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Teodolinda, la Regina di Monza


Teodolinda, la Regina di Monza

La Regina Teodolinda può essere ritenuta il personaggio storico che ha lanciato Monza nella politica mondiale del tempo, intendendo impropriamente per mondiale il nostro mondo, quello dell'impero d'occidente e d'oriente, frutti dell'impero romano, l'uno sgretolato non molto prima dell'avvento della regina e l'altro che sarebbe continuato ancora per molti secoli tra alterne vicende. Ha lasciato un buon ricordo.
La cartolina ritrae parte di questa “Storia di Teodolinda”. La Regina è ritratta, nella interpretazione e costumi del '400, seduta in trono e circondata dalla sua corte.
Il suo nome significa: “Benefica verso il popolo” e sembra che lo fu, tanto che per molto tempo molte cose e opere in Brianza si attribuivano alla Regina, come ad esempio la strada lungo il lago di Como, la Regina appunto.
La Regina Teodolina  era figlia del Garibald Re di Baviera. Come giunse in Italia e a Monza?
Paolo Diacono (Paolo di Warnefrido) lo storico Longobardo di cui per altre cartoline ho riportato notizie, vissuto poi e che scrisse la sua Historia Langobardorum alla fine del 700 per Carlo Magno. Egli ci  racconta questo affascinante particolare del primo incontro tra il re longobardo e la figlia del re bavaro . Paolo Diacono era estimatore di Teodolinda ma non così Fredegario che nelle sue cronache ne scrive male, di lei e del figlio. In generale viene descritta come molto bella.
Così questa ragazzina iniziò un profondo legame con Monza e l'Italia, con Roma e la religione cattolica. Infatti si può dire che rappresentò (pur tricapitolina) in quel periodo la cerniera tra i Longobardi “ariani” e il Papa. Le lettere ed i prestigiosi doni che Papa Gregorio mandò a Teodolinda testimoniano di questo intenso rapporto e riconoscimento. Lei Regina tra i duchi longobardi, fieri delle proprie tradizioni e distinzioni dalla chiesa romana, fece battezzare il figlio  Adaloaldo a Monza nella basilica nel 602 o 603 e la figlia Gundeberga (poi anch'essa regina), fondò la basilica di Monza (si dice nel 595 circa) che rappresentò questo particolare legame anche nella attribuzione a San Giovanni di protettore dei Longobardi. La stessa cosa fece la figlia a Pavia dove, forse proprio per la distinzione dei simboli religiosi, il re suo marito e fedele ariano aveva fatto trasferire la capitale.
Dice Paolo Diacono : “ Per hanc quoque reginam multum utilitatis Dei ecclesia consecuta est. Nam pene omnes ecclesiarum substantias Longobardi, cum adhuc gentilitatis errore tenerentur, invaserunt. Ma spinto dalle salutari suppliche di lei il re si convertì alla fede cattolica ed elargì anche molti possessi alla Chiesa di Cristo e riportò all'onore della consueta dignità i vescovi che si trovavano in una condizione di avvilimento e di umiliazione.”

Teodolinda, la Regina di Monza  I figli di Teodolinda

Fu moglie di due Re longobardi, e per ambedue la Storia ci narra particolari che ebbero per secoli presa sull'immaginario collettivo. Abbiamo visto come fu scelta da re Autari. E ricordiamo come lei, rimasta vedova, con un figlio e in realtà con grande attenzione politica, scelse il nuovo marito Agilulfo  baciandolo sulla bocca davanti al popolo ed ai dignitari. Alla morte di questo governò come reggente in nome del figlio e in attesa della sua matura età.
Il legame profondo tra Teodolinda e Monza durò molti secoli tanto che ella è ritratta nella medioevale lunetta di ingresso del Duomo e la sua Cappella è decorata dal ciclo degli affreschi dei grandi Zavattari della prima metà del '400, in periodo Visconteo.
Come già ho ricordato per altre cartoline la vita di questa grande regina è stata al centro di molte memorie storiche, anche fantastiche, la sua bellezza d'oltralpe colpiva la fantasia di molti, per il colore dei capelli, degli occhi e della carnagione. Colpiva il suo comportamento di donna amica del Papa di Roma che regnava sui duri e talvolta feroci Duchi longobardi che nel Papa non vedevano certo un amico. Pure le veniva riconosciuta capacità ed amore, lei bavara, per questo suo nuovo popolo. Anche le tristi vicende dell'assassinio del fratello Gundoaldo, che alcuni le attribuiscono, l'amore per il figlio a cui voleva a tutti i costi trasmettere il potere, ha suscitato  memorie e storie popolari. La regina morì nel 627 o 628 mentre il suo “disegno” di integrare i Longobardi nel cattolicesimo sembrava fallire. Suo figlio, giovane e ricordato come debole, cacciato dal cognato Adaolardo, morirà presto anche lui, si dice forse avvelenato. La figlia Gudemberga, moglie del nuovo re sarà da questi reclusa, fu poi anche moglie del sanguinario Rotari e dallo stesso ripudiata e relegata in convento.
Terminava così il disegno di Teodolinda di fondare uno stabile e continuativo potere reale per la sua famiglia ma non certo la sua memoria. 

