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TAV in Svizzera e in Italia
Lì la galleria più lunga del mondo, qui le contestazioni
di Franco Isman

la
la galleria Est - foto Fr.I.
lo svincolo alla stazione multifunzionale di Faido
lo svincolo alla stazione multifunzionale di Faido - foto Fr.I.

Il mega traforo del San Gottardo sta avanzando: due gallerie di 57 chilometri, separate per i due sensi di marcia, soprattutto per ragioni di sicurezza, essendo progettate per l'alta velocità e cioè per treni che potranno viaggiare fino a 250 chilometri all'ora impiegando poco più di un quarto d'ora per l'attraversamento delle Alpi, da Bodio a Erstfeld, al posto dell'ora e venti della romantica ferrovia che si inerpica fino a 1100 metri di quota con i famosi giri ed “otto” con ponti e gallerie a spirale.
Una rivoluzione per i collegamenti Nord-Sud d'Europa, con treni che saranno competitivi e potranno parzialmente sostituire gli aerei, per i quali al brevissimo tempo di volo sono da aggiungere i tempi di collegamento delle città con i rispettivi aeroporti, i tempi di check-in, l'incognita delle condizioni metereologiche ed i ritardi abbastanza comuni. Un risparmio energetico enorme.

57 chilometri di traforo, 15 anni di lavoro, ultimazione prevista per il 2015, 7 miliardi di franchi (4,5 miliardi di euro) di spesa, finanziamento ottenuto per il 50 per cento circa con una tassa sul transito dei TIR, il 40 da quella sui combustibili (la nostra Accisa) e il 10 dall'IVA.

<b>la testa della fresa di 9 metri</b>
la testa della fresa di 9 metri
<b>l'impronta nella roccia della fresa</b>
l'impronta nella roccia della fresa

Lo scavo avviene con sistema tradizionale con le mine, estremamente automatizzato e, per la massima parte, con delle "talpe" della lunghezza di oltre 100 metri con una testa a fresa rotante del diametro di 9 e talvolta 9,60 metri che avanzano, a seconda della roccia incontrata, con una velocità da pochi metri fino al record di 35 metri in un giorno, lasciando la galleria semi finita, con inserite le centine in acciaio di rinforzo, la rete di armatura e il primo getto di calcestruzzo.

Nel 1998 è stato fatto un referendum in tutta la Svizzera, per ottenere la conferma sulla scelta strategica di procedere alla realizzazione di linee ferroviarie ad alta velocità, con lunghissimi trafori, allo scopo di migliorare i collegamenti ma, soprattutto, di diminuire al massimo il transito dei mastodontici e inquinanti TIR che in futuro troveranno più conveniente (con una politica di tariffe e di corrispondenti disincentivi) essere caricati sui treni in appositi centri (ne è previsto uno a Busto Arsizio) e liberare quindi strade e autostrade. Gli svizzeri, pur sapendo che la scelta avrebbe comportato maggiori tasse, hanno detto sì.
Da quel momento tutte le energie e le risorse sono state impiegate per questo progetto, sono state bloccate le ipotesi di raddoppio di autostrade e gallerie autostradali, è stata avviata una massiccia campagna di informazione e di confronto con la popolazione locale garantendo ogni possibile intervento per ottimizzare sicurezza ed impatto ambientale.

E da noi ?
Il collegamento veloce Est-Ovest è altrettanto strategico di quello Nord-Sud e l'Italia ha sostenuto una grossa battaglia per evitare che il corridoio ferroviario veloce venisse spostato dal percorso più logico e breve attraverso il nostro Paese al Nord delle Alpi attraverso Austria e Svizzera. Importanza fondamentale per le persone ma ancor più per la riduzione del traffico su gomma. Nessun referendum, da noi non è previsto per questi problemi, ma probabilmente poca o nulla informazione, con i risultati che si vedono, con contestazioni più o meno giustificate delle popolazioni locali ed altri che cavalcano la protesta.

I motivi addotti sono abbastanza poco seri e consistono soprattutto nel pericolo costituito da una probabile presenza di rocce contenenti amianto (la più grande miniera d'Europa, quando l'amianto era una meraviglia e non si conosceva la sua pericolosità, era Balangero, a una cinquantina di chilometri dall'imbocco del tunnel) ed il possibile incontro di minerali contenenti uranio. L'amianto è certamente un problema per i minatori che dovranno, nel caso, lavorare adeguatamente protetti e con largo impiego di spruzzatori d'acqua (il solo pericolo è costituito dalla polvere di amianto) mentre non dovrebbero esserci grossi problemi per il suo stoccaggio, per esempio riempiendo parzialmente le voragini delle vecchie cave di Balangero “coltivate” a cielo aperto con il sistema del “Glory Hole”, e assolutamente nessun problema per la popolazione.
Quanto all'uranio non ci sono evidentemente grossi giacimenti, altrimenti sarebbero ampiamente sfruttati, sono sempre possibili lievi modifiche del percorso delle gallerie per evitare le zone più radioattive e l'argomento sembra davvero usato in modo strumentale: su un sito quasi ufficiale dei contestatori viene comparato il livello di radioattività esistente nell'aria a Cernobyl (oggi) con quello di un pezzetto di minerale contenente uranio, evidentemente assolutamente incomparabili.

Massima informazione, massime cautele e garanzie, ma la decisione non compete esclusivamente agli abitanti della valle: nessuno vuole una centrale nucleare vicino casa propria, ma neppure una a carbone e nemmeno a gasolio, e gli inceneritori e le discariche dovranno sempre essere realizzati a debita distanza da casa mia. Le scelte di interesse della collettività devono certamente essere decise con la massima cautela ed obiettività, ma devono poi comunque essere portate avanti.

contestazione
contestazione
politica all'italiana
politica all'italiana

Ma noi su questo problema rischiamo addirittura la tragedia, con Pecoraio Scanio che accende un cero a San Michele per proteggere la Val di Susa e le diatribe nell'Unione che, sommate alle altre, possono portarci a perdere un'altra volta le elezioni, cosa che per l'Italia sarebbe più deleteria di dieci Cernobyl.

Franco Isman


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  13 febbraio 2006