prima pagina pagina precedente indice




1915 – Natale di guerra
Auguri al generale nelle retrovie



Auguri al generale

Il 24 dicembre 1915 : “devoti auguri “ al Tenente Generale che stava vicino al fronte.
Pochi mesi prima l'Italia, che si era staccata dalla “triplice”,  era uscita dalla “neutralità” ed aveva dichiarato guerra  all'Austria–Ungheria a seguito del patto segreto di Londra dove l'Italia, in cambio di concessioni da parte dell'Intesa, si impegna ad entrare in guerra.

Sarà una guerra tragica, la “Grande guerra”, con milioni di morti e con l'uso anche di gas mortali, poi la retorica, il regime ed un'altra guerra “mondiale”, tragica anch'essa.

Arrengario

L'Arengario, simbolo di Monza appare racchiuso in un elisse ( ma la didascalia dice “Arrengario” ! ). Dalla “parlera” si davano le notizie, tra pianti e sospiri, della grande guerra e si leggevano  i nomi dei Caduti. La cartolina fu scelta forse proprio perché più che una cartolina con vista, sembra un cartoncino.
Altra cartolina per gli auguri di Natale, già presentata, era stata spedita il 23 dicembre del 1903, con un festino nel Parco, vicino ai Molini Asciutti. Pare che si trattasse della festa dei Cappellai di Monza che una volta all'anno facevano spuntino  e baldoria, in barba alla Matta Tapina della Selva dei Gavanti.

Dicembre 2005, ancora guerre con centinaia di migliaia di morti anche per “merito” delle bombe”intelligenti”, all'uranio arricchito, al fosforo etc. etc.. Due terzi del Mondo fa la fame. Il terrorismo è oscurantista e colpisce alla cieca gente inerme. Milioni di bambini vivono per strada. Un attore che viene dall'Europa governa una parte degli Stati Uniti dove si va in vacanza e dove un negro, condannato a morte, viene “giustiziato” con una siringa, dopo più di venti anni e quando è un altro uomo. L'attore muscoloso, fiero della sua assurda interpretazione da “sterminator”, non concede la grazia. Intanto il banchiere di una “Popolare”, come in un film,  sembra rubare tanto, rubando poco per volta,  a tutti .

Certe volte è proprio strana e dura la vita.

Nel 1915 si cantava:

Canta, canta, rosa e fiur,
l'è nassuu noster Signur,
l'è nassuu in Bethleèm
sensa fassa né patell;
sensa fassa né patell
de fassà sto bambinell,
sensa fassa né lenzooù
de fassa 'sto  por fioo,
sensa fassa ne cussin
de fassa sto por bambin,
la Madona la lavava
San Giuseppe i destendeva,
el Bambin po el piangeva
per el frecc che luu ìl gh'aveva.
Citu, citu, por Bambin.
Te darò un po' de lacin.

Piva, Piva, l'oli d'uliva,
gnaca, gnaca, l'oli che taca;
ul Bambin el porta i belee
e la mam la spend i danee.


C'era anche uno strano proverbio forse legato agli eccessi della festività:
L'oeuf del dì de Nadaa el fa guarì el venter a chi ghe l'a malaa.

E poi una filastrocca di Natale diceva:

L'è scià Natal,
l'è festa in general;
e la matina un busechin,
cunt adrè un bicer de vin;
a mesdì un capunscell,
cunt adrè un risutell;
a la sira el panetun,
cunt adrè vergott de bun
e naremm in lecc a tumburlun.


Insomma: auguri di buon Natale a tutti

Alfredo Viganò


cartolina successiva cartolina precedente

  25 dicembre 2005