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Il Colosseo e l'imperial Villa di Monza
Il privato e il pubblico, fare e malaffare
Giacomo Correale Santacroce


Della Valle e Mariani

Alcuni giorni fa abbiamo appreso dalla stampa che la gara per il restauro del Colosseo è andata in porto. L'imprenditore Diego Della Valle (marchio Tod's) finanzierà l'operazione con 25 milioni di euro.
“Come contropartita, Della Valle potrà promuovere e pubblicizzare a livello nazionale e internazionale i restauri, potrà usare la dizione 'sponsor unico per i lavori di restauro del Colosseo' in accoppiata ai propri marchi e potrà usare il materiale e la documentazione dei lavori sia all'interno dei propri spazi sia nel sito Internet” (Il Sole 24 Ore, 22 gennaio 2011).
I pannelli di sponsorizzazione non potranno eccedere i due metri dal basamento. “Non metterò una scarpa Tod's sul Colosseo”, ha assicurato l'imprenditore.
Durante i restauri il Colosseo resterà aperto alle visite dei turisti.
I lavori verranno condotti in attuazione dei progetti predisposti dalla Sovrintendenza ai Beni Culturali di Roma.
Mi sembra che questa notizia debba indurre a riflettere sull'argomento della collaborazione tra pubblico e privato, con riguardo al restauro e valorizzazione culturale (con le relative ricadute economiche) dei monumenti.
In particolare, l'evento rinverdisce la pianta un po' rinsecchita della grande tradizione mecenatesca delle migliori imprese. Viene subito in mente il giro del mondo dei cavalli di Piazza S. Marco a Venezia, sponsorizzata dalla Olivetti. Ma anche, per quanto riguarda Monza, il restauro e l'ampliamento del Museo del Duomo realizzato grazie alla munificenza della Fondazione Gaiani.
Della Valle si è detto certo che altre imprese sono pronte a seguire il suo esempio.

E veniamo a noi: i progetti per il restauro e la valorizzazione culturale e paesaggistica della Imperial Regia Villa e Parco di Monza ci sono (progetto Carbonara per la Villa, disegno di legge regionale per il Parco), capaci di generare ingenti ricadute economiche per il territorio, i cittadini, le imprese.
Le opportunità per interventi mecenateschi da parte di imprese lungimiranti sono straordinarie. Ma ovviamente, questi interventi andrebbero inquadrati in una visione di più ampio respiro economico.
A questo scopo, io ho fatto delle stime: le spese di gestione (non di investimento) della Reggia di Venaria Reale si aggirano sui 10-15 milioni annui. Supponiamo che la stessa somma sia necessaria per gestire, a regime, una Imperial Regia Villa e Parco di Monza riportata, come si suol dire, all'antico splendore. Se la compagine dei soci fondatori fosse estesa dai quattro proprietari (Comuni di Monza e di Milano, Regione Lombardia, Ministero dei Beni Culturali) alla Provincia di Monza e Brianza, Alla Camera di Commercio di Monza e Brianza, e alla Cariplo, se i costi fossero divisi in modo paritario tra i sette soci, e se gli introiti per le visite e la partecipazione agli eventi culturali fossero dell'ordine della metà dei costi complessivi, l'onere per ciascuno dei soci sarebbe di appena un milione di euro all'anno, una frazione trascurabile dei rispettivi bilanci.
Data la forza economica del Consorzio, composto da alcune tra le istituzioni più ricche d'Italia, l'acquisizione di risorse per investimenti adeguati per il restauro e la valorizzazione culturale del monumento (con le ovvie ricadute economiche dirette e per il capitale sociale) non presenterebbero nessun problema. Peraltro ogni consorziato, così come altre istituzioni o privati mecenati, potrebbe contribuire con proprie leggi e delibere all'incremento del Fondo Consortile (art 3, dello Statuto).
Secondo il Progetto Carbonara, il Consorzio dovrebbe avere a regime un personale di circa 30 persone altamente qualificate e preposte alle diverse funzioni del monumento.
I compiti di questo staff sarebbero prevalentemente direttivi, progettuali e di controllo. Gran parte degi interventi operativi verrebbero affidati a privati, con incarichi specifici, attraverso gare trasparenti.
La collaborazione tra pubblico e privato sarebbe attuata nel migliore dei modi, con vantaggio per tutti.
Semplice, no?
Ma troppo semplice e trasparente per la pseudocultura del fare, che degenera facilmente nell'affarismo, nell'arraffare, quando non nel malaffare.

Giacomo Correale Santacroce


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  9 febbraio 2011