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GIROVAGANDO PER MOSTRE
Riapre “Villa Gola” a Olgiate Molgora
Gola, Carpi, Morlotti in mostra fino al 22 giugno
di Mauro Reali


Emilio Gola - Il valloncello di Mondonico - 1897
Emilio Gola - Il valloncello di Mondonico - 1897

Cosa hanno in comune tre pittori di generazioni diverse come Emilio Gola (1851-1923), esponente della Scapigliatura lombarda e celebrato artista post-impressionista, Aldo Carpi (1886-1973), prestigioso esponente dell'Accademia di Brera, ed Ennio Morlotti (1910-1992), anello di congiunzione tra realismo ed informale? Sarebbe troppo facile rispondere che hanno in comune il fatto di essere stati tre protagonisti della nostra storia dell'arte moderna e contemporanea. Vi è infatti anche un “luogo” preciso che li accomuna, ed è il paese di Olgiate Molgora nella Brianza lecchese. Gola aveva qui la propria villa “Il Buttero”, oggi ancora di proprietà degli eredi, nonché il proprio studio; Carpi e Morlotti vi invece capitarono durante le tristi vicende della Seconda Guerra Mondiale, e il primo dei due vi venne addirittura arrestato prima di essere condotto a Mauthausen. Oggi “il Buttero” di Olgiate Molgora riapre alcune delle sue sale per ospitare una bella mostra Gola, Carpi, Morlotti, tre stagioni tra gli alberi (25 maggio-23 giugno 2003), curata da Anna Caterina Bellati (info, su mostra e catalogo: www.bellatieditore.com) . Negli ambienti domestici cari al grande Gola, in un verdissimo contesto collinare, possiamo dunque ammirare – tra gli altri - alcuni tra i bellissimi quadri che egli dedicò ai famosi “valloncelli” della Molgora a Mondonico, proprio ad Olgiate; ma anche un suo ottimo Lungo il Naviglio, o un paio di belle vedute marine.

Aldo Carpi - Il deportato - 1951 Ennio Morlotti - Paesaggio dell'Adda - 1957
Aldo Carpi - Il deportato - 1951
Ennio Morlotti - Paesaggio dell'Adda - 1957

Sognanti e nel contempo inquietanti sono i quadri di Aldo Carpi, con una tensione verso il surrealismo che – ad esempio – ben si vede nella Partenza per Parigi del 1932. E Morlotti? La matericità dei suoi paesaggi (specialmente dell'Adda e di Imbersago) è la cifra stilistica più rilevante della sua pittura; pittura a me carissima, tanto che non trovo davvero azzardato il paragone – che talora qualcuno fa – tra l'artista lecchese e il grande Cezanne, suo conclamato modello. Insomma, a pochi chilometri da Monza, un'esposizione che consiglio davvero di non perdere. Certo, nella casa dei Gola – casa, davvero casa – l'illuminazione e la disposizione dei quadri non sono quelle di un museo: ciò che si perde, però, in fruibilità lo si guadagna con la suggestione della “sacralità” del luogo.

Mauro Reali


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  8 giugno 2003