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ECONOMIA E DINTORNI
Brunetta e il non-economista
Giacomo Correale Santacroce

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Non ho mai provato una grande stima per il ministro per la riforma della P.A. Brunetta. Penso che, in linea con questo governo, agisca più sui sintomi dei problemi che sulle loro cause profonde. Perché sui sintomi si può fare demagogia, sui problemi strutturali ci si scontra con interessi da cui dipende gran parte del consenso. Rimpiango Sabino Cassese e Franco Bassanini, che hanno fatto molte più riforme vere di lui.
Tuttavia ho apprezzato molto la sua recente uscita su Tremonti, un fendente non da poco: “Non è un economista”. Come dire, per un ministro dell'economia, che è un incompetente.
Ha sostanzialmente rivelato che il re è nudo. E il re ha accusato il colpo, rispondendo con debole ironia: “E' vero, io sono un leguleio”. Cosa vera, anche se nobilitata poi dall'altro economista della destra, Baldassarri, che ha dichiarato: “Tremonti è un ottimo fiscalista”. Cosa che condivido pienamente. Le sue antiche prestazioni con il suo padrone potenzialmente avversario lo testimonia.
Ma può un fiscalista, per quanto ottimo, essere un buon ministro dell'economia? A mio parere no: per un ruolo di quel tipo ci vogliono economisti, possibilmente speciali, come quelli intervenuti in varie occasioni a raddrizzare la barca del nostro Paese, sempre sull'orlo del naufragio grazie a politici e… a fiscalisti (non dimentico Visco, che dall'altra parte ha fatto cose buone ma anche disastri con l'applicazione forzosa degli studi di settore, pagata poi salata dalla sinistra). Mi riferisco a gente come Carli, Ciampi, Prodi (e sì!), e se mai a politici illuminati come Amato.
Il nostro fiscalista non sarebbe nemmeno un buon dirigente o consulente d'impresa: assomiglia a quei “tagliateste” a cui si affidano imprenditori incapaci per rimettere in sesto l'azienda disastrata: ottengono, se ottengono, buoni risultati nel breve termine, ma solo finanziari, ponendo però le basi per il successivo fallimento: perché una azienda senza teste non è più un'impresa.
Temo che, se non arriva qualche economista-salvatore, con un leader all'altezza (il termine non è casuale), per l'Italia saranno (il termine lo lascio ai cultori della lingua ad hoc italiana)

Giacomo Correale Santacroce



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Giorgio Malagoli
November 30, 2009 11:21 AM

Credo che l'atteggiamento di Tremonti sia dovuto ad una totale sfiducia sulla possibilità del Governo di incidere in modo significativo. sulle abnormi spese correnti del bilancio dello stato. Prima di lui abbiamo avuto illustri economisti ma nessuno è riuscito a risolvere questo problema che assorbe il 45% del PIL.
Possiamo dargli torto? Cosa faremmo al suo posto?
No money no party!!

Giorgio Malagoli



Giuseppe Poliani
November 30, 2009 3:06 PM

Io comincerei a far pagare le tasse a tutti che sono altissime per i lavoratori dipendenti, sempre basse per imprenditori furbi e criminali, commercianti scaltri e professionisti paraculi.
In secondo luogo eviterei di rinnovare l'ennesimo condono ai furbi ed ai mafiosi non permettendo loro di riciclare il loro denro in Italia grazie allo scudo fiscale.
Già facendo così ci sarebbero più soldi.
Terzo devo anche dire che questo governo si distingue non solo per l'inadeguatezza di Tremonti, ma anche la Gelmini che non ha mai insegnato, Sacconie Brunetta che non hanno mai veramente lavorato, Berlusconi che non ha mai studiato la Costituzione e che cosa è la democrazia...
 
Giuseppe Poliani
 


Giuseppe Pizzi
December 01, 2009 12:56 PM

Ma può un fiscalista, per quanto ottimo, essere un buon ministro dell'economia? Senza riferimento al caso specifico, perchè no? Con tutto lo staff di esperti di cui dispone un ministero, ci manca che gli si aggiunga anche il ministro. Non mi spingo fino a dire che occorra l'incompetenza per fare un buon ministro, ma certo non credo che basti la competenza. Argomento che sviluppo qui: "Tecnici e Politici"

G. Pizzi



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  10 novembre 2009