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25 aprile e Sergio Ramelli
Franco Isman


Marco Mariani è davvero irrecuperabile e nemmeno si rende conto di quanto sia sbagliato, anzi indecente, il suo comportamento di sindaco della “terza città della Lombardia”, come si ama dire.

Ricordiamo tutti quando nelle celebrazioni del 4 novembre 2007, giornata delle Forze armate, facendo uno strappo al cerimoniale concordato, con fascia tricolore e gonfalone della città e accompagnato dall'allora vicesindaco Dario Allevi, si recò a rendere omaggio al “campo dei fascisti”, di fatto al monumento di un gerarca appoggiato ad un alto fascio littorio che schiaccia la testa al serpente comunista (vedi Onore al fascio! ). Omaggio ripetuto nel 2009, sempre accompagnato da Dario Allevi, questo con la sua bella fascia azzurra di presidente della novella provincia di Monza e Brianza (vedi Pietà per i morti ). Tutti i morti sono uguali predica, citando regolarmente suo nonno e la sua maestra, e non saremo mai capaci di una vera pacificazione finché non accetteremo questo principio. Non riesce a capire che “Non si può equiparare chi stava da una parte e chi stava dall'altra; c'era chi combatteva per una causa giusta, che era la causa della libertà, dell'uguaglianza, della giustizia sociale, e chi, fatta salva la buonafede - in molti casi, combatteva dalla parte sbagliata”. Parole di Gianfranco Fini.

E questo 25 aprile, nel discorso ufficiale dalla gradonata del municipio, ha tenuto a ribadire il concetto equiparando per l'ennesima volta i combattenti partigiani con quelli della Repubblica Sociale di Mussolini, parlando di “giudizio storico soggettivo” e scatenando così una clamorosa reazione della piazza.

Con una delibera di fine marzo, la giunta ha deciso di intitolare a Sergio Ramelli, giovane attivista di destra “sprangato” e ucciso da estremisti di sinistra nel 1975, il giardino pubblico fra le vie Calatafimi e Cappuccini.
E qui il discorso è diverso perché, mentre si deve ribadire con forza che i caduti della guerra di liberazione non sono tutti uguali, le vittime del terrorismo sono tutte meritevoli di compianto e di ricordo, che siano state accoppate dalle BR, dai NAR o da altri. Però le scelte, poiché scelte si devono fare, hanno una connotazione politica; a Monza esiste un via Falcone e Borsellino, breve e nascosta, esiste una targa che ricorda Paolo Paoletti in via de Leyva dove è stato assassinato, e non ricordo altro.
E allora perché Sergio Ramelli e non Fausto e Iaio vittime di un analogo tragico agguato di segno politico opposto? Ma soprattutto perché Ramelli e non il commissario Luigi Calabresi o un altro dei tanti servitori dello Stato uccisi dal terrorismo? Il sindaco che blatera a sproposito di pacificazione, qui ha perso davvero l'occasione di metterla in pratica dedicando il giardino per esempio a tutte le giovani vittime del terrorismo, se dedicarla a Sergio Ramelli, Fausto Tinelli e Lorenzo Jannucci gli sembrava troppo audace.

Siamo in un momento in cui lo squadrismo rialza la testa: lo abbiamo visto con la manifestazione dell'orgoglio fascista, non si può chiamarla diversamente, il 25 aprile del 2008 al cimitero, con l'esibizione di bandiere di Ordine Nuovo e della Repubblica di Salò, quella con l'aquila con il fascio littorio fra gli artigli. E poi le numerose scritte sui muri fino al manifesto di Ordine Nuovo affisso nei giorni scorsi sui tabelloni predisposti per i referendum, in cui proprio a proposito di Ramelli è scritto "NOI non dimentichiamo". Il pericolo, concreto, è che i “giardini Sergio Ramelli” diventino il sancta sanctorum degli squadristi cittadini.

Franco Isman

manifesti fascisti



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  2 maggio 2011