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Il Regicidio e la Leggenda della croce di fuoco e d'oro



Come ormai piccola tradizione, nella ricorrenza del 29 luglio, data del regicidio a Monza, presento una cartolina. Più altre cose che hanno un certo interesse. Quella di oggi mostra la “Erigenda Cappella Espiatoria”  all'inizio dei lavori. Si vede il basamento e una grande struttura di ponteggi. Vi è anche il ritratto di Umberto. La cartolina è decorata con motivi floreali ed è dei primissimi anni del '900 dato che la cappella fu terminata nel 2010 per il decennale (con qualche coda successiva).

il progetto, l'inaugurazione sulla Domenica del Corriere

La storia del perché del regicidio è nota e altre volte, nelle cartoline, ho scritto e documentato dei pochi giorni del Bresci a Monza, dopo il lungo viaggio dagli Stati Uniti via Parigi (EXPO) con la macchina fotografica  da turista e la pistola in tasca. Il suo pernottamento in via Cavour, l'incontro con la prostituta e le informazioni, da inconsapevole, che gli diede sulla manifestazione ginnica (in origine pensava di uccidere Umberto al Parco durante la normale passeggiata). La stranezza che, pur segnalato perché già recluso a Prato per ragioni politiche, entrò al campo ginnico firmando all'ingresso col suo nome (come risulta dagli atti di processo). La stranezza ancora che re Umberto, forse per il caldo, non portava il corsetto di maglia di ferro che usava spesso in pubblico (aveva già subito altri attentati) e che quella sera non c'era il corpo di guardia di sicurezza che solitamente lo seguiva e ancora che la regina non volle accompagnarlo. Stranezze che fanno riflettere.

Un particolare: per attendere il rientro del figlio ed erede Vittorio Emanuele (in navigazione sullo Jonio con la moglie), il corpo fu mantenuto nella vasca con alcol, ma altri dicono con ghiaccio.  Poi i funerali lungo la Città sino alla stazione: funerali solenni  a Roma e che si concluderanno al Pantheon.

Dopo la morte lo Stato, che molti definivano poliziesco, intervenne pesantemente supponendo un complotto e per la sinistra, ritenuta ingiustamente responsabile, fu un momento duro. Il ventennio fascista e monarchico è come se avesse eliminato pezzi della nostra storia e di personaggi che pure meriterebbero una certa attenzione.
Un mese dopo si svolse il troppo “veloce” processo del Bresci, concluso in 24 ore con la condanna all'ergastolo (la pena di morte era stata abolita) tra le proteste dei difensori e poco dopo lo strano “suicidio” in carcere su cui furono subito posti forti dubbi.

28 luglio   29 luglio
la vigilia e il giorno dell'inaugurazione

A Monza, sul luogo del regicidio (campo ginnico  della Forti e liberi di allora) fu eretta la Cappella Espiatoria. Progettata dall'architetto Sacconi  (autore del Vittoriale) e, alla sua morte nel 1905, continuata dall'arch. Cirilli  (come in altre cartoline ho descritto). Nella rivista Emporium del 1910 compare, nell'occasione del decennale e del termine della Cappella, un lungo articolo di Raffaello Nardini Saladini che poi, nel 2012 diventa pubblicazione a sé in un saggio  edito dall'Istituto Italiano D'Arti Grafiche  di Bergamo. Pubblicazione e rivista che ho nel mio archivio e che è stata di recente ripubblicata in occasione di una mostra alla Villa Reale da parte del Centro Documentazione Residenze reali lombarde. L'articolo è ricco di documentazione dei progetti e delle fasi quasi decennali di costruzione.   Le foto testimoniano che al 28 luglio del 1910, ancora parte consistente delle impalcature erano nel cantiere e che evidentemente fu una corsa, dato che la foto del giorno dopo, alla inaugurazione, presenta la Cappella “libera”.
Come documentazione cito qui anche il volume “La cappella Espiatoria” a cura di Marina Rosa e con vari partecipanti e “MONZA 29 luglio 1900, Il Regicidio, dalla cronaca alla storia” (naturalmente ce ne sono tanti altri).

   
Giuseppe Sacconi
Amilcare Cipriani
monumento a Bresci

Dice Nardini: “Eppure, se il lavoro che oggi si è inaugurato fosse dipeso da un qualunque ministero, e soprattutto da eventuale direttore amministrativo delle belle Arti, si sarebbero dovuti creare perlomeno dodici uffici con cento funzionari, secondo le più perfette norme della burocrazia, e l'opera d'arte sarebbe cresciuta stentatamente fra querimonie e sbadigli; Fra scioperi e dispetti; tra commissioni  e dimissioni…”.  “Giuseppe Sacconi ideò dunque che una grande croce latina fatta di alabastro trasparente fosse affidata ad una stele di carattere greco-italico e diffondesse un mistico chiarore.”. “solo il popolo può dar la misura completa del fascino che emana dalla genialissima idea… E il popolo creerà la leggenda della croce di fuoco e d'oro.”
Non sarà così!

