prima pagina pagina precedente salva il testo

INTERVISTA
Emanuela Baio Dossi
candidata eletta per l'Ulivo al Senato
«Io cerco di adattare il programma dell'Ulivo alle esigenze della terra in cui sono nata e in cui vivo: il modello brianzolo della piccola e media impresa, del "ben essere" economico, coniugato al "ben essere" sociale può diventare un esempio anche a livello nazionale».
a cura di Sandro Invidia

Emanuela Baio Dossi
Signora Baio, chi vince le elezioni?
Bella domanda! In democrazia non si può dire chi vinca prima di aver scrutinato tutte le schede. Diciamo che dovrebbe vincere chi riesce ad intercettare l'opinione pubblica; a farsi portavoce dei bisogni della gente. In questa campagna elettorale stiamo facendo fatica, noi dell'Ulivo, ad incontrare le persone. Però, quando riusciamo a dialogare con la gente, la gente ci apprezza. Il problema è quello della disparità delle armi: alla propaganda iperbolica del Polo, noi stiamo contrapponendo l'incontro con la gente. Io credo che la politica sia fatta di persone, sia fatta per le persone. Personalmente sto facendo una campagna elettorale molto semplice, perché alla politica virtuale non credo.
Per tornare alla domanda, speriamo che la gente apprezzi il nostro lavoro faticoso e soprattutto riconosca il buon lavoro svolto da questo governo di Centrosinistra.
Lei che lavoro fa?
Giornalista e storica.
Perché vuol fare politica?
Io concepisco la politica, anche se ormai è un termine desueto, come servizio: l'occuparsi dei problemi degli altri, dei problemi di quelli che da soli non ce la fanno.
Mi piace fare la giornalista; l'anno scorso ho scritto alcuni saggi storici dedicati alle "Stelline" di Milano, compresi in un volume edito dalla Fondazione Stelline.
Io non rinuncio alla mia professione per fare politica. Certo, in questo momento la politica sta assorbendo la maggior parte delle mie energie, sia intellettuali sia fisiche. Ma non la considero un'attività per sempre, anche perché io credo che la politica richieda l'impiego di tutte le nostre migliori energie, ed è una cosa che non può durare tutta la vita.
 
Emanuela Baio Dossi


Nata nel 1956, vive nel Vimercatese con il marito e i due figli, Martino e Adriano.
Laureata in lettere all'Università degli Studi di Milano.
Giornalista professionista, ha collaborato al quotidiano "Avvenire", alle riviste femminili "Alba" e "Madre" e ha lavorato all'Ansa di Milano e al quotidiano "Il Sole 24 Ore".
Ha pubblicato saggi sull'associazionismo femminile e sulla storia dell'assistenza ambrosiana, tra i quali "La città delle Stelline" e "I Cif lombardi dal 1945 ad oggi".
Impegnata nell'associazionismo cattolico. E' iscritta all'Azione Cattolica, alle Acli, è promotrice nel Vimercatese del movimento dell' "Unità", che fa parte di "Umanità Nuova", espressione sociale e politica del "Movimento dei Focolari". E' presidente di un consorzio di cooperative sociali, CCSL.
Diabetica dall'età di 9 anni è impegnata nella difesa dei diritti dei malati cronici.
Consigliere comunale della Democrazia Cristiana a Bernareggio dall'85 all'89, è stata nella passata legislatura assessore provinciale milanese alle Politiche sociali e ora consigliere provinciale del Partito Popolare Italiano.
E' coordinatrice nazionale delle Donne Popolari.


