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pozzo Gal


Ingurtosu - la miniera nel bosco
a cura di Giorgio Casera


Ho trascorso alcuni anni dell'infanzia in un paesino minerario della Sardegna, Ingurtosu, a cavallo tra gli anni '40 e '50 del secolo scorso. Ancora cinquant'anni dopo lo ricordo come un periodo fantastico: un piccolo centro, tante case sparse ed intorno una natura selvaggia, l'ambiente per i giochi e le avventure di noi bambini. Civette, lucertole, falchetti, carburo, vagoncini del minerale erano tra gli strumenti dei nostri passatempi, e poi, il mare…Se quel mondo fosse sopravvissuto mi sarei augurato che tutti i bambini ne usufruissero, a partire dai miei figli, che invece sono nati e cresciuti in città.
Quel mondo in pratica è esistito dal 1850 al 1960, il tempo necessario per la scoperta dei giacimenti, il loro sfruttamento ed infine l'esaurimento, o la cessata convenienza economica dell'estrazione. Già nella seconda metà degli anni '60, quando avevo portato mia moglie, allora mia morosa, a vedere i luoghi della mia infanzia, avevo trovato il villaggio disabitato e desolato, le case cominciavano a deperire e la vegetazione le invadeva così come le strade. Ma l'immagine più adatta a rappresentare la situazione era quella delle capre, sparse ovunque tra le case e i vecchi impianti, alla ricerca del loro cibo.
E così è stato finora: l'abbandono totale degli anni seguenti ha permesso alla natura di ritrovare il suo equilibrio nella flora e nella fauna (una campagna di osservazione del WWF ha permesso di censire, due anni fa, 300 cervi nel territorio del comune).

panorama di Ingurtosu
villa Ginestra
Sono passati meno di cinquant'anni, dicevo, ma per un escursionista che percorre le vecchie strade sterrate situate tra il paese di Arbus e il mare della Sardegna sud occidentale, strade che collegavano paesi e impianti delle miniere (un escursionista alla Chatwin, con zaino, viveri, l'indispensabile acqua e scarpe robuste) l'impressione è che siano trascorsi secoli da quando l'attività estrattiva nella zona è definitivamente cessata. Il paesaggio che gli si offre è infatti costellato di case sparse diroccate, grandi discariche di materiali di scarto, rotaie divelte e vagoncini arrugginiti. Se non fosse per la bellezza della natura circostante, specie se si affronta il viaggio nelle stagioni di mezzo, e per l'interesse che suscitano ancora alcune costruzioni (abitazioni, uffici, impianti) sarebbe naturale avvertire un senso di desolazione. Il fatto è che gli agenti atmosferici, ed in particolare il vento (quel vento che chi ha vissuto nella zona non dimenticherà mai) e il sole cocente hanno lavorato bene.
Chi raggiunge nei mesi estivi (pochi per fortuna, a causa delle pessime strade) la stupenda spiaggia di Piscinas percorre, spesso inconsciamente, un itinerario che tocca i punti più significativi, da un punto di vista storico ed industriale, dell'area.
Si arriva ad Ingurtosu, provenendo da Arbus, attraversando un territorio collinare e, poco prima del paese da un punto panoramico si presenta un ampio spettacolo su buona parte dell'intera zona mineraria fino al mare: macchia mediterranea diffusa sulle colline e negli avvallamenti, habitat ideale per cervi e cinghiali, e ruderi sparsi disordinatamente, ancora troppo lontani per comprenderne la funzione. Altra presenza da notare qua e là boschi di grandiosi pini marittimi: sono i superstiti tra quelli piantati dalle maestranze della miniera per ottenere il legname che serviva a puntellare le gallerie.

il Castello portico

Poco prima dell'ingresso nel paese, in cima ad una collina, si staglia la “Villa Ginestra”, costruita intorno al 1900 dal proprietario della miniera dell'epoca e in seguito residenza del direttore.
La villa, costruita in un punto da cui si potevano osservare i vari centri di attività, benchè diroccata, esposta alle intemperie e ai vandali, è ancora un bell'esempio di villa di campagna in stile liberty.
Più sotto, in successione all'ingresso del paese, la chiesa di S. Barbara (ovviamente!), l'ospedale e l'albergo degli operai scapoli e senza dimora. Chiesa, ospedale e albergo sono costruiti in blocchi di granito, di cui la zona abbonda.

laveria Brassey oggi
laveria Brassey in attivitą
Inoltrandosi per il paese ci si trova di fronte imponente la palazzina della direzione della miniera (“il castello”) costruita anch'essa in blocchi di granito intorno al 1870, in stile particolare (con lineamenti neo gotici, direi da inesperto), del tutto anomalo rispetto al resto dell'abitato.
L'edificio è in posizione dominante rispetto alle case di abitazione e ai cantieri circostanti, com'era d'uso.
La strada che porta verso gli impianti e il mare passa curiosamente sotto un arco della stessa palazzina e prosegue tra le case dei minatori e montagne di discariche fino ad arrivare ad un primo pozzo di estrazione, il pozzo Gal.
Da questo e da altri nella zona (ne ricordo cinque o sei funzionanti) si estraeva la galena (da cui si otteneva il piombo) e la blenda (per ricavarne lo zinco). Si scavava in profonditą, a circa cento metri sotto il livello del suolo, e le gallerie mettevano in comunicazione i vari pozzi, distanti tra loro anche qualche chilometro.
Il pozzo Gal era collegato via rotaia alla cosiddetta laveria Brassey, del 1900, posta più a valle, costituita da un complesso di laverie (meccanica, magnetica) e da un impianto di flottazione dei minerali.
La laveria, un complesso imponente anche come rudere, era attrezzata per una prima grezza pulitura dei minerali di piombo e zinco attraverso la separazione delle scorie di materiale a cui erano aggregati.
Dalla laveria una decauville (ferrovia a scartamento ridotto), ora divelta, portava alla spiaggia di Piscinas (7 km da Ingurtosu) e da qui il minerale caricato su imbarcazioni (a vela) raggiungeva Carloforte e, ancora una volta caricato sulle navi, il continente.
La strada che oggi porta al mare passa dove un tempo c'era la ferrovia costeggiando dapprima un distesa di detriti di lavorazione e infine le spettacolari dune di sabbia.
Quest'area piena di testimonianze del lavoro dell'uomo e di una natura stupenda è stata individuata alcuni mesi fa come area adatta per lo stoccaggio di scorie radioattive nazionali da parte dell'apposito commissario governativo (che godrebbe di potere prevalente sulle amministrazioni locali). Non occorre essere degli ambientalisti per capire che in quel caso il suo destino sarebbe quello di diventare un deserto. Per fortuna la reazione delle popolazioni interessate ha fatto rientrare la cosa. Per ora.

il minerale all'imbarco la spiaggia di Ingurtosu, oggi



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  3 gennaio 2004