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MONZESI
Titti Giansoldati Gaiani
Intervista di Carlo Vittone sul  libro MONZESI - cinquanta personaggi della città


Titti Giansoldati Gaiani    Nata a Milano nel 1941 , sposata con un monzese vive e si dedica a Monza da più di trent'anni. Diplomata a Milano, consegue specializzazione a Londra, poi si iscrive a Scienze Economiche. Entra a far parte dello staff di una multinazionale e dopo alcuni anni passa ad occuparsi della direzione amministrativa dell'impresa edile di famiglia. Membro dal 1970 del Soroptmist Internazionale Club di Monza, ne ricopre diversi incarichi e come Presidente nel biennio 1989-1991 promuove importanti service per il Duomo monzese.. Innumerevoli le sue adesioni a comitati e commissioni a livello locale e regionale. Per dieci anni è membro di “Donne in Carriera”. Dal 1990 è membro della “Società di Studi Monzesi” di cui è Presidente dal 2000. Dal 1997 al 2000 è Vice Presidente di “Pro Monza”. Nel 1991 fonda il “Comitato dei Club Service per la Villa Reale” , trasformatosi in “Associazione per la Villa Reale di Monza “ di cui è Presidente. In tale veste promuove e organizza convegni, studi, campagne di recupero mobili e cimeli, opere di restauro e pubblicazioni tese al recupero e valorizzazione di tutto il complesso piermariniano. Affianca il marito Franco nell'opera di realizzazione della “Sezione Gaiani” del Museo del Duomo di Monza. Nel 1995 riceve il “Premio Sperada”, dal Rotary riceve nel 1998 il “Premio Professionalità” e nel 1999 la “Paul Harris Fellow”. Nel 2001 viene insignita dell'onorificenza di “Cavaliere della Repubblica” per le sue attività culturali.

foto di Fabrizio Radaelli


Definirla vulcanica è un eufemismo. Non c'è infatti quasi iniziativa o sodalizio monzese che non la veda presente con attiva e partecipe disponibilità. Ma cosa ha spinto questa elegante signora della borghesia monzese, che avrebbe potuto ben godersi una vita agiata e ritirata, a dedicarsi anima e corpo ad alcune delle più importanti iniziative culturali monzesi, con un entusiasmo raramente visto sotto i cieli brianzoli?

La mia grande passione per l'arte e in particolare per i restauri, nutrita da diversi corsi di studio di stilistica e antiquariato, mi portò ad occuparmi del recupero del patrimonio di Monza e della Brianza. Fu importante anche l'esperienza politica (da indipendente) che mi permise di vivere in prima persona le contraddizioni di questa nostra città. Il mezzo per poter fare qualche cosa di costruttivo fu proprio l'appartenere ad un prestigioso Club di servizio come il Soroptmist . Per festeggiare il trentennale di fondazione proposi, come Presidente del biennio, il restauro e la pubblicazione dei lavori del ciclo del Carloni della Cappella di S.Antonio Abate del Duomo di Monza. A quest'opera segui l'anno dopo la pubblicazione delle ricerca scientifica sulla Cappella degli Zavattari in collaborazione con studiosi internazionali e con l'Opificio delle Pietre Dure di Firenze. E da qui parti l'idea del recupero culturale della Villa Reale che assieme al Duomo è il più prestigioso monumento di Monza.

Già , la Villa Reale. Che situazione incontraste?

Pessima direi. La Villa era chiusa, bisognosa di urgenti restauri e soprattutto al centro di un contenzioso pluridecennale tra lo Stato e i Comuni di Monza e Milano che aveva portato alla quasi completa paralisi di ogni intervento. Con la fondazione del “Comitato dei Club Service per la Villa Reale” nel 1991 volevamo fornire un contributo che servisse anche a dissipare i contrasti in favore di un vero progetto di restauro.

E quindi?

Quindi si iniziò immediatamente una ricerca sulla Villa Reale con gli amici della Associazione delle Dimore Storiche Lombarde. Nel 1992 il Convegno Internazionale sui Parchi e Giardini Storici fu la prima importante collaborazione con la Soprintendenza, seguita nel 1994 dall'apertura dell'appartamento di Umberto I con la pubblicazione sui restauri. Nel 1996 fummo determinanti nel recupero della Biblioteca Reale. Insomma qualcosa incominciava a muoversi anche se con mille difficoltà. Il muoversi in sintonia con la Soprintendenza servi certamente a favorire i rapporti tra i diversi enti..

Ma quanti eravate?

