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BIOGRAFIE
Giovan Battista Stucchi
dal libro Galleria di personaggi monzesi, a cura di Beppe Colombo e Donatella Mazza


in Russia dopo la battaglia di Nikolaiewka
Nato a Monza nel 1899 da una famiglia di cappellai, per gli amici era Gibi, per gli altri era l'avvocato Giovan Battista Stucchi. Ancora studente di liceo, nel 1917 si arruolò volontario nella I guerra mondiale con l'entusiasmo e la voglia di esserci di chi poteva contribuire all'unità d'Italia. A ventidue anni, laureatosi in legge, iniziò la carriera di avvocato civilista nel suo studio di via San Paolo 1 a Monza. In città tutti lo stimavano e, per la sua disponibilità ad assistere e difendere la povera gente, lo chiamavano anche "1'avucat dei puarit". La montagna fu sempre una delle sue grandi passioni: vi trovava rifugio e vi ricercava "nella solitudine delle rocce e nel silenzio
dei ghiacciai la pace e la serenità dello spirito". Ottimo scalatore e sciatore, partecipava anche alle gare cittadine risultando sempre tra i primi. All'avvento del fascismo, pur non nascondendo la sua fede liberalsocialista, in un primo momento preferì non assumere posizioni di rottura con il regime. Ma quando nel 1938, in seguito alle leggi razziali, a un suo amico ebreo fu proibito di entrare nel solito bar, lo Stucchi decise insieme agli altri amici, un gesto di solidarietà e di protesta. Nessuno di loro sarebbe più entrato in quel locale. Due anni dopo l'Italia entrava in guerra: l'avvocato monzese venne richiamato come capitano degli alpini e nel 1941 assegnato al corpo di spedizione italiano in Russia. Partì coi suoi soldati dei quali volle condividere il destino,
augurandosi però di "poter ritornare alla sua casa e di non trovarsi nella condizione di dover uccidere". Tornato di nuovo a Monza, decise di entrare nella Resistenza: in quel movimento avrebbe "continuato a camminare fino a raggiungere quella meta ...: libertà di tutti e giustizia per tutti". Quando si rese conto di essere nel mirino dei fascisti, si diede alla macchia. Messo a disposizione della causa partigiana il suo senso organizzativo, divenne delegato militare a Lugano mantenendo collegamenti con le forze alleate. Nei quaranta giorni della repubblica dell'Ossola, nel 1944, fu comandante unico delle forze militari col nome di battaglia "Federici". Alla fine della guerra coordinò le ultime azioni partigiane.
Nel ricordo della figlia Rosella, gli anni dell'attività clandestina di suo padre portarono rischi e pericoli a tutta la famiglia. Da bambina, lei dovette passare l'inverno tra il 1944 e il 1945 a Milano, sotto falso nome, per evitare ritorsioni. La famiglia potè riunirsi solo a guerra finita. Negli anni successivi, Giovan Battista Stucchi affiancò al suo lavoro l'attività politica nelle file socialiste: fu deputato e consigliere comunale a Monza. Morì improvvisamente nell'estate del 1980, durante una vacanza tra le sue amate montagne. Nel 1983 è uscito postumo il suo libro di memorie "Turnim a baita", dove percorre tutta la sua vita di soldato e di uomo. Le frasi virgolettate nel testo, sono tratte da quel volume.



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 24 aprile 2004