Lei è una cattolica praticante?
Profondamente
Come si trova una cattolica praticante nello schieramento dell'Ulivo?
Bene, anche perché nessuno pretende che io rinneghi i valori in cui credo.
Questo è molto importante: non essendoci più i grandi partiti ideologici di un tempo, le grandi scelte etiche, quelle fatte da questo governo e quelle che dovrà fare il prossimo, si sono misurate e si misureranno non all'interno degli schieramenti, ma all'interno della coscienza degli individui.
Le faccio un esempio. Il prossimo parlamento dovrà affrontare la legge sulla fecondazione medicalmente assistita. Lo deve fare per forza, perché gli embrioni umani stanno diventando un business e questa è la cosa più squallida che possa verificarsi in un paese civile.
Io sono per la fecondazione omologa e non approvo la fecondazione eterologa.
Cioè?
La fecondazione omologa è la fecondazione artificiale all'interno della coppia. Quella eterologa avviene anche tra partner diversi. Io sono per il primo tipo di fecondazione, perché un bambino ha il diritto di avere la certezza non solo della maternità ma anche della paternità.
Non mi sembra che la sua posizione sia condivisa da tutto l'Ulivo
Sulla questione, all'interno dell'Ulivo, siamo divisi. La stessa cosa avviene all'interno dello schieramento opposto. Era quello che le dicevo: si tratta di questioni che interessano le scelte etiche di ciascuno di noi. Ferma restando la lealtà politica allo schieramento di appartenenza, su questioni particolari come questa è giusto che si dia ai candidati la possibilità di agire secondo coscienza.
Ma torno alla domanda: "come si trova una cattolica sotto l'Ulivo". Io, che sono una cattolica convinta, sui temi della politica economica e sociale trovo più affinità con le forze del Centrosinistra che con quelle del Centrodestra.
Quello che contesto al Centrodestra è la sua impostazione economicistica. Le dico una cosa che può parere assurda: dalla morte del comunismo ad oggi, la teoria dell'economia come struttura unica e pervasiva della società è tornata nella filosofia berlusconiana e del Centrodestra. L'economia al di sopra di tutto: l'economia che domina la scuola, la sanità, la giustizia, il lavoro. Io come cattolica non posso accettare questa impostazione.
Ci sono delle contraddizioni anche dentro il Centrosinistra, è vero. Però, mentre in questo schieramento riesco a vedere la possibilità di una mediazione fra le nostre posizioni, nel Centrodestra questa possibilità non c'è.
No al marxismo. No al liberismo. Quindi c'è ancora spazio per una Terza via.
Sì, sicuramente. Una via che metta al centro la persona.
L'altro giorno, presentando Violante, lei ha affrontato un tema scottante: ha esordito parlando di extracomunitari. Ci vuole coraggio ad affrontare un tema del genere nel cuore di una città come Monza.
Già. Sa perché l'ho fatto? Perché sono una brianzola vera. I brianzoli veri hanno sempre saputo affrontare anche i problemi che non piacevano troppo. Io sono convinta che almeno una parte dei monzesi la pensi come me. Mi sono confrontata con i cittadini: con i commercianti, con gli imprenditori, con i sindacalisti, con gli anziani.
Questo è uno dei problemi principali che noi dobbiamo affrontare per forza o per scelta. Io l'ho fatto per scelta. Anche perché a Monza e in Brianza ci sono moltissimi extracomunitari che lavorano e che accrescono il nostro benessere. Se noi aiutiamo questo processo di accoglienza e di integrazione, vedrà che alla fine sapremo costruire i presupposti per una convivenza civile e proficua per tutti.
E poi, trovo che il silenzio su questo tema sia scandaloso: è vero che noi Brianzoli preferiamo l'azione alla parola; ma di certi argomenti è comunque bene che si parli pubblicamente. Magari in piazza.
Violante, nel suo discorso, ha insisto anche sulla necessità di valorizzare la presenza femminile in politica. Io, però, potrei obiettare che si vota la persona per le sue idee, non per il suo sesso.
Oggi la politica è maschile. Maschile in modo sempre più esclusivo. Eppure, abbiamo la prova che le donne al governo sono quelle che più hanno intercettato la società, con la loro passione, il loro senso di concretezza, la loro competenza - che è una competenza evidente.
Sto facendo un discorso generale, sulle donne: di centro, di sinistra e di destra. Io credo che quella a cui stiamo assistendo oggi sia una politica dimezzata. Invece di migliorare peggiora, facendo prevalere sempre una logica maschile, che è una logica che allontana sempre di più la politica dalla gente. Questo i partiti non lo hanno capito. Soprattutto quelli del Centrodestra.
A mio parere vale la pena di votare una donna. Soprattutto qui a Monza, dove le donne hanno da sempre un ruolo importante nella società e nella cultura. Qui c'è una vera tradizione di donne impegnate in politica, da Maria Luisa Cassan Magnago, a Maria Paola Svevo, Daniela Mazzucconi, Patrizia Toia. Io mi sento di portare avanti, magari indegnamente, questa tradizione.
In questo caso, poi, le donne da votare sono due!
Molto diverse
Sì, molto diverse, per formazione e cultura. Ma non stiamo insieme per forza. Siamo molto complementari. Io seguo con maggiore attenzione alcuni aspetti, lei altri; lei viene da una professione che è diversissima dalla mia… stiamo collaborando bene.
Perché nel suo programma insiste a dividere la parola "ben essere"
Perché non è un semplice benessere materiale, ma è un ben essere, uno stare bene globale, frutto di un processo. La politica è un processo, no? Quello a cui mi voglio riferire è il processo che conduce allo stare bene dell'essere.
