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Per il Parco
non contro l'Autodromo
Il ricorso di Italia Nostra, Legambiente, WWF e Comitato per il Parco contro la
concessione a trattativa privata e per quasi vent'anni dell'Autodromo alla SIAS
Franco Isman


autodromo e golf

Gli antefatti sono purtroppo noti: il 21 dicembre dello scorso anno la giunta monzese ha praticamente regalato quasi un quarto del Parco alla SIAS, società di proprietà dell'ACI di Milano che gestisce da tempi immemorabili l'Autodromo. Come definire altrimenti una bozza di convenzione della durata di addirittura 19 anni - quattro legislature amministrative, quasi lo spazio di una generazione - a trattativa privata, praticamente senza clausole di salvaguardia?
Dieci anni (e sembravano tanti!) era stata la durata della precedente concessione, scaduta il 31 dicembre 2006, 10 anni quanto aveva ipotizzato l'amministrazione Faglia per la nuova, non meno di 15 chiedeva Claudio Viganò, presidente SIAS, prima delle elezioni comunali.
Si prevede un uso intensivo dell'area per attività motoristiche o di altro genere anche se e quando il Gran Premio di Formula Uno venisse traslocato ad Abu Dhabi o chissà dove. Con un corrispettivo risibile per l'estensione e il pregio del complesso dato in concessione e per l'utilizzazione commerciale intensiva che se ne prevede.
Si tratta infatti di 134 ettari comprendenti il circuito classico, la vetusta pista ad alta velocità con le sopraelevate, il mega fabbricato box (60 box, 2 saloni di rappresentanza, salone panoramico di 750 metri quadrati, uffici personali di Ecclestone, 5000 metri quadrati di terrazze, sala stampa con 600 postazioni), l'edificio di rappresentanza, il padiglione museo, il padiglione festival di 2500 metri quadrati e poi ancora centro medico, uffici di direzione, abitazioni del direttore, del custode, del portinaio ed infine la piscina pubblica per complessivi 16.800 metri quadrati ed il campeggio con 220 piazzole su 34.000 metri quadrati.

Ma qualcuno dice di no.
Il Comitato per il Parco, realtà piccola ma da sempre attenta e attiva nella salvaguardia del nostro inestimabile Parco, assieme alle sezioni locali di Italia Nostra, Legambiente e WWF, è riuscito a coinvolgere le ben più importanti associazioni nazionali ed è stato predisposto un ricorso al TAR Lombardia, firmato dall'avvocato Mario Bucello, nome importante nell'olimpo degli “amministrativisti” milanesi, nell'interesse appunto delle associazioni ambientaliste nazionali oltre che del Comitato per il Parco; ma in realtà di tutti i cittadini monzesi che possono certamente essere favorevoli all'autodromo ma non sono disponibili a spossessarsi di un quarto dell'intero Parco.

Il ricorso è stato notificato al Comune di Monza e alla SIAS “dandone notizia” al Comune di Milano, comproprietario dell'area su cui insiste l'Autodromo, che non ha preso ancora alcuna determinazione in merito e ci si augura voglia assumere un atteggiamento diverso da quello dall'amministrazione monzese.
Un ricorso ai giudici amministrativi del TAR non può che essere eminentemente tecnico e denunciare le violazioni di ben precise norme di legge senza sconfinare in valutazioni “politiche” sull'operato dell'amministrazione. In questa fase ci limiteremo quindi ad illustrare i motivi di opposizione presentati dalle associazioni. Eccoli.

1. E' previsto l'affidamento della concessione a trattativa privata quando viceversa l'esecuzione di una gara è obbligatoria, anche secondo la normativa europea, e l'esperire una gara internazionale potrebbe portare a proposte di gestione dell'impianto più rispettose dell'ambiente in cui è inserito l'autodromo oltre che più vantaggiose economicamente.

2. Non è stata fatta dall'amministrazione alcuna valutazione economica del bene concesso, indispensabile ed espressamente prevista dalle norme per determinare la congruità del canone di affitto. Il canone annuale di 800.000 euro appare risibile rispetto alla consistenza delle strutture date in concessione ed al previsto utilizzo commerciale intensivo.

3. Non è previsto l'abbattimento delle fatiscenti e pericolose curve sopraelevate della vecchia pista ad alta velocità, non utilizzate da quarant'anni, come espressamente statuito dal Piano territoriale del Parco della Valle del Lambro.
L'abbattimento era previsto nella concessione precedente a semplice richiesta delle amministrazioni comunali di Monza e di Milano. La richiesta delle amministrazioni non era mai stata fatta e un ordine del giorno del capogruppo dei DS in consiglio comunale nella passata legislatura non era mai stato portato alla discussione dell'Aula. L'importo previsto per questo abbattimento era però stato giustamente stanziato in bilancio dalla SIAS.
Il mancato abbattimento porta come conseguenza l'inclusione nel contratto di concessione delle aree intercluse di ben 60 ettari comprendenti il Roccolo e l'area della Gerascia, escluse dalla concessione precedente e di nessuna utilità per le competizioni motoristiche.

4. Nella concessione, di rumore non si parla proprio, mentre le norme vigenti impongono il monitoraggio delle emissioni acustiche e l'attuazione di interventi atti a garantire il loro mantenimento entro determinati limiti. Aggiungiamo, ma non se ne parla nel ricorso, che in passato c'era stata un'ordinanza del Tribunale di Milano seguita ad una denuncia del comitato antirumore di Biassono e ad una approfondita perizia che, accertato che il livello di rumore era tale da costituire violazione del diritto alla salute, costituzionalmente garantito, ordinava l'utilizzo di silenziatori in tutte le corse, vietava cioè in pratica l'esecuzione delle corse di formula Uno ed altre simili.

5. Ultimo rilievo del ricorso il fatto che il Comune non abbia richiesto alcuna cauzione che è viceversa obbligatoria, a garanzia degli obblighi assunti, in qualsiasi contratto stipulato con gli enti pubblici.

Ma le associazioni non hanno intenzione di limitarsi a questo ricorso al TAR e intendono anche depositare due esposti alla Corte dei Conti per denunciare da un lato il grave danno erariale derivante dalla bassissima e ingiustificata quantificazione del canone ed in secondo luogo il fatto che non si sia provveduto ad esigere il rilevante credito derivante dal mancato abbattimento delle sopraelevate previsto, come già detto, nella precedente convenzione. Le associazioni inoltre presenteranno un esposto alla Commissione Europea per segnalare la violazione dei principi comunitari di concorrenza e “libertà di stabilimento” derivante dalla mancata esecuzione della gara internazionale.

Oltre a questa decisa azione di salvaguardia, le associazione hanno anche intenzione di spendersi in positivo “per una più ampia promozione del Parco di Monza quale inestimabile patrimonio storico, artistico e ambientale del nostro Paese e lanciano una campagna di sensibilizzazione «Parco di Monza, Parco d'Europa» che si articolerà in una serie di attività informative e culturali” come recita il comunicato stampa.

Beghella Bartoli, direttore dell'autodromo, interpellato da la Repubblica, replica:
«Un ricorso analogo lo presentarono nel 1997 e lo persero. Gią allora i giudici decisero che per gli enti locali non c“erano altri interlocutori al di fuori della Sias. E tutti gli interventi, in questi anni, sono stati a nostre spese».

Franco Isman


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  31 marzo 2008