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MONZESI
Bruno Di Tommaso
Intervista di Carlo Vittone sul  libro MONZESI - cinquanta personaggi della città


Bruno Di Tommaso    Nato a Trieste nel 1931, sposato con Maria Grazia Fragiacomo dalla quale ha avuto tre figli. Nei primi anni '60 si trasferisce prima a Milano poi a Monza, dove lavora come direttore pubblicitario e di marketing in numerose aziende fino al pensionamento nel 1995. Già attivo nella Gioventù Italiana di Azione cattolica (all'epoca di La Pira, Gedda e Carretto) a Trieste, a Monza si avvicina al Partito Socialista Italiano partecipando in prima persona alle primissime battaglie sulla Cascinazza. Diventa così consigliere comunale e anche Assessore alla Pubblica Istruzione per alcuni anni. Nei primi anni '80 è tra i fondatori di Lista per Monza, lista civica di orientamento ambientalista che si presenta alle elezioni comunali del 1984 con un buon risultato. In collaborazione con il WWF e i gruppi scout dell'AGESCI e assieme all'immancabile moglie Maria Grazia, fonda il CREDA (Centro di Ricerca Educazione Documentazione Ambientale, ospitato alla Villa Mirabello nel Parco) del quale è stato presidente per 12 anni. Ha anche contribuito alla nascita del NEI (Nucleo Educativo Integrato di via Enrico da Monza) con una continua opera di stimolo all'amministrazione, fino alla realizzazione del progetto. Bruno Di Tommaso è morto oggi 8 febbraio 2003.

foto di Fabrizio Radaelli


Da tutti considerato il “papà” (ma lui, scherzando, ci dice “ormai il nonno”) dell'ambientalismo monzese, per molti anni non sì è vista iniziativa “verde” che non lo vedesse partecipare. Noto per il suo carattere riflessivo, silenzioso, mai sopra tono, ma anche per una personalissima e mordente ironia, si è conquistato un naturale carisma, riconosciutogli anche da chi non sempre condivideva le sue idee. Ma è l'intera famiglia, a partire dalla moglie Maria Grazia, che condivide e addirittura stimola questo impegno sociale.Lo incontriamo nella sua casa, ricca di manifesti, di opuscoli e di giornali, testimonianze di quasi quaranta anni di partecipazione alla vita della città.

Come è nata in Lei questa passione ecologista?

Sembrerà strano, ma quasi per caso. Quando sono giunto a Monza, ho trovato casa vicino al Parco. All'epoca i miei figli erano piccoli, e spesso li portavo al Parco a giocare. E così ho cominciato a frequentarlo regolarmente e poco alla volta mi sono reso conto dell'immensa bellezza di questo luogo, ma anche delle tante situazioni di degrado. Così è nato in me l'impulso a fare qualcosa per migliorare la situazione, stimolato anche dalla pressione di mio figlio Lorenzo Nel frattempo mi documentavo, leggevo libri sul Parco e la sua storia. E poi ha contato anche la conoscenza personale e diretta dei primi grandi esponenti dell'ambientalismo italiano, primo fra tutti Alexander Langer, che alcune volte ho avuto il piacere di ospitare a casa mia. Partendo da queste riflessioni sul Parco ho maturato una coscienza ambientale più completa e più ricca, che è poi diventata una vera scelta di vita.

Una presa di coscienza solitaria?

Oh, no. Questo processo di presa di coscienza di molti cittadini monzesi sul valore del Parco fu fin dall'inizio un fatto collettivo. Pensi che nel 1973, stiamo parlando di quasi trenta anni fa , già organizzammo una grande manifestazione dal titolo “Un parco per tutti” con il WWF, Italia Nostra, gli scout, i sindacati e i gruppi naturalisti della Brianza. Veda, là sul muro c'è il manifesto.

E' vero, non lo avevo notato. E' un vero pezzo di storia locale. Ma quanta gente partecipava?

