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Reportage da San Pietroburgo
La città gioiello della Russia compie 300 anni
di Mauro Reali


Chi scrive ha sfidato i rigori di “Papà Gelo” (così chiamano in Russia una specie di Babbo Natale) per andare a San Pietroburgo durante lo scorso gennaio. In effetti il gelo c'era (la temperatura oscillava tra i –27° e i –22°), ma l'esperienza è stata tanto esaltante da spingermi a condividerla coi lettori dell'Arengario.
San Pietroburgo è stata ed è città “estrema” in tutti i sensi, oltre a quello climatico e per così dire astronomico, tanto a lungo vi sono il buio d'inverno e il chiaro d'estate.

In quello geografico, poiché è una specie di estremità settentrionale della Russia, voluta nel 1703 da Pietro il Grande sia come baluardo difensivo sia come città rivale delle blasonate capitali del vecchio continente.
In quello artistico ed urbanistico, poiché davvero grande è stata la sollecitudine con la quale gli zar hanno voluto tra Settecento e Ottocento i migliori architetti e urbanisti italiani (Trezzini, Rastrelli, Quarenghi, Rossi), che ne hanno plasmato un'immagine che va dal Manierismo al Neoclassicismo maturo: ne è risultata una città di estremo fascino e bellezza.

L'incrociatore Aurora
L'incrociatore Aurora
In quello politico, poiché da sempre San Pietroburgo (o Pietroburgo, Pietrogrado, Leningrado…) è stata più avanti (o più indietro) del resto della Russia. Da qui è scoppiata la Rivoluzione d'Ottobre, ma è qui che durante l'età sovietica sono rimaste le maggiori sacche di resistenza intellettuale al regime di Mosca: la conseguenza è stata una progressiva marginalizzazione della sua importanza politica. E che dire, oltre a questo, della resistenza eroica (900 giorni) che i pietroburghesi fecero durante Seconda Guerra Mondiale all'assedio dell'armata nazista? Davvero città estrema, dunque, se è vero che pur sotto i colpi dei mortai tedeschi i teatri non vennero mai chiusi!
Non stupisce, dunque che oggi, dopo glasnost, perestroijka, crollo dell'Unione Sovietica ecc… la città sia ancora una volta, nel bene e nel male, l'avanguardia della Russia, trainata anche da quel Vladimir Putin che da queste parti ha iniziato la sua carriera politica. Non spetta certo a noi dire quale sia il “bene” e quale il “male”, anche perché questi sono ormai due facce della stessa medaglia. Insomma, temo che in qualunque parte del mondo il prezzo che deve pagare una città libera, dinamica, piacevole, aperta al nuovo nella cultura e nel costume sia l'invasione dei Mac Donald, dei negozi di moda italiana, dei supermarket coi prodotti occidentali. Lagnarsi perché scompaiono le vecchie librerie e antiquarie e qualche polveroso caffè è giusto e politicaly correct, ma temo sia antistorico e serva a poco.

Peterhof dopo i bombardamenti Peterhof restaurato
Il palazzo di Peterhof dopo i bombardamenti e restaurato
Ma cosa vedere a San Pietroburgo? Anzitutto i monumenti e i musei, tirati a lucido per l'anniversario dei 300 anni della fondazione, che scocca proprio nel 2003. Inutile un loro elenco, ma imperdibili sono la fortezza con la cattedrale dei Santi Pietro e Paolo, che conserva le tombe dei Romanov; l'imponente cattedrale di Sant'Isacco; tutta la zona del lungo-Neva (a gennaio rigorosamente gelata) con l'Ammiragliato, il favoloso Hermitage, il Palazzo di marmo con annessi e connessi di piazze, archi, vie. E, spostandosi dal fiume lungo la vivace e trafficata Prospettiva Nevskij, ci sono la variopinta Chiesa sul sangue versato, la cattedrale di Kazan, il teatro Aleksandrinskij. E come dimenticare i palazzi fuori città, già residenze degli zar? Chi scrive, ha visto solo - per modo di dire - quelli legati ai nomi di Caterina di Russia (Tsarskoe Selo, una meraviglia!) e Paolo (Pavlovsk), ma splendido è pure quello di Peterhof affacciato sul Baltico. Anche un'occhiata alla parte sovietica della città è di grande interesse: meglio però, dati gli spazi da percorrere anche a piedi, vederla in un'altra stagione e con un'altra temperatura. D'inverno, volenti o nolenti, si tira in lungo nei musei…e non è difficile capire perché.
Eliseev
Eliseev

Un ultimo consiglio per chi, come il vostro “cronista”, non sa resistere alle tentazioni della gola. Lungo la Prospettiva Nevskij, al n. 56, c'è un bel palazzo liberty che merita una visita non solo per motivi artistici: è Eliseev, una gastronomia di alto livello (una specie di “Peck” locale, tanto per intenderci), dove caviale, storione, aringhe, vodka non mancano mai. Attenzione però ai prezzi, perché Eliseev, come tutti i negozi della città, è molto caro.

Mauro Reali


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  11 febbraio 2003