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Piazze, parcheggi, referendum e democrazia
di Giuseppe Pizzi


  1. Chi è causa del suo mal…
    E' logico che imprenditori avveduti abbiano mostrato interesse per il sito più ambito e redditizio. Nessuno, che non sia masochista, sceglie di costruire posti auto in piazza Citterio, o magari al Cederna, quando può farlo in piazza Trento e Trieste. Chi voleva il parcheggio in piazza Citterio, avrebbe dovuto guardarsi bene non solo dall'offrire, ma nemmeno dal prospettare altre opzioni più pregiate, né piazza Trento e Trieste né ogni altro posto del centro storico.

  2. Qui pro quo
    L'ambiguità del quesito referendario, così come formulato, è confermata dal suo principale promotore, GiamPietro Mosca: “Rimango del parere che la costruzione in prima istanza del parcheggio in piazza Citterio ed un suo valido collegamento (pubblico) con il centro dimostrerà a tutti l'inutilità del parcheggio centrale”. Ovvero, si dice piazza Citterio “prima” di piazza Trento e Trieste, ma si intende piazza Citterio “invece” di piazza Trento e Trieste. Attenzione, il piccolo scambio di avverbi prelude a un grosso equivoco.

  3. Pezo il tacòn del buso
    I firmatari della richiesta di referendum hanno firmato per piazza Citterio prima di piazza Trento e Trieste, cioè “prima l'una e poi l'altra” che in italiano significa entrambe, sia pure non contemporaneamente. Quindi, a logica di referendum, bisognerà fare non uno, ma due parcheggi. Chiuso il cantiere di piazza Citterio, toccherà riaprire quello di piazza Trento e Trieste, utile o inutile che sia, a meno di indire un altro referendum e chiedere alla cittadinanza di cambiare idea. Oppure, rinviare alle calende greche, allungare a piacimento l'intervallo di tempo fra un cantiere e l'altro, ma i primi a non gradire sarebbero proprio coloro che oggi vogliono il referendum.

  4. All'incontrario
    E che dire della bizzarria di cominciare dal sito più periferico, se così si può dire di piazza Citterio (come è vero che tutto è relativo!), per poi eventualmente puntare anche su quello più centrale di piazza Trento e Trieste? Quale necessità di un parcheggio centrale ci potrà essere domani che non ci sia già oggi? E se un parcheggio dentro la cerchia delle mura è inopportuno o incompatibile oggi, a maggior ragione lo sarà domani. Da sola, la priorità di piazza Citterio su Trento e Trieste non si attuerebbe mai, e allora non rimane che imporla per referendum.

  5. A trovarlo!
    C'è anche un motivo economico, che fa della realizzazione “prioritaria” del parcheggio in piazza Citterio una prospettiva astratta ed illusoria. Questi parcheggi non si fanno con soldi pubblici, si fanno con il project financing, cioè con capitali di rischio in cerca di rendimento, e bisognerà vedere se ci sarà qualcuno disposto ad investire una decina di milioni di euro in una struttura di pubblico servizio, con prospettive di rientro dall'investimento rese incerte da una futura struttura concorrente meglio posizionata e più competitiva. Come minimo, pretenderà delle garanzie, imporrà delle clausole di compensazione. Mettiamo a referendum anche queste?

  6. Sì o no
    E' vero che la legge sull'ordinamento degli enti locali prevede varie forme di consultazione e partecipazione popolare, e fra queste il referendum consultivo, ma da qui a farvi ricorso per pianificare la viabilità e la sosta in città, ce ne corre. Nessun referendum riuscirà mai a condensare nel suo quesito le condizioni e le conseguenze dell'azione amministrativa, che riguardi un comune, un'azienda, o una famiglia. I referendum vanno bene per dire sì o no. Vi piace la legge xyz? Sì, rimane in vigore tale e quale. No, viene abrogata e semmai se ne fa un'altra. Volete la modifica costituzionale XYZ? Sì, bene, è approvata. No, non se parla più. Varare un progetto, confrontare le varie possibili soluzioni, valutare i pro e i contra delle une e delle altre, e operare una scelta, magari di compromesso, non è cosa che si possa fare con una crocetta su una scheda.

  7. La parola al popolo
    Il referendum è lo strumento della democrazia diretta, dà voce ai cittadini, li rende partecipi del governo della città, li trasforma da governati in governanti. Tutto vero, ma non è una panacea e va usato con cautela. Normalmente, la democrazia non prevede che sia il popolo ad amministrare e a governare, al popolo riserva solo il diritto e il compito di scegliere i governanti da cui sarà governato. E prevede anche che dopo averli messi al lavoro per un periodo stabilito, gli dia un voto, di promozione o di bocciatura, e che i bocciati tornino alle loro private occupazioni, e siano sostituiti da altri. Lo dice anche Aldo Melzi, “Ci si presenta agli elettori con un programma, se si viene eletti si cerca di realizzarlo. Se non ci si riesce si torna ad occuparsi d'altro”. Così funziona il sistema. L'anomalia, forse necessaria in casi estremi, si ha quando i cittadini esautorano i loro rappresentanti, eletti proprio per quello, e si mettono a decidere come, dove e quando fare i parcheggi. E se sbagliano, che cosa fanno, si auto-infliggono una bocciatura di massa? I cittadini mica si possono sostituire!

Giuseppe Pizzi


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  9 gennaio 2006