombardia, e ne darò notizia a tempo debito). Inoltre mi sembra giusto ricordare il clima di concordia nel quale hanno operato la soprintendenza, I Musei civici di Milano, la benemerita Fondazione Cariplo per valorizzare non solo il suggestivo spazio espositivo della cripta di S. Maria alla Vittoria, ma soprattutto gli esiti degli scavi tenuti a Como dall'archeologa Donatella Caporusso a partire dal 1999, tra via Varese e via Benzi. Infatti è tornato alla luce un intero quartiere situato all'esterno delle mura della Comum romana, del quale si vedono tracce insediative che vanno dal I secolo a.C. al IV secolo d.C.: ben mezzo millennio, quindi, di presenze umane. E le vicende umane, si sa, cambiano e la storia come un tritasassi modifica assetti urbani e destinazioni d'uso degli spazi antropizzati. É quindi interessante vedere – per quanto riguarda il I sec. a.C.- III sec. d.C. - le tracce di un'antica locanda (perché no, qualcuno pensa a un “bordello”) e di un imponente edificio pubblico “adibito a uffici” (c'è chi ha pensato a buona ragione alla grande biblioteca donata da Plinio il Giovane ai suoi concittadini comensi) e poi scoprire che – forse dopo un devastante incendio – la stessa area è divenuta una vasta necropoli: quante analogie con altri tempi, luoghi, situazioni della storia universale! Di tutto ciò, a Milano, si vedono pannelli esplicativi, fotografie, piccoli reperti originali; niente di “monumentale”, certo (la mostra è infatti destinata a diventare itinerante, e “pezzi” troppo pesanti non potrebbero girare facilmente…), ma di grande interesse storico e – parlo ai colleghi insegnanti – di elevata suggestione didattica (visite guidate sono proposte dalla Nuova Choròs chiamando il numero 329/9665460 o contattando l'e-mail nuovachoros@libero.it). Il vostro recensore è epigrafista, studioso di storia antica e, tra l'altro, ha molto studiato e scritto abbastanza della Como romana: scusatelo dunque se si emoziona un po' pensando a queste scoperte archeologiche. Ma, vi assicuro, Como non è solo lago e cravatte di seta: andate a vedere il Civico Museo “Paolo Giovio” e scoprirete – infatti – i resti di una delle maggiori città romane del Nord Italia (ottima – tra l'altro – l'attività divulgativa locale della Società Archeologica Comense, per la quale si può cliccare www.archeologicacomo.org ) ; se poi il tempo è buono, il lago azzurro, il cielo di Lombardia “tanto bello quando è bello”, meglio ancora; senza dimenticare – ma qui ormai si esula forse troppo dalla cultura, non che dal tema iniziale - di assaggiare i missoltit, agoni di lago seccati e variamente trattati dall'abilità dei cuochi lariani, molto meglio – a gusto del sottoscritto – del misterioso “prosciutto crudo” comasco, di cui (è assolutamente vero) parlava con orgoglio il grande Plinio: chissà cosa ne pensano i parmensi?

Mauro Reali


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  18 gennaio 2002