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Scherzi di fabbrica
di Primo Casalini


lo zuccherificio Eridania nel 1899
lo zuccherificio Eridania nel 1899

Il braccio di ferro
Nella terza estate - su sette - che passai allo zuccherificio di Parma, fui testimone della famosa sfida a braccio di ferro. Gandolfi, un operaio magro e tutto nervi, era considerato una macchia, termine semi-dialettale con cui a Parma si definivano certe persone, estrose e sfigate al tempo stesso. Mentre invece uno estroso e sveglio era uno sgaggio.
Questo Gandolfi, più lo prendevano in giro, più si autoesaltava, anziché deprimersi. Aveva la lingua sciolta, e pur andando continuamente a sbattere, si riprendeva subito come se niente fosse. E pensava, realmente pensava, di non essere preso in giro, ma di essere lui che prendeva in giro gli altri, tutti gli altri.
Nello zuccherificio operava una Cooperativa Facchini, il politically correct non era ancora stato inventato e i facchini si chiamavano facchini. Ognuno di loro era armato di un grande forcone, però con le sfere al posto delle punte per non bucare le barbabietole. La cooperativa aveva una sua gerarchia interna basata su una regola molto semplice: il più forte fisicamente era quello che comandava, e via a scendere. Regola facilmente verificabile in ogni momento sul lavoro: i facchini erano veramente tali, non c'erano tutte le attrezzature che ci sono oggi. C'era solo il forcone. Sembravano i diavoli di Malebolge, diavoli simpatici però, quasi sempre a torso nudo, quindi non avevano l'abbronzatura dei muratori, quella che disegnava la canottiera sulla pelle. Segretamente, non tanto, ammirati dalle poche donne della fabbrica. E rispettati dalla direzione, anche perché, se si scioperava, scioperavano tutti, e lo decidevano in cinque minuti se scioperare o no.
Gandolfi un giorno si mise a far battute con Evaristo, il capo dei facchini, che lo lasciava dire; ma Gandolfi esagerò, dicendo che lui, magro e nervoso come era, non temeva nessuno a braccio di ferro. Qualcuno cominciò a ridere, ma Evaristo li fece subito smettere, e disse: “Le sfide si accettano!” Capirono immediatamente, gente sveglia, anche perché gente libera. Solo Gandolfi non capì, ma era normale che succedesse.
Si organizzò la sfida, all'aperto naturalmente, fra i silos delle bietole. Evaristo resistette tre minuti, poi cedette di schianto, facendo due rotolamenti per terra dal dolore.
Gandolfi trionfava, ed Evaristo disse - parlavano solo in dialetto, traduco - “Adesso ci facciamo spiegare quale è il segreto della sua forza”. Gandolfi rimase a bocca aperta, perché non ci aveva mai pensato, ma quasi subito rispose: “Il segreto è quello che mangio” “Prendiamo nota”, disse Evaristo. Furono tutti attorno a Gandolfi, che non arrivava alle loro spalle, con dei fogli di carta oleata e passandosi un matitone.
Gandolfi era un creativo; andò avanti per cinque minuti a raccontare quello che mangiava. Ed avrebbe continuato, ma Evaristo disse: ”Adesso abbiamo da fare”, girò Gandolfi di 180 gradi e lo inforcò, non col forcone ma con la mano destra sotto le parti basse, e lo alzò per aria. Gandolfi che poteva fare? Sgambettava, e la risata di tutta la Cooperativa Facchini era omerica, senza metafore. Quando Gandolfi fu deposto a terra, si rialzò, guardò Evaristo e gli disse: “Prima o poi ti do la rivincita”. Gli offrirono da bere.


Il figlio dell'agrario
Sciopero! Allo zuccherificio, lo sciopero era un'arma risolutiva, se utilizzato durante la campagna, in cui tutto si giocava in tempi brevi.
Come prima cosa, all'alba arrivò un trattore col rimorchio carico di bietole, che furono tutte rovesciate di fronte al cancello principale, per bloccarlo. Il colpo andò a segno, anche perché la Cooperativa Facchini era solidale, e nessuno osava prenderne il posto. Toccò a venti celerini, nel pomeriggio, ragazzi robusti ma non abituati a quel tipo di fatica. A poca distanza, il popolo assisteva in silenzio, salvo un fragoroso ed ironico applauso quando sparì l'ultima bietola.
All'interno, c'era il comizio. Il segretario si infervorava: “Sono tutti con noi: repubblicani, socialisti, democristiani…” ma fu interrotto da uno che lo rimbeccò: “Stai zitto! Qui, di democristiani non ce n'è uno”. La tattica di abbracciare il nemico muoveva allora i primi e stentati passi.
Noi, studenti stagionali, assistevamo. Ci avevano fatto sapere che dovevamo continuare come se lo sciopero non ci fosse: tanto, mancava chi ci poteva comandare, e la nostra presenza era un puro danno per l'azienda.
Si aggiravano figuri strani, uno in particolare, primo esempio di bipartisan che ho conosciuto: probabilmente spione verso gli uni e verso gli altri. Furbastro, maligno, cinico. Molto spiritoso, anche.
Aveva adocchiato il tipico figlio di agrario e decise di farci divertire. Oltre a noi, c'erano infatti degli altri giovani stagionali, quelli della Associazione Bieticoltori. Meglio vestiti, col badge (l'ho imparato anni dopo che si chiama così). Questo aveva lo sguardo terrorizzato, chissà i discorsi che sentiva in casa da quando era bambino.
Lo spione non la prese lunga, ci strizzò l'occhio e disse al tipico figlio: “Non so te, ma io ho paura. Il sangue mi fa star male”. “Il sangue?”. “Sì, in fabbrica ci sono tre depositi di armi. Ai diffusori i mitra, ai filtri le pistole, nel sotterraneo le bombe a mano”. Fornì i dettagli, gli spioni sanno essere credibili. Aggiunse anche qualche pugnale nel deposito delle biciclette, molto vasto allora. “E che succede?” “Bah, questi studenti li lasciano perdere, il popolo deve studiare, ma tu… tu sei il figlio dell'agrario!”. Noi tirammo un sospiro di sollievo. “Sanno tutto! Tu, ad esempio abiti sulla strada da Torrile a Colorno”. L'aveva saputo da noi dieci minuti prima.
Ma quando disse: “Lo vedi, quel grande garage sempre chiuso? C'è un carro armato dentro!”, scoppiammo in una risata che non finiva più, ed il tipico figlio si riprese. Eppure… eppure sono convinto che ancora oggi, alla sera, da qualche parte, quando sente Berlusconi intonare in TV il comunisticomunisticomunisti, racconta ai figli, e magari ai nipoti: “Tutto vero! Io mi ci sono trovato in mezzo. Una volta…”

lo zuccherificio Eridania nel 1899 lo zuccherificio Eridania nel 1899
ristrutturazione ad auditorium di Renzo Piano
foto dal sito http://www.parmaitaly.com/auditorium.html


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  16 dicembre 2006