Nel suo programma lei insiste sulla Brianza: la cultura, la ricchezza, i valori della Brianza. Non è un modo un po' "campanilistico" di presentarsi alle elezioni per il Senato della Repubblica Italiana?
Il sistema maggioritario impone di rappresentare un territorio. Ogni parlamentare eletto in un territorio deve portare il quid specifico di quel territorio, anche se poi il tutto deve confluire in un progetto più complessivo.
Io cerco di adattare il programma dell'Ulivo alle esigenze della terra in cui sono nata e in cui vivo: il modello brianzolo della piccola e media impresa, del "ben essere" economico, coniugato al "ben essere" sociale può diventare un esempio anche a livello nazionale.
Quindi, dato questo sistema elettorale, è opportuno che i candidati siano espressione del proprio territorio.
È indispensabile. Io non mi farei mai rappresentare da qualcuno che viene da fuori. Almeno, non con questo sistema elettorale, che impone che i candidati siano candidati autorevoli di questo territorio.
Senza fare nomi, lei conosce qualche candidato che non lo sia?
Certo: il mio diretto avversario, sicuramente!
Parliamo di cose più concrete. Il Polo dice: se vinciamo noi governiamo meglio. Esperienze di governo del Centrodestra ce ne sono molte: a livello comunale, a livello Regionale e a livello provinciale. Lei, alla provincia, ha vissuto le due stagioni: la gestione Tamberi, di Centrosinistra, e la gestione Colli, di Centrodestra. Che differenza c'è?
Con Tamberi si partiva dai problemi della nostra provincia e si tentava di realizzare un progetto. Ora invece si fa politica occasionale, politica dell'immagine.
Non è che la giunta non faccia scelte, ma queste scelte vengono lasciate a pochissime persone, tenute riservate… quasi si trattasse di una gestione oligarchica..
Per esempio: "faremo la provincia di Monza e Brianza!" Hanno impiegato un anno e mezzo per aprire un ufficio decentrato della Provincia, che non ha nemmeno tutti gli uffici necessari. E l'hanno fatto senza avvisare i consiglieri provinciali!
Non stanno facendo niente per tentare di impostare una politica della provincia. Non hanno approntato nemmeno un miglioramento della viabilità provinciale: e la viabilità è competenza proprio della provincia.
Quella dell'attuale gestione è la politica delle idee annunciate e mai realizzate.
La scuola: cos'hanno fatto per le scuole superiori di Monza? Niente.
Abbiamo proposto per il vimercatese un secondo polo scolastico per evitare a tanti studenti lunghi spostamenti verso altre città e altre province. Fanno finta di non sentire.
Non hanno un progetto. Lo ribadisco: la loro è solo politica dell'immagine.
Parliamo di ambiente. A livello macroscopico, e quindi di una politica dell'ambiente di respiro nazionale, o a livello microscopico, magari riferendoci al Parco di Monza, inserito fra i punti del suo programma.
Non parlerei di livello microscopico, per il parco di Monza: è il parco cintato più grande d'Europa! E io lo estenderei ulteriormente: collegandolo con il Parco del Basso Lambro, con l'area verde della Cascinazza... Inoltre, se si riuscisse a sfruttare intelligentemente le architetture presenti, come fanno in altri paesi europei (ad esempio l'Austria), potremmo coniugare verde e arte facendolo diventare il vero grande business della Brianza.
Anche in questo caso, però, serve un progetto complessivo.
Più in generale, parlando di ambiente, la prima cosa che il prossimo Governo dovrà garantire ai cittadini è la sicurezza dei cibi, dell'acqua, dell'aria: il Governo, cioè, dovrà garantire una miglior qualità della vita a tutti.
Le domeniche a piedi aiutano?
Sì, ma non possono essere queste le soluzioni uniche. Io, che amo camminare in montagna, sono più che favorevole. Passeggiare in centro in assenza di macchine è senz'altro più piacevole. Può essere un'occasione per riscoprire i nostri tesori architettonici. Ma non è questo che fa la qualità della vita. Io credo che occorra un progetto complessivo. Che non ci debba limitare a questo, perché questa resta una soluzione di immagine, non di sostanza.
Lei, nei confronti della libertà scientifica, come si pone?
Io credo ad una scienza al servizio dell'uomo. La scienza che ha generato la bomba atomica o qualche altro mostro analogo, non ha questo obiettivo.
Quando parla di mostri, intende parlare anche di clonazione?
Sì: io a quella scienza non credo; trovo che sia una scienza disumana.
Prenda l'esempio degli embrioni congelati: si potrebbero fare delle ricerche, sicuramente più costose, per favorire la fecondazione omologa. Si preferisce invece congelarli e nel frattempo pensare a come sfruttarli da punto di vista economico. Io vedo che oggi il pericolo della scienza contro l'uomo è concreto. Per questo dicevo che il prossimo Governo qualche paletto in materia lo dovrà fissare. Anche a costo di mediazioni più o meno faticose: ho imparato in Azione cattolica che la politica è il bene possibile di questo momento.
L'errore del Parlamento attuale è stato quello di non riuscire a trovare una mediazione su questi argomenti, magari per ragioni ideologiche.
Ultima domanda: ha nostalgia della DC?
No: io sono laureata in lettere con specializzazione in storia e so che la storia non si ripete mai. Il problema oggi non è che la DC esista o meno. Il problema vero è che i vari schieramenti politici cominciano a pensare che si possa fare a meno dell'apporto dei cattolici.
Nostalgia dell'unità dei cattolici?
Un po' più di unità servirebbe, certo.

Sandro Invidia
sandro.invidia@arengario.net




in su pagina precedente

10 maggio 2001