Qui voglio segnalare Amilcare Cipriani, esule in Francia, socialista con tendenze anarchiche (chiamato anche “l'uomo più rosso d'Italia”), che scrisse sulla stampa francese un lungo articolo “Bresci e Savoia: il regicidio”  e un altro “ Sulla misteriosa morte di Bresci”.  Cipriani era stato socialista, in carcere in Italia per la sua attività politica, garibaldino al seguito dell'Eroe dei due Mondi. Una buona penna, fervida cultura e passione politica internazionale. Uomo che i Servizi italiani cercarono di uccidere all'estero perché ritenuto pericoloso e che aveva scritto sui giornali: “Bravo Bresci.”.
Dice la prefazione all'articolo:”In mezzo al clamore, alle grida d'ira e di vendetta, in mezzo al mercato di tanti piagnistei pochi furono coloro che non ne rimasero sopraffatti e che mantennero intatto il loro sangue freddo, il loro raziocinio e meno ancora quelli che ebbero il coraggio di analizzare il fatto, di mostrarlo nella sua vera luce e di esprimere la loro simpatia e la loro ammirazione per Gaetano Bresci. Fra questi pochi, anzi quasi unico, fu Amilcare Cipriani. Egli, appena saputo dell'uccisione di re Umberto, disse ciò che ne pensava su vari giornali francesi, tirandosi addosso l'ira della feroce stampa reazionaria d'Italia, che chiese la sua estradizione; poi pubblicò l'opuscolo: Il Regicidio.”
“ Io l'ho estesamente fatto nelle colonne di questo giornale e coi minimi dettagli.
Ho raccontati gli effetti disastrosi della Triplice, nella quale re Umberto era più austriaco che
l'imperatore d'Austria; la sua avversione alla Repubblica Francese; la sua amicizia colpevole con
Crispi; il disastro sanguinoso di Adua in Abissinia; i massacri di Sicilia; Morra di Lavriano, il
massacratore dei Siciliani, onorato, complimentato ed elevato al posto di ambasciatore a
Pietroburgo, i massacri di Milano; i suoi elogi a Rudinì e al generale Bava-Beccaris; le persecuzioni feroci ed inique contro i repubblicani, i socialisti, gli anarchici e persino i semplici liberali; la soppressione brutale della libertà di stampa, di riunione, di organizzazione; le leggi statutarie abolite; il tentativo fatto da Pelloux di rimpiazzare la monarchia costituzionale con una monarchia assoluta; la miseria sempre crescente nel popolo; l'emigrazione causata da questa; l'impunità accordata a tutti i funzionarii dello Stato, per le loro infamie; lo spionaggio, la falsa testimonianza, la Maffia, la Camorra elevate all'altezza di istituzioni legali; l'onta di San Mun in Cina; le imposte nuove per una spedizione armata in quel lontano continente; la prospettiva di massacri in Cina somiglianti a quelli di Adua e Abba Carima; le prigioni e i bagni popolati da migliaia di cittadini innocenti; l'infame domicilio coatto ove gemono da lunghi anni tanti poveri padri di famiglia, colpevoli di essere socialisti o anarchici; tutto questo è stato detto in queste colonne.”
Vale la pena la lettura del lungo articolo, per capire i tempi e quanto ci lega al passato più o meno recente. Cipriani fu anche eletto deputato a Milano per i socialisti (1886, ma si rifiutò di giurare fedeltà al re) .

“La leggenda della croce di fuoco e d'oro” della Cappella Espiatoria,  auspicata dal Nardini non c'è stata.  sia in riferimento al regicidio che ai giudizi della storia e dei cittadini sulla dinastia Savoia che pur partecipe della epopea dell'Unità di Italia è stata fascista,  liberticida e ritenuta codarda.  La croce è sempre spenta. A Carrara una stele ricorda il Bresci.

busta
Mi fermo qui anche se ho una cosa interessante nel mio archivio, una lettera dell'8 agosto 1900 di una certa contessa Giulia, presente nella Villa Reale all'epoca dei fatti, indirizzata alla Marchesa Teresa Guasco di Bisio, che cita anche Sua Altezza Reale la Duchessa Isabella: “Siamo ancora tutti affranti! Oggi sono otto giorni dal tremendo misfatto e non si può credere alla cruda evidenza! Sembra ancora un sogno, un terribile sogno!”... poi termina meno drammaticamente: “Spero vederti al lago. Ti abbraccio di cuore”.
La lettera più completa, anche per i personaggi interessati e in particolare Isabella  (1863-1924) che come la Regina Teodolinda era Bavarese e consorte del Duca di Genova  Tommaso Alberto e che quindi poteva fregiarsi del titolo di Sua Altezza Reale (S.A.R.),  meriterà un'altra cartolina.
La lettera è su carta intestata della Villa Reale, a disposizione dei nobili ospiti.

Alfredo Viganò

viva il re
Viva il re, viva il re, viva il re !
Associazioni monarchiche davanti al Duomo il 24 luglio 2012
prima di recarsi in pellegrinaggio alla Cappella espiatoria

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  29 luglio 2012