prima pagina pagina precedente


MONZESI
Ester Boschetti Fumagalli
Intervista di Carlo Vittone sul  libro MONZESI - cinquanta personaggi della città


Ester Boschetti Fumagalli    Nata a Monza nel 1923, vedova di Niso Fumagalli, fondatore e per molti anni a capo della “Candy elettrodomestici”. Madre di quattro figli e nonna di sette nipoti. Dopo gli studi al liceo classico Zucchi si laurea in Matematica e Fisica all'Università di Milano. Per circa dieci anni insegna matematica nella scuola pubblica, poi interrompe l'insegnamento per dedicarsi alla famiglia e ai figli. Con il marito è grande appassionata di mostre e collezioni d'arte, che ama visitare in tutta Europa. Con lui scopre anche la passione per le rose, che porterà entrambi a fondare l' ”Associazione Italiana della rosa” nel 1965 e a creare un roseto nel cortile della Villa Reale che dopo la scomparsa di Niso Fumagalli porterà il suo nome. L'associazione bandisce da molti anni un concorso internazionale di rose e cura una pubblicazione dedicata alle rose. La signora Boschetti Fumagalli è membro di numerose associazioni monzesi, attuale presidente dell'”Associazione Italiana della rosa”, socia di altre associazioni mondiali della rosa e nel 2002 ha ricevuto il “Premio Sperada” dalla Fiera di Monza.

foto di Fabrizio Radaelli


E' una gentile e cordialissima signora, che nonostante l'età non più giovanissima mantiene intatto un grande spirito e una brillante vivacità intellettuale. Ci accoglie in una bella casa nel centro di Monza, alle pareti molti quadri d'autore e in una vetrinetta una bella collezione di vasi liberty “che ho raccolto in tutta Europa e alla quale tengo tantissimo”.

Signora, come nasce la Sua passione per le rose?

E' una passione che ho cominciato a coltivare con mio marito, molti anni fa. Successe quando eravamo intenzionati a mettere delle piante di rosa nel giardino della nostra casa di campagna. Il giardiniere ci chiese quali rose avremmo voluto. Non sapevamo esattamente cosa rispondere e così iniziammo ad approfondire la questione. E scoprimmo che dietro alle rose c'era tutta un'antica tradizione e una vera e propria filosofia. E quelli che fino ad allora erano stati i nostri interessi artistici si riversarono sul mondo delle rose, che fin dall'inizio ci parve un mondo affascinante.

Addirittura?

Sì , le ho detto che c'è una vera e propria filosofia delle rose. Poi attraverso le rose si può capire molto di un'epoca e di una cultura. Per un occhio esperto le rose sono come dei quadri di un'esposizione, è un'arte applicata al mondo vegetale. E come tutte le arti ha le sue regole e anche le sue deviazioni.

Per esempio?

Beh, ma lo sa che ad un certo punto gli “ottenitori”, cioè i produttori di nuove rose cominciarono ad accantonare le rose prive di ogni fragranza perché il profumo toglieva energie alla pianta? Pensi, rose senza profumo! E così con mio marito decidemmo di istituire un premio speciale, il premio “Corona Regina Teodelinda”, da assegnare alla rosa più profumata.

Quante edizioni ha avuto finora il concorso dell' “Associazione italiana della rosa”?

Ccol prossimo anno saremo arrivati alla trentanovesima edizione. Ormai è diventato un evento nazionale e anche internazionale. Nell'edizione 2001 abbiamo avuto ventotto espositori da 12 paesi d'Europa e quasi cento nuove varietà di rose in concorso. E ogni anno stampiamo una pubblicazione, l'”Annuario della rosa” dove sono riprodotte le rose vincitrici dell'anno precedente con le loro caratteristiche. Concorsi del genere in Italia sono molto rari, solo a Roma, a Piazzale di Porta Metronia, vicino alle Terme di Caracalla, se ne tiene uno importantissimo giunto alla sua sessantesima edizione.

Ma quante persone vi occorrono per mantenere il roseto?

Oh, fissa solo una, un esperto giardiniere che da molti anni fa anche da custode al roseto. Poi per trattamenti fitosanitari o tagli del tappeto erboso ricorriamo a ditte specializzate.

E' vero che è in dubbio la presenza del roseto nell'attuale sede all'interno del cortile della Villa Reale?

Sì, noi abbiamo una concessione da parte del Comune di Monza. E ogni volta che si va al rinnovo di questa concessione qualcuno sostiene che dovremmo andarcene. Però a noi pare di aver solo migliorato lo stato della Villa, che oggi presenta un magnifico giardino fiorito dove un tempo c'erano solo erbacce e addirittura casotti abusivi. Guardi qua (mi porge un libro), questo è un volume che abbiamo stampato per Electa nel 1984, si intitola “Il segreto della rosa” e le foto sono di Gina Lollobrigida in persona. Guardi, queste sono le immagini di quello che abbiamo trovato agli inizi degli anni '60, quando ci fu data la possibilità di creare il roseto. Solo sterpaglie e abbandono. E questo è quello che è oggi il roseto. Non le pare meglio? Per la Villa Reale e per il suo decoro di monumento storico? E questo grazie al la passione che ci sprona.

Signora, ma cosa esttamente La spinge a seguire ancora con tanta passione la Sua associazione e le attività del roseto?

Lo faccio anzitutto perché mi piace, e poi perché è qualcosa che mi lega a mio marito, lui volle così tanto questo roseto. Mio marito durante tutta la sua vita avrebbe voluto scrivere un romanzo, ma non ne trovò mai il tempo, preso com'era dall'attività di imprenditore. Solo dopo la sua scomparsa capii che il suo romanzo l'aveva scritto. Il suo romanzo vero erano state le rose e la grande passione che nutriva per esse.

Come ricorda Suo marito? Come vi siete conosciuti?

Sono passati tanti anni, ma ricordo bene tutto. Io ero già laureata in matematica, mentre mio marito, che era iscritto al Politecnico ma aveva perso alcuni anni di università a causa della guerra, doveva dare ancora alcuni esami e aveva bisogno di qualcuno che gli desse ripetizioni. Così una comune conoscente ci fece incontrare e dopo qualche tempo ci sposammo. Non riuscì mai a laurearsi anche se anni dopo ricevette ad honorem la laurea in ingegneria all'Università di Genova. Come lo ricordo? Beh, quando eravamo ancora fidanzati io insegnavo a Como e tornavo col treno a Monza. Lui veniva a prendermi alla stazione e mi portava a casa sulla canna della bicicletta. Sa, subito dopo la guerra a due giovani fidanzati questo bastava!

E come industriale come lo giudica?

Mio marito era un uomo generoso e colto, amante dell'arte e della cultura. Con la creazione del roseto ha cercato di fare qualcosa di bello e utile per la sua città.

E invece come giudica i giovani di oggi?

Io adoro i giovani, li trovo sempre molto preparati e attenti. Noi, da giovani eravamo assai più superficiali. Oggi sono più profondi, si occupano di tantissime cose. E poi io vivo in mezzo ai giovani, con sette nipoti. Pensi che qualche mese fa una mia nipote si è laureata in matematica proprio come me e la cerimonia di laurea si è svolta nella stessa sala dove mi ero laureata anch'io tanti anni prima. E' stata un'emozione rientrare in quelle stanze! E mi è anche sembrato di “passare il testimone” a mia nipote, che mi ha regalato una copia della sua tesi con una bellissima dedica.

Quindi Lei non è una nostalgica dei “bei tempi che furono”?

Ma quali “bei tempi”? Il mondo va avanti e io sono una grande ottimista. Creda a me: oggi i genitori sono migliori rispetto a una volta e anche i figli lo sono.

Carlo Vittone


in su pagina precedente

 3 gennaio 2004