Molta, direi, considerando i tempi. Mi ricordo che nel 1977 organizzammo un'altra iniziativa ecologista, “Ripuliamo il Lambro”. Per quattro domeniche consecutive almeno 2000 persone, tutti volontari, ripulirono a fondo le rive del Lambro, nel tratto che scorre nel Parco, a seguito di un'inondazione che aveva lasciato quintali di detriti. C'era persino qualcuno che dirigeva le operazioni a bordo di barche a remi che navigavano sul fiume. Oggi se ne organizzano tante di cose simili, ma all'epoca era un'esperienza assolutamente pionieristica.

E oggi?

Mah, io credo che rispetto ad allora tra la gente comune sia più cresciuta la consapevolezza della grande importanza di avere un Parco storico nella nostra città. E certo molti passi concreti in avanti sono stati compiuti. Ma c'è ancora tanto da fare e da cambiare.

A cosa si riferisce?

Oggi il Parco è frequentato da migliaia di persone in cerca di svago, ristoro e benessere (si raggiungono quasi le 50.000 presenze nelle belle domeniche di primavera) e trovo assurdo che possano godere solo di metà del Parco. Infatti più della metà del Parco è affittato a terzi e sottratta all'uso pubblico. Queste affittanze sono incompatibili con una visione globale di un grande polmone verde e di un parco storico. Poi c'è ancora un insufficiente sforzo dell'Amministrazione Comunale, in termini di mezzi e di uomini. Al Parco di Monza lavorano poco meno di due decine di persone tra operai e impiegati comunali, a Central Park a New York sono quasi trecento su una superficie di meno della metà.

Lei non è monzese. Ci parli del Suo arrivo a Monza

Beh, io non venivo dal Sud Italia e nemmeno dall'estero. Ero, per dirla in termini contemporanei, un “padano”. Eppure mi ricordo un ambiente un po' chiuso verso i forestieri in genere. Diffidenza, quasi omertà. Una volta, al lavoro, qualcuno mi disse che ero molto bravo, ma che era un peccato non fossi di Monza. Ne restai molto colpito.

E crede sia così anche ora?

No, oggi la situazione è molto diversa. In genere le giovani generazioni hanno superato questo spirito, sono assai più aperte e meno conformiste. Ormai a Monza oggi quei pregiudizi non troverebbero spazio.

E la Sua esperienza politica?

Non ho mai avuto la stoffa del vero politico. Ho sì partecipato alla vita politica della città, ma in un'epoca nella quale si incontravano tante persone competenti e serie in quasi tutti i partiti, anche di diverso orientamento. Poi, nei primi anni '80 ho cominciato a percepire la crisi dei partiti tradizionali. Troppa spregiudicatezza, troppo carrierismo e troppo rampantismo cozzavano col mio costante bisogno di forti cariche ideali e la mia totale mancanza di ambizioni personalistiche. Quando, con altri amici, contribuii alla nascita di Lista per Monza, intendevamo anche far nascere un nuovo modo di intendere l'impegno politico, un nuovo modo di far politica. Poi, da un certo punto in poi mi sono dedicato solo al mondo dell'associazionismo nel Comitato Parco e più di recente collaborando a “Insieme per Monza” fin dalla sua nascita

Lei ha sempre tenuto molto alle Sue origini triestine.

Per me, e per molti della mia generazione, vivere a Trieste nell'immediato secondo dopoguerra fu un'esperienza scioccante. Avevo quattordici anni e mi ricordo perfettamente i partigiani slavi che portavano via i prigionieri nazisti (si scoprì poi che andavano a riempire le foibe...), poi l'arrivo degli Alleati e i primi profughi italiani dall'Istria. Come tanti allora, partecipai alle manifestazioni per l'italianità di Trieste. La notte giravamo per la città a scrivere sui muri “Viva Trieste italiana” malgrado il coprifuoco. Ed ero poco più che un ragazzino. Fu una vera scuola di vita. Forse è da lì che nasce il mio interesse per i grandi fatti sociali.

Un desiderio da esaudire?

Che sia consentito almeno per una volta ai cittadini monzesi di scoprire la bellezza e il piacere di lavorare insieme per la loro città.

Carlo Vittone


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 8 febbraio 2003