La Cappella

Teodolinda volle la Basilica di Monza come segno del passaggio dall'arianesimo al cattolicesimo romano, come simbolo dello stesso popolo longobardo con la protezione di San Giovanni. Forse in questo rapporto con Gregorio Magno e con il cattolicesimo sentiva la necessità di trovare una strada per rendere stabile, integrato  e riconosciuto il regno dei Longobardi che era preda dei frammentati poteri delle fazioni e dei singoli Duchi. Le sue paure e il suoi sogno doveva poi terminare meno di due secoli dopo con l'emergere della capacità politica dei Franchi e in particolare di Carlo Magno, nel rifondare l'Impero d'occidente. 

Il tesoro del Duomo

Il Duomo di Monza, questo grande monumento non solo di architettura, non solo ed ovviamente di religione, ma anche di storia testimonia in più punti il riconoscimento a questa grande regina, con la Cappella e ciclo degli Zavattari, con il sarcofago dove la Regina fu posta a seguito della ricostruzione del '300,  nella statua in trono con il modello del Duomo tra le mani,  in un loculo del portico, nella bellissima lunetta di ingresso alla Basilica, nel Museo dove ancora vi sono i suoi doni al tesoro ed anche oggetti personali. Paolo Diacono ricorda che nel suo palazzo che fece costruire a Monza,  “..in quo aliquit et de Longobardorum gestis dipingi fecit ….In queste pitture si vede chiaramente come a quel tempo i Longobardi usavano tagliarsi i capelli  e quali erano i loro vestiti e l'abbigliamento. E cioè si radevano il collo fino alla nuca, mentre davanti portavano i capelli lunghi , divisi con una riga alla metà della fronte fino all'altezza della bocca. I loro abiti erano lunghi e fatti soprat8utto di lino, come usano gli Anglosassoni, ornati con ampie balze di vario colore. Le loro calzature erano semiaperte fino alla estremità dell'alluce e strette da lacci di cuoio incrociati. In un secondo tempo poi cominciarono ad usare dei calzoni, sopra i quali, andando a cavallo, infilavano gambali di panno. Ma questo uso l'avevano ripreso dai Romani. “  Anche nel vestiario, oltre che nelle leggi, nel costume, nella concezione dello stato e della sua organizzazione, i Longobardi si sentivano e volevano essere diversi dai “Romani”, così come nella religione.

il Duomo dall'aereo (1974)

Con la cartolina del ciclo degli Zavattari (vedi Arengario), allego anche una cartolina di vista “Aerea” del Duomo, quando ancora la piazza era piena di macchine. Dal Timpano all' ingresso del Duomo, che già avevo proposto (dal libro di Sir Francis Oppenheimer tradotto da Augusto Merati), allego  il particolare della Regina Teodolinda  che offre a San Giovanni Battista la Corona del Ferro con la Croce inclinata e, altro particolare, i figli della Regina, Adaloaldo con lo “spielvoghel”, simbolo e giocattolo tra le mani, e Gundeberga con la ghirlanda verginale, che sarà anche lei sfortunata Regina dei Longobardi. Di cosa rappresenta la Colomba all'ingiù con l'ampolla, di fianco alla figlia della Regina, ne parliamo un'altra volta. Chissà! Allego anche una vecchia cartolina del Tesoro di Monza che contiene ancora cose di Teodolinda e di Gregorio Magno. Anche la cappella di Teodolinda merita una foto tratta dalla storia di Monza e della Brianza (ed. Il Polifilo).

Alfredo Viganò


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  10 dicembre 2006