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RICORDI
Episodi di guerra
Sergio Polidori sul  libro "Giocavamo alla guerra" - Memorie di giovani monzesi


scuola a Carugate

Scuola a Carugate. La mamma dell'autore è la maestra in centro

NeIl'ottobre del 1943 fui sfollato a San Salvatore, sopra Erba, dove agiva un distaccamento delle Brigate Garibaldi con il compito di far passare il confine con la Svizzera, al Buco del Piombo, a quei piloti americani e inglesi che erano riusciti a sfuggire alla cattura da parte dei tedeschi. Il passaggio del confine avveniva a mezzo di alianti. Una notte, però, uno di questi aerei cadde e si fracassò sulla montagna. Il rumore fu terribile e certo avvertito a molti Km di distanza. Tutti si misero a correre nella direzione della caduta ed io con loro. Ricordo anche, però, che mi fu vietato di vedere la tragica scena dell'incidente, ma stetti sveglio tutta la notte con quei partigiani che cercavano di recuperare i resti dell'aliante e i corpi dei giovani aviatori. Un altro episodio che ricordo molto bene fu la caduta accidentale di un mulo su un impervio sentiero di montagna. La bestia trasportava viveri e munizioni alla brigata. Purtroppo, non si poteva sparare alla testa dell'animale ormai azzoppato, nel timore che Io sparo fosse sentito giù a Erba, ove pattuglie in moto della milizia tedesca percorrevano le strade e i dintorni della città.
L'agonia dell'animale durò purtroppo a lungo e io rimasi molto impressionato finché non mi portarono via da quello spettacolo doloroso.

A Milano, vidi uno dei terribili bombardamenti del 1943. Fui portato nei dintorni di Magenta e ricordo ancora di aver visto un numero impressionante di bombardieri americani e inglesi che occupavano tutto il cielo sopra Milano.
Il rumore delle bombe che cadevano e della contraerea era assordante e si vedevano in lontananza sbuffi di fumo e fiamme laddove erano colpite fabbriche e case. Io rimasi terrorizzato e impressionato a tal punto che per alcuni giorni ebbi la febbre.

Un altro episodio terribile che mi rimase impresso nella memoria fu il giorno del bombardamento della scuola elementare di Gorla. Io frequentavo la prima elementare in via Dolci, dove insegnava mia madre. In un primo tempo, fummo portati tutti al rifugio della scuola, ma, poi, cessato l'allarme, i bambini spaventati dal rumore assordante delle bombe corsero tutti fuori in un caos indescrivibile, invano trattenuti dalle maestre.
Si era intanto diffusa in città la voce che una scuola elementare era stata bombardata. All'uscita dal rifugio, fummo assaliti da una folla di madri terrorizzate, che cercavano i loro bambini; io, per fortuna, ero con mia madre e non mollai la sua presa per non essere travolto da quella folla ormai sull'orlo dell'isteria collettiva.
Fui spinto verso l'uscita e lì vidi una scena terribile: la casa vicino alla scuota era stata bombardata, per terra giaceva straziato un cavallo in un lago di' sangue con il conduttore vicino morto. In lontananza, in un puzzo terribile di bruciato, si vedevano fiamme altissime, perché era stata bombardata la Borletti.
Non dimenticherò mai le scene di panico, la folla smisurata e smarrita che urlava e le fiamme che sembravano bruciare la città intera. Stranamente, però, non provai alcuna paura e osservai il tutto con molta calma e freddezza.
Vidi, inoltre, sempre in quel periodo, scene raccapriccianti della lotta tra fascisti e partigiani che a Milano fu particolarmente feroce. Una volta, scappato dalla sorveglianza della nonna, mi sporsi dal balcone di casa e vidi due partigiani che spingevano giù dal tetto un fascista. Sentii l'urlo disperato dell'uomo che cadeva, ma poi fui preso dalla nonna e cacciato in casa.
Un'altra volta, contravvenendo all'ordine dei miei (era da poco passato il 25 aprile), scappai su un balcone di casa e vidi l'esecuzione di una spia fascista da parte dei partigiani. La scena fu particolarmente tragica, perché l'uomo gridava e chiedeva pietà,
tentando invano di scappare. Ricordo che un partigiano svenne all'atto di sparare mentre i compagni finivano a fucilate il condannato.
Ricordo l'ingresso delle truppe alleate e la marea di folla che occupava tutta la via dove abitavo. Mi sembravano enormi i carri armati dei vincitori, e rimasi assordato dalle urla e dalle grida della gente
Un altro episodio che mi colpì molto e mi mise molta paura fu quello relativo alle gesta notturne di Pippo, quel famoso pilota inglese, così chiamato, che si divertiva, sia di giorno che di notte, a mitragliare a quota bassissima con il suo Piper tutto quello che si muoveva. Una sera, uscendo con i miei dal cinema Nazionale, fummo avvertiti del pericolo imminente; corremmo allora per tutta la strada fino a casa, riparandoci alla meno peggio negli androni dei portoni, mentre l'aereo volteggiava e mitragliava.
Episodi questi che mi colpirono profondamente, anche se in quel periodo, il pericolo era di casa e la gente viveva alla giornata, e si era abituata a sopportare tutto, sia la guerra civile che infuriava tra partigiani, fascisti e tedeschi, sia i bombardamenti degli aerei alleati. Io personalmente ero molto curioso di tutto quello che avveniva, come tutti i bambini, ma non avevo poi molta paura, ne avvertivo il lato brutale e spaventoso di ogni guerra. La mia stessa età, tra i 4 e i 6 anni, non mi permetteva di capire a fondo che cosa in effetti stava succedendo, e la mia beata incoscienza stemperava la tragicità del momento.

Sergio Polidori


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 10 gennaio 2004