Il comitato riuniva i sette Presidenti dei Club di Servizio di Monza in rappresentanza dei loro soci.. Ma il nostro “entourage” era molto più vasto, perché nascevano continuamente nuovi rapporti e relazioni con alcune delle personalità più prestigiose in ambito nazionale. E' stata una sfida avvincente ed emozionante quella di dimostrare che un'associazione volontaria poteva interloquire alla pari con ministri e studiosi famosissimi.

Avete sempre cercato di “volare” alto

Sì, questo è stato sempre il nostro sforzo e direi ci siamo riusciti in molte occasioni. Poi però è accaduto un fatto importante.

Cioè?

Nel 1996 fu finalmente chiusa la disputa tra i proprietari, Stato e Comuni. Lo Stato tratteneva per sé una parte della Villa: tutta l'ala su a scopo museale, il Mirabellino, la Rotonda dell'Appiani e l'edificio a fianco e le altre parti erano riconosciute definitivamente di proprietà dei comuni di Monza e Milano. Fu un passo decisivo che determinò anche una nostra riflessione interna.

Che sfociò in cosa?

A questo punto il Comitato non era più lo strumento adatto ad operare nella nuova situazione creatasi. Per garantire un vero servizio alla città lo trasformammo in una vera associazione aperta a tutti.Oggi il vertice operativo dell'associazione per la Villa Reale è formato da nove membri, come da statuto e i soci sono circa 380, ma in realtà siamo in grado, tramite il rapporto con le associazioni che hanno aderito, di entrare in contatto almeno con 4000 persone.

E al vertice di questa piramide sta Lei.

Sì, ma vorrei presto passare il testimone ad altri , anche perché spesso l'associazione si identifica con la mia persona e non credo che questo sia giusto.

E i rapporti col Comune di Monza?

Sempre molto intensi e direi nel complesso fino ad oggi positivi. L'associazione rappresenta la “memoria storica” della Villa perché l'abbiamo svegliata, tenuta viva e promossa con un lavoro costante e iniziative sempre mirate ad allargare lo scopo di anello di congiunzione fra la comunità civile e le diverse istituzioni. Questo per una amministrazione è importante. Abbiamo cercato la collaborazione di tutti i sindaci e tutti gli assessori che si sono susseguiti in questi anni. Molti di loro manifestavano un'autentica volontà di risolvere i molti problemi della Villa, ma spesso erano impotenti dinanzi al groviglio di competenze.

Ma il monzese “medio” cosa pensa del problema “Villa Reale”?

Direi che il monzese “medio” è profondamente arrabbiato per la presente e passata situazione, ma questa “ rabbia” spesso sembra “ distaccarlo” E' come se ci fossimo ormai abituati e rassegnati alla situazione di degrado e quando se ne parla qualche volta si incontra una sorta di disaffezione. In realtà questa è più che altro una reazione emotiva, perché i monzesi tengono molto alla Villa, affascinati dalla sua storia, dagli uomini che l'hanno vissuta, dalle vicende che l'hanno vista protagonista. Le ventimila firme raccolte affinché la Villa sia sempre aperta ai cittadini la dice lunga……..

E lei cosa farebbe nell'immediato?

Prima di tutto bisogna decidere la destinazione d'uso . Le proposte di utilizzo sono molte ma una scelta definitiva è necessaria in tempi brevi. Fin da subito però deve vivere, deve ospitare mostre, convegni, conferenze, lezioni. . E anche i lavori di restauro devono diventare occasione di visite, come avviene in tutti i paesi europei, ovviamente tenendo conto delle esigenze di cantiere. E' anche molto interessante e istruttivo vedere di persona come si restaura un monumento storico e come vengono utilizzati i fondi comuni.

Ma oggi è ottimista sul futuro della Villa e sul suo totale recupero?

Sì, forse più che nel passato. Anche il recente subentro della Regione Lombardia al posto del Comune di Milano può mettere in moto risorse importanti per la Villa e va valutato positivamente. E inoltre il ruolo istituzionale della Regione ci conforta dinanzi agli enormi sforzi economici da compiere. Oggi siamo alla svolta definitiva.

Ma come condivide questo impegno sociale con quello di Suo marito, che ha promosso la costruzione di un museo cittadino?

Siamo anzitutto compagni di lavoro. Non dimentichi che gestiamo comunque un'impresa edile con importanti commesse in città. Mio marito mi ha sempre assecondato, parliamo uno stesso linguaggio e dunque non ci sono problemi da questo punto di vista.

Ma lo vorrebbe a collaborare con l'associazione?

Mi piacerebbe molto, ma essendo egli anzitutto un impresario edile tra i più noti in Monza potrebbero crearsi conflitti di interesse con gli appalti banditi per la Villa. E noi siamo molto sensibili a queste questioni.

Carlo Vittone


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 20 